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“Mio figlio mangia pochissimo!” Cosa fare?

di Monica Balducci - 06.07.2016 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Le mamme hanno molte ansie riguardo la crescita dei figli, soprattutto per l'alimentazione. Cosa fare se il bambino non mangia? I consigli della dietista per affrontare la fase del rifiuto del cibo

Cosa fare se il bambino non mangia

Mio figlio mangia pochissimo!” Quante sono le mamme che hanno ripetuto almeno una volta questa frase? Quante mamme sono preoccupate che il loro bimbo non mangi abbastanza? Sicuramente questo è uno dei principali crucci delle madri di tutto il Mondo e di tutti i tempi, dunque come fare per risolvere il problema? Innanzitutto bisogna capire se il problema che percepiamo è reale. Le madri spesso hanno molte aspettative e altrettante ansie riguardo alla crescita dei loro figli, soprattutto riguardo all’alimentazione, che tendono ad ipercontrollare. Facciamo molta attenzione però, perché spesso è solo una nostra impressione e potremmo rischiare di portare invece il bambino verso un’iperalimentazione.

Ricordiamoci che l’obesità infantile è uno dei più grandi problemi dei nostri tempi. Dunque, cosa fare? Le situazioni possono essere 4:

  1. il bambino mangia in maniera adeguata e la nostra impressione era sbagliata
  2. il bambino mangia poco a causa di problemi fisici o patologie
  3. il bambino mangia poco per cause psico-emotive
  4. il bambino mangia poco a causa di una normale fase della crescita

Perciò, quando ci troviamo davanti ad un bambino che ci sembra stia mangiando troppo poco, la prima cosa da fare è rivolgersi al pediatra. Egli saprà dirci se la crescita è adeguata e quindi i nostri timori erano infondati (caso 1) o se invece ci sono dei problemi reali, fisici, che fanno sì che il bambino si alimenti poco (caso 2). Se invece la crescita non fosse adeguata, ma non viene rilevata alcuna patologia, il problema può essere di tipo psico-emotivo (caso 3), in questo caso occorre rivolgersi ad uno psicologo specializzato nell’affrontare queste situazioni.

C’è però un’altra possibilità, piuttosto frequente: il bambino si trova semplicemente in una fase delicata della crescita, in cui il rifiuto del cibo è assolutamente normale.

Esistono due fasi di questo genere: lo svezzamento (6-9 mesi) ed il passaggio verso l’alimentazione autonoma (tra il secondo e il terzo anno). In questo caso basterà dare un’occhiata ai consigli qui di seguito!

  • Rispettare i tempi del bambino

Lo svezzamento è un processo molto complicato per il bambino, che incontra sapori, odori, consistenze ed un modo di alimentarsi completamente nuovi per lui, quindi bisogna essere pazienti e rispettare i suoi tempi, senza mettergli fretta.

  • Permettergli di fare conoscenza con il cibo

Per lo stesso motivo descritto sopra, è bene che il bambino scopra ciò che sta nel piatto, lo tocchi, lo metta in bocca da solo. Prima di mettere in bocca un oggetto il bambino lo analizza per bene e la stessa cosa vale per il cibo; “pastrocchiare” è l’unico modo che ha per poterlo conoscere. Perciò presentiamogli un piccolo piattino di pappa e lasciamo che se lo gestisca come vuole, senza imboccarlo sempre. Anche qui bisogna armarsi di una super pazienza per ripulire poi tutto ciò che ribalterà ovunque!

  • Mangiare tutti insieme

E’ molto importante che fin dallo svezzamento il bimbo venga messo a tavola con i suoi familiari e condivida con loro il momento del pasto, ricordiamoci inoltre che il bambino segue quello che fanno gli altri, perciò occorre essere i primi a dargli il buon esempio!

  • Modificare il piatto

E’ normale che certi alimenti non siano di suo gusto, ed è importante rispettarlo e non forzarlo a mangiarli. Piuttosto, riproporli dopo qualche tempo con le opportune modifiche. Per esempio si può proporre una cottura diversa, una qualità diversa dello stesso alimento o una forma diversa (es. polpette di pesce, verdura tagliata con delle formine, frutta in macedonia…).

Oppure si può abbinare l’alimento non gradito con uno che invece al bimbo piace. Attenzione però: non aggiungere mai zucchero, miele, sale o salse per rendere il piatto più gustoso!!!

  • Non concedere sempre delle alternative

Se il bambino saprà di poter sempre avere una cosa che gradisce di più rispetto al piatto proposto, non proverà neanche ad assaggiarlo!

  • Lasciarlo mangiare in autonomia

Dai due anni circa il bambino diventerà capace di mangiare da solo e inizierà anche a voler essere indipendente, perciò questo processo non deve essere ostacolato, altrimenti il bambino tenterà di liberarsi dell’influenza del genitore attraverso atti di protesta quali il non mangiare.

  • Coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti 

Quando il bimbo è grande ed inizia a rifiutare selettivamente alcuni alimenti si può provare a farglieli conoscere meglio, per esempio coinvolgendolo nella preparazione di alcuni piatti, oppure facendogli piantare alcuni ortaggi nell’orto.

  • Farsi aiutare da amici e fratellini 

Tutti noi siamo più invogliati a fare una cosa se ce la propone qualcuno che sentiamo più “simile” a noi. Perciò anche il bambino potrebbe accettare di assaggiare un alimento nuovo perché glielo propone il fratellino più grande oppure l’amichetto.

  • Non forzare il bambino a mangiare

Ultimo, ma forse il più importante! I bambini, fin dalla nascita, possiedono il senso di fame/sazietà, perciò sono assolutamente in grado di sapere quando è ora di mangiare e quando è ora di smettere. Spesso proponiamo loro piatti troppo abbondanti pretendendo che li finiscano e questo meccanismo va a danneggiare la loro percezione della fame. In questo modo arriveranno a dissociare l’atto del mangiare dalla necessità di sfamarsi, il che può portare all’insorgenza dell’obesità.

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