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La gestione della sconfitta nei bambini: i consigli dell'esperta

di Emmanuella Ameruoso - 28.06.2019 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Il mancato raggiungimento di un obiettivo è una situazione insolita per un bambino e le reazioni potrebbero essere negative. Come aiutarlo dunque a confrontarsi con la sconfitta?

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Come insegnare ai bambini ad accettare la sconfitta

Carla ha 8 anni ed è un’ottima nuotatrice infatti, nel corso di nuoto che frequenta presso la piscina di un centro sportivo, arriva sempre prima e il suo istruttore la premia settimanalmente con una medaglia. Lei vorrebbe praticare l’attività a livello agonistico e quindi si sta impegnando tanto.
Ieri però, nonostante il duro allenamento e tanto impegno, non ce l’ha fatta ed il riconoscimento è stato donato ad un altro bambino, suo avversario.

Così, una volta nello spogliatoio, ha avuto inizio il suo tormento: un pianto disperato ha accompagnato il suo lamento mentre reclamava la sua medaglia. Le sue urla disturbavano tutti e lei non riusciva proprio a smettere tant’è che la mamma aveva difficoltà a gestirla. Carla non trovava consolazione.

Impegnarsi in un’attività permette al bambino di comprendere il valore del suo percorso, la riuscita ha un sapore particolare e non passa sicuramente inosservato dinanzi agli altri.

Essere il primo, dà conferme in termini di autostima, consenso e ammirazione. Avere un voto alto, riuscire ad ottenere un risultato, conseguire una vittoria, rende in qualche modo potenti ma, allo stesso tempo, definisce un’immagine di sé grandiosa se il senso che si attribuisce alla vittoria non è realistico. Può succedere difatti di non riuscire ad ottenere i risultati sperati in una prestazione e quindi di fare i conti con la delusione.

Nel bambino, soprattutto se abituato ad avere sempre tutto e ad ottenere risposta ad ogni richiesta, tollerare una sconfitta diventa più difficile e, nel caso di Carla, la delusione è rapportata più al premio che alla performance stessa. È quindi facile associare la gratificazione materiale alla vittoria piuttosto che alla sensazione e all’emozione che ne derivano. La percezione della sconfitta è soverchiata dalla disperazione: il voler ottenere a tutti i costi quell’oggetto, e al contrario non riuscirci, diventa motivo di pianto.

L’idea di onnipotenza nasce in concomitanza alla relazione con i genitori e alle altre figure significative dell'esistenza del piccolo. Se soddisfatto e viziato in ogni suo appello cresce con la convinzione che tutto giri attorno a sé senza accorgersi delle altrui necessità e reclamando continuamente il suo egoistico diritto di appagare ogni desiderio, anche se futile.

La vincita ha necessità di essere, invece, autentica e ricercata. Il confronto con gli altri, se costruttivo, permette di migliorare quegli aspetti di sé che hanno esigenza di essere curati e arricchiti.

Quando diviene un’abitudine o una forma di collezionismo, non si percepisce più il senso del compiacimento e si trascura l’aspetto costruttivo che ne deriva. In questo, i genitori, ne sono complici.  

La frustrazione della sconfitta

Dinanzi ad un insuccesso la frustrazione che ne deriva, come mancata realizzazione di un desiderio o di un bisogno, porta sofferenza.
È proprio dal mancato senso di soddisfazione che emergono le emozioni di rabbia, di odio e di invidia poiché in esse la propria immagine perde di lucentezza e si opacizza. L’individuo smarrisce il senso di sé reale e la delusione, l’umiliazione prendono il sopravvento.

Può succedere anche che le emozioni assumano notevole intensità e la risposta comportamentale può esprimersi attraverso una reazione di aggressività, come pulsione auto ed etero distruttiva, con il fine ultimo di ottenere ciò che si desidera tramite la forza e la sopraffazione. Se non educata, tale emozione può condurre alla prepotenza, all’impulsività o all’inganno come metodo, quest’ultimo, più diretto per ottenere un beneficio in termini personali.

Ma come aiutare i bambini

I genitori hanno un ruolo fondamentale nell’educare i figli a gestire le frustrazioni poiché è grazie al loro intervento contenitivo che possono comprendere il senso di ciò che è accaduto.

Parole di rammarico permettono ai bambini di sentirsi compresi ed una volta tranquillizzati si può provare ad insegnare loro a meglio tollerare la frustrazione contenendo la rabbia e la delusione.

Spiegare che si può ottenere nuovamente la vittoria capendo dove si è sbagliato e impegnandosi per lavorare proprio sulla causa che ha portato alla sconfitta, che può naturalmente dipendere da diversi fattori: per esempio un errore nella tecnica di respirazione come nel caso del nuoto, oppure da condizioni emotive (stato di agitazione, nervosismo o stanchezza) e quindi ricercare proprio il confronto anche con chi in quella circostanza si è mostrato migliore.

Viversi la frustrazione e riuscire a tollerarla significa rendere la delusione un motivo di crescita senza lasciare troppo spazio e tempo alla disperazione. È in effetti importante non soddisfare tutte le richieste dei bambini poiché non comprenderebbero il reale senso del conseguimento dell’obiettivo attraverso le proprie sole forze o meglio, il valore della conquista attraverso il sacrificio e l’impegno.

Rendere un bambino autonomo nel fare le proprie scelte e nel riuscire da solo a contenere le proprie emozioni gli permette di affrontare le difficoltà della crescita con più serenità e tolleranza e a formarsi come un adulto realizzato e consapevole.

Paradossalmente la prima grande vittoria è imparare a perdere.
Saper accettare la sconfitta.
Riconoscere la bravura dell'altro e, di contro, i nostri limiti.
Quindi su di noi per migliorarci.
Sono pilastri su cui è basato il nostro percorso di crescita come persona.


A. M.

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