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Come insegnare ai bambini il valore dell'amicizia a scuola e in casa

di Chiara Mancarella - 29.09.2020 Scrivici

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Come insegnare ai bambini il valore dell'amicizia: come trasmettere l'importanza dell'amicia per i bambini. Il parere della pedagogista

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Come insegnare ai bambini il valore dell'amicizia

Siamo nell'epoca degli amici virtuali, di richieste d'amicizia da parte di persone che conosciamo appena. Di questo sembriamo non esserne infastiditi, anzi per alcuni questa esigenza di legami tra lo schermo è fonte di accrescimento di autostima. Se però avere un numero esagerato di amici all'interno dei vari social possa in qualche senso gratificare, il guardarsi negli occhi e condividere esperienze concrete curando e stringendo legami importanti rimane la scelta migliore per la maggioranza delle persone. Insomma, avere amici è bello, ma meglio se reali.

Sin da piccoli siamo portati a creare delle relazioni. Si inizia nella famiglia e quando facciamo il nostro ingresso nella scuola maturiamo rapporti che in alcuni casi coltiviamo anche in età adulta.

L’amicizia: l’importanza di questo valore spiegato ai bambini

Il primo legame di amicizia, inteso come condivisione di eventi, esperienze, giochi, segreti, si crea tra fratelli e/o cugini. Questi sono, infatti, le prime persone con cui si interfacciano i bambini già dalla primissima età. Imparano a gioire o essere tristi per l'altro all'interno della famiglia e questo è sicuramente un primo passo di socializzazione infantile, da qui si andranno poi ad allargare i legami una volta che il bambino o la bambina faranno il loro ingresso nell'ambiente scolastico.

Il ruolo che hanno in questo aspetto genitori e insegnanti è di chiedere ai bambini cos'è l'amicizia per loro e da qui partire per spiegare che abbiamo a che fare con uno dei valori principali per vivere in sintonia con l'altro in maniera serena e gratificante.

Essere amici sappiamo bene significa fiducia, scambio, accogliere l'altro nella sua unicità, dare e ricevere appoggio emotivo e in questo i bambini sono bravissimi.

La scelta dell'amico varia molto da bambino a bambino. Ci sono alcuni che avendo un carattere più spigliato fanno amicizia con la maggior parte dei compagni, o al parco non mostrano difficoltà ad interagire con bambini più piccoli o più grandi della loro età.

Altri, invece, prediligono avere accanto un piccolo gruppo di bambini simili per caratteristiche comportamentali. Non parliamo solo di timidezza, ma di una scelta, per così dire, sociale. Il fatto che preferiscano due o tre bambini con cui giocare può essere dettato dal desiderio di condividere quel momento solo con poche persone. Non è detto che sarà così per tutta la vita.

L'osservazione da parte degli insegnanti può essere utile, senza però creare falsi allarmismi o andare a ricercare per forza il problema che spesso esiste solo nella mente di alcuni adulti.

Il più delle volte i genitori notano quasi un certo fastidio se il proprio figlio o la propria figlia hanno un gruppo ristretto di amici, senza soffermarsi sull'importanza di quel legame profondo che, invece, li tiene uniti.

È bene precisare che i bambini sanno perfettamente cosa sia l'amicizia, anzi sono più bravi di noi adulti a gestire meglio e sinceramente questo legame che viene troncato per un malinteso, una mancanza o un "like" in meno. Eh sì, anche per questo!

L’amicizia passa dal gioco

In tenera età il centro dell'amicizia tra bambini è il gioco. In qualsiasi luogo che sia il parco, la scuola o una festa è facile notare gruppetti di bambini che creano amicizie mentre sono impegnati nello stesso gioco. Al di là dell'attività in sé è interessante notarli mentre si approcciano all'altro e pongono la classica domanda: "Vuoi essere mio amico?" se la risposta è affermativa viene successivamente chiesto: "Giochiamo insieme?"

Per i bambini sono due aspetti fondamentali: attraverso il gioco, infatti, creano relazioni, stringono amicizie e condividono interessi. È importante per gli adulti non forzare certi legami, l'amicizia deve nascere spontaneamente tra i bambini. L'errore che spesso commettono alcuni genitori è che siano attratti più dall'ambiente sociale di un bambino invece che dal suo essere, e spingano il figlio a fare amicizia con quel determinato bambino per poter entrare nelle grazie della famiglia.

Ad ognuno la sua amicizia

Un altro concetto interessante su cui riflettere potrebbe essere quello di saper distinguere l'amicizia dei figli da quella degli adulti. La loro amicizia non deve necessariamente creare un forte legame con i genitori dei loro amici. Per carità, può accadere che nascano delle belle amicizie tanto da organizzare anche delle vacanze tutti insieme, ma ciò non dev'essere un obbligo. È bene precisare che ognuno ha le sue amicizie e deve imparare a coltivarle. La rottura di uno dei due legami, infatti, inevitabilmente ferirebbe l'altro mettendo in imbarazzo certi comportamenti.

Quando l’amicizia si interrompe

Non sempre le cose vanno come vorremmo e a risentirne sono anche le relazioni che abbiamo creato. Per i bambini e gli adolescenti l'amicizia, abbiamo detto, rappresenta un punto di partenza fondamentale per la loro corretta crescita emotiva. Può accadere, però, che con l'età aumentino e cambino gli interessi e quell'amico che è stato salutato prima delle vacanze lo ritroviamo completamente cambiato, non solo nell'aspetto fisico.

È bene non far finta di niente, ma rispettando i tempi del figlio, bisognerebbe trovare il modo per riflettere su quanto accaduto evitando di attribuire colpe se non conosciamo come sono andati realmente i fatti. Ragionare insieme sul fatto che ogni tipo di relazione possa cambiare o finire; accogliere questa nuova situazione avendo cura di non essere invadenti, ma permettere al proprio figlio o alla propria figlia di vivere il momento.

Quando però da parte del gruppo si ha a che fare con il rifiuto nei confronti di un bambino o un ragazzo, l'escluso vive emozioni contrastanti: rabbia, tristezza, senso di abbandono sono tra le più comuni. In questi casi è importante essere vicino, aspettando che sia lui a fare il primo passo, a raccontare, evitando di prendere iniziative proprie come, ad esempio, contattare gli altri genitori.


In fondo, per avere un amico bisogna imparare a fare l'amico!

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