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Conseguenze di una madre problematica
Quanto una personalità materna problematica può contribuire a sviluppare delle difficoltà nei figli lasciando dei segni difficili da cancellare. La maternità, vissuta con gioie e dolori comporta un notevole cambiamento nella vita della donna, della coppia e della famiglia. Ma in alcune situazioni possono verificarsi dei veri e propri scompensi preesistenti alla gravidanza e che si riversano inevitabilmente sulla prole.
Ogni madre cerca di fare del proprio meglio per nutrire, educare e dare amore al proprio figlio ma è chiaro che in circostanze più complesse, quali quelle legate a vere e proprie psicopatologie, le risonanze sui figli e all’interno del contesto familiare sono piuttosto rilevanti.
Cosa si intende per madre problematica?
L’ambito delle psicopatologie è piuttosto ampio. Disturbi psicotici quali la schizofrenia, il delirio o i disturbi schizoaffettivo e schizofreniforme hanno delle sintomatologie piuttosto gravi ma possono essere tenute sotto controllo attraverso una cura farmacologica di tipo psicoattiva. Le sindromi depressive, le varie dipendenze tra cui quella da sostanze stupefacenti, il ritardo mentale coinvolgono i piccoli sia durante che dopo la gravidanza. Una madre “sufficientemente buona” è capace di rispondere alle esigenze del piccolo siano esse di natura nutritiva siano esse di natura affettiva.
In contesti in cui la madre stessa ha necessità di essere accudita, il discorso cambia e molto spesso ci troviamo dinanzi a donne che non sono grado di rispondere alle richieste del figlio durante la sua crescita in modo adeguato. Il complesso di madre negativa, di cui parla la Valdarenghi (2013) psicoterapeuta e psicoanalista, si riferisce a comportamenti materni che ledono la personalità dei figli e implicando delle sofferenze psichiche difficili da evitare e che penetrano a livello profondo in maniera durevole. Un istinto materno caratterizzato da ambivalenze e conflitti irrisolti dà vita a sentimenti e atteggiamenti quali frustrazione, rabbia, egoismo e paure.
La stessa autrice parla di diverse categorie di madri che differenzia in base alla tipologia di personalità: la madre totale, ‘nera’, svalutativa, vittima, isterica o donne che sviluppano sofferenze legate alla società attuale tra le quali differenzia la madre assente, ansiosa, violenta, abbandonica e competitiva.
Perché lascia segni indelebili ?
Le ‘ombre’ della sua personalità incidono sui figli lasciando dei vuoti affettivi: un’incapacità di vivere le relazioni in maniera sana e autonoma perché la sua presenza è sempre in agguato, una donna che ha rinunciato alla sua vita per ‘dedicarsi’ totalmente alla famiglia e per i figli è disposta a fare qualsiasi cosa, pretendendo tutto, una madre che non lascia posto al compagno e i cui figli sviluppano forme di dipendenza di qualsiasi tipo; una donna con umore nero, che non conosce entusiasmo, scontenta di tutto ma soprattutto di se stessa, delusa, che non incoraggia i successi dei figli contribuendo all’evolversi di una personalità incerta con gravi carenze di autostima; una donna che trasmette problematiche esistenziali, che responsabilizza precocemente i suoi figli con una conseguente interposizione dei ruoli familiari nei quali la madre viene accudita e il figlio diviene il genitore; una donna con umore instabile, che urla e grida e di cui i figli hanno terrore diffidando di se stessi ma soprattutto degli altri; una donna sempre in preda al panico, apprensiva che trasmette insicurezza, dubbi e incertezza nei figli che non si sentiranno mai all’altezza delle situazioni mettendo sempre in discussione tutto; una donna che vive i figli come proiezione narcisistica di sé e quindi come i migliori, i più eccellenti ma con tante debolezze.
I segni sono così tracciati e la personalità, che si struttura attraverso i modelli comportamentali e lo stile di attaccamento genitoriale, è compromessa. Molti dei tratti caratteriali della mamma apparterranno ai propri figli e pertanto quasi sicuramente svilupperanno le stesse sintomatologie.
Ma quanta fragilità nasconde tutto questo?
Sono in effetti aspetti di personalità che manifestano un vulnerabilità latente e che riguardano fortunatamente solo pochi casi rispetto alla maggioranza ma che comunque non vanno sottovalutati perché come l’autrice stessa sottolinea, molte delle problematiche sono una conseguenza del periodo sociale che si sta attraversando nel quale il desiderio di ‘possesso’ conduce all’aggressività, alla violenza e in casi limite all’omicidio.
Ma che fare?
La prevenzione è un aspetto fondamentale nella cura della persona e molto spesso non si è in grado di comprendere fino in fondo che tipo di disagio si sta vivendo e quanto tali esperienze vissute possano compromettere l’evoluzione di un’altrettanto personalità problematica, più acerba ma molto ricettiva. Per questo è fondamentale tutelare i bambini da eventuali sofferenze quando questo è possibile, non solo prendendo consapevolezza della propria condizione anche attraverso gli altri e intervenendo tramite un percorso che possa contribuire ad alleviare le proprie e le altrui sofferenze, ma anche chiedendo aiuto a chi può fornirlo, senza vergogna o timore di essere giudicati, insomma non lasciare mai niente di intentato!
L’essere genitore è una responsabilità, ma prima di tutto bisogna prendersi cura di sè per potersi dedicare in maniera più serena agli altri.
Bibliografia: M. Valcarenghi, 2011, Mamma non farmi male. Ombre della maternità, Bruno Mondadori Editore