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Difetti di pronuncia
Alcuni bambini già al compimento del terzo anno di età parlano in maniera corretta, mentre altri più grandi, o addirittura adulti, presentano difficoltà e difetti di pronuncia. Queste problematiche riguardanti l’articolazione dei fonemi prendono il nome di dislalie e possono avere un’origine organica o disfunzionale.
Cause dei difetti di pronuncia
A seconda della causa del disturbo, le dislalie si distinguono in:
- Dislalie audiogene: dovute a malattie che impediscono una corretta percezione dei suoni da parte del bambino, e di conseguenza un’errata pronuncia dei vari fonemi. Le cause principali di questo tipo di dislalie sono la sordità e le otiti ricorrenti nei primi anni di vita;
- Dislalie organiche: sono causate da malformazioni o lesioni a livello di uno o più settori del sistema articolatorio. Si originano per problematiche come palatoschisi, insufficienza velare, malformazioni delle arcate dentarie, alterazione del morso dentale, palato ogivale, frenulo linguale corto, macroglossia, ipertrofia delle adenoidi, riniti ricorrenti/persistenti (le quali obbligano il bambino alla respirazione orale determinando così dislalie per i fonemi che vengono articolati grazie all’elevazione della parte anteriore della lingua).
- Dislalie funzionali: l’errata pronuncia è causata da una cattiva impostazione di uno o più settori dell’apparato fonatorio; in questo caso potrebbero essere sufficienti pochi esercizi di ginnastica articolatoria della specifica parte interessata per realizzare una correzione pronuncia. Spesso la causa funzionale è la più rappresentata nella popolazione e comporta così un’alterazione nell’apprendimento dei suoni del linguaggio, o fonemi.
Per avere un riferimento temporale è possibile indicare delle tappe indicative dell’evoluzione fisiologica dei fonemi, anche se è opportuno ricordare che esiste una notevole variabilità individuale.
In linea generale:
- Tra i 24 e i 30 mesi, nell’inventario fonetico del bambino sono presenti i suoni p-b, t-d, k-g, m, n, l;
- Tra i 30 e i 48 mesi, compaiono s, sci, f-v, ci-gi, z;
- Tra i 48 e i 60 mesi, compaiono r, gn, gli e i gruppi consonantici sp, st, sk;
- Tra i 60 e i 72 mesi, compaiono anche i gruppi consonantici complessi;
- Oltre i 72 mesi, il bambino sa produrre parole complesse con più di quattro sillabe.
È bene precisare che ogni fonema possiede delle caratteristiche ben determinate che lo denotano in maniera inconfondibile, queste sono:
- il luogo di articolazione,
- il modo di articolazione,
- la presenza o l’assenza di vibrazione delle corde vocali.
Il bambino riesce a sviluppare la capacità articolatoria dei questi fonemi grazie alle sue capacità percettive e quelle prassico-motorie.
Le dislalie
Inoltre, in funzione della zona in cui è riscontrabile l’errata impostazione, si distinguono dislalie:
- Labiali: i fonemi interessati sono quelli che vengono articolati grazie a un contatto bilabiale;
- Dentali: i fonemi interessati vengono articolati appoggiandosi sui denti (labio-dentali, linguo-dentali, linguo-alveolari);
- Linguali: i fonemi interessati sono quelli che vengono articolati con l’intervento della lingua;
- Palatali: i fonemi interessati sono quelli la cui articolazione coinvolge il contatto con il palato.
Tra le dislalie più frequenti, in funzione allo specifico fonema alterato si riconosce sicuramente il sigmatismo, di cui esistono varie forme (interdentale, laterale, nasale), che consiste nell’alterazione dei fonemi “s, z, sc”, e il rotacismo, che consiste in un’alterazione del suono “r”.
Tuttavia è importante considerare che tra i tre e i quattro anni le dislalie possono essere considerate fisiologiche, dato che i bambini di questa età non hanno ancora raggiunto una completa maturazione ed un’adeguata capacità di controllare tutti i movimenti necessari per una corretta emissione dei vari suoni. Se invece queste problematiche articolatorie dovessero protrarsi oltre l’età scolare allora non è più possibile parlare di contesto fisiologico.
La cura per correggere i difetti di pronuncia
In seguito ad una valutazione logopedica e alla redazione dell’inventario fonetico è possibile inquadrare la difficoltà riscontrata dal paziente e proporre in funzione di ciò un trattamento riabilitativo personalizzato che includerà due momenti:
- Una ginnastica articolatoria, ovvero un potenziamento delle strutture fono-articolatorie della bocca coinvolte quindi nella fonazione;
- L’impostazione articolatoria, cioè di produzione dello specifico suono o dei suoni alterati.
Durante questa fase della terapia logopedica solitamente non viene richiesto al bambino di eseguire esercizi per tempi molto lunghi al fine di evitare che questo si annoi eccessivamente; quindi il logopedista cerca di proporre esercizi sotto forma di gioco, il più vari possibile.
Inoltre è sempre bene che il livello di difficoltà di questi esercizi richiesti sia adeguato, per non generare un’eccessiva frustrazione del bambino che potrebbe eventualmente anche decidere di non partecipare alla terapia per evitare situazioni di disagio.
In generale in un primo momento della terapia logopedica per la dislalia il bambino imparerà a distinguere i vari fonemi a livello percettivo, mentre in un secondo momento si passa alla pronuncia dei fonemi stessi adottando un determinato schema articolatorio grazie alla guida del logopedista, che ad esempio può fornire un feedback visivo (grazie ad uno specchio ad esempio) o tattile.
Infine l’ultima parte del trattamento logopedico per le dislalie consiste nel passaggio alla produzione di stringhe verbali a complessità crescente, e quindi a parole e successivamente a frasi, o anche scioglilingua.
Bibliografia
- “Correggere i difetti di pronuncia”, Perrotta E., Rustici P., Ed. Erickson
- "Nuovo manuale di logopedia", Adriana De Filippis Cippone