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Come insegnare ai bambini a non essere troppo rigidi
Perché ci si arrabbia quando le situazioni non si evolvono come si vorrebbe oppure quando qualcosa è completamente diverso da come ci si aspettava?
L’assolutismo indica una forma di potere dittatoriale ed esprime l’impossibilità di poter decidere diversamente da quanto è stato imposto. L’educazione dei bambini spesso impartita secondo regole genitoriali inflessibili porta loro ad essere troppo rigidi nei confronti della vita e, di conseguenza, ad avere difficoltà ad adeguarsi a situazioni nuove o impreviste.
Ed allora, come fare ad insegnare ai piccoli ad essere più flessibili ed elastici dinanzi a contesti diversi della loro crescita?
L’ “avarizia cognitiva”
Un’opera decisamente importante dal punto di vista dell’insegnamento umanistico è “Avere o essere” di Erich Fromm nella quale viene posta in evidenza la modalità esistenziale dell’avere, la cui spinta si basa su fattori biologici, e la modalità esistenziale dell’essere, nella quale c’è la necessità dell’individuo di superare il proprio isolamento presupposto della sopravvivenza umana. Ma chi decide sostanzialmente la predominanza di una piuttosto che dell’altra? Le norme sociali e in linea di massima l’educazione (N.d.A.).
Secondo lo psicoanalista l’uomo è paragonato ad un contenitore che non risulterà mai pieno e sarà difficile pertanto riempirlo. A tale affermazione si collega il concetto di avidità. Un comportamento appreso nel quale tutto viene etichettato attraverso l’aggettivo possessivo ‘mio’ e i pronomi ‘me’ e io’.
La libertà umana è limitata dal nostro Io, dai possessi e dalle opere; la libertà come condizione per la creatività comporta non avere legami che impediscono la propria autorealizzazione
E. Fromm
Questa frase rende l’idea. È per questo che sin dall’infanzia ciò che viene trasmesso dai genitori e recepito dai bambini diviene un modus essendi di una realtà decisamente appresa ma poco sentita. Ed è così che la rigidità di pensiero prende il sopravvento su aspetti della vita che avrebbero bisogno invece di essere vissuti restando flessibili alle sue variazioni.
L’avidità è una droga che soddisfa a livello cognitivo ma di cui non si è mai compiaciuti abbastanza poiché la ‘dose’ va sempre in crescendo. Ecco che molto spesso ‘trattenere’ piuttosto che ‘dare’ comporta delle rinunce sul piano interpersonale di difficile gestione.
La rigidità cognitiva intesa come una modalità di pensiero inflessibile e statico non permette un buon adattamento pertanto comporta un blocco nella formulazione di un comportamento che sia alternativo a quello solitamente utilizzato (“deve essere necessariamente in questo modo!”).
È chiaro che potersi adeguare a nuove eventualità offre più possibilità e, più occasioni, possono produrre maggiore soddisfazione rispetto alla singola.
Essere flessibili significa quindi avere un pensiero capace di adattarsi a nuove situazioni. Il nostro comportamento è infatti definito attraverso la modalità di pensiero, è pertanto da esso prodotto.
Riuscire a rendere flessibile la propria mente permette al soggetto di essere adattabile a circostanze impreviste e nuove. La capacità di problem solving, ossia di risoluzione dei problemi, ne beneficia in maniera evidente anche in contesti piuttosto complessi la cui ricerca di una migliore o opportuna strategia è la diretta consequenzialità.
La flessibilità cognitiva origina dal lobo frontale del cervello, una parte che richiede diverso tempo per maturare. È quindi in evoluzione sin dalla tenera età: un esempio classico è la richiesta da parte dei bambini della soddisfazione di un bisogno nella sua immediatezza (voglio il gelato –ora!-, ridammi il giocattolo –è mio!- ). In essa sono incluse le modalità di formulare una ipotesi, il pensiero astratto, le funzioni esecutive (per esempio la difficoltà del bambino di passare da un argomento all’altro perdendo, di contro, informazioni relative a ciò che viene esposto e non comprendere ciò che viene detto in classe).
Le conseguenze dal punto di vista psicologico
Se le circostanze non rispondono perfettamente alle rigide aspettative le conseguenze sul piano psicologico possono essere rilevanti.
Una difficoltà a tollerare i cambiamenti, le casualità, gli errori propri e altrui, non riuscendo a provare empatia ed osservare attraverso gli occhi dell’altro comporta inevitabilmente una sofferenza.
Dal punto di vista psicologico le conseguenze sul piano emotivo sono:
- depressione,
- ansia,
- intenzioni suicide,
- difficoltà a sentirsi soddisfatti e quindi ad essere felici
- deficit dell’attenzione
- disturbo ossessivo-compulsivo
- disturbi alimentari
- dipendenza.
Com’è possibile infatti riuscire ad essere felici se le cose sono completamente differenti da come le vorremmo?
Riuscire ad accettare un giocattolo piuttosto che un altro non è cosa semplice per un bambino; dover rinunciare ad una gita con gli amichetti perché il tempo non lo permette; sbagliare e non essere performante; non riuscire a seguire le lezioni con disinvoltura e restare indietro rispetto ai compagni; non riuscire a smettere di mangiare dolci; avere la necessità di mettere in atto dei rituali specifici; non riuscire a dormire nel proprio letto, sono alcuni degli esempi per i quali sia bambini che genitori mostrano difficoltà a gestire.
Cercare delle alternative, dare più possibilità, non far pesare un insuccesso o la difficoltà del bambino nel non riuscire in qualcosa (soprattutto in ambito scolastico), condividere i suoi giochi lo aiuta ad aprirsi agli altri e ad accettarli, permettersi di poter cambiare idea, osservare ciò che risulta essere un fallimento o un’aspettativa delusa come un’ulteriore opportunità per fare meglio.
Cura i pensieri diventeranno parole. Cura le tue parole, diventeranno le tue azioni. Cura le tue azioni, diventeranno abitudini. Cura le tue abitudini , diventeranno il tuo carattere e cura il tuo carattere perché diventerà il tuo destino. Diventiamo quello che pensiamo
Margaret Thatcher