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Come insegnare ai bambini ad allenare il pensiero?

di Monica De Chirico - 16.03.2017 Scrivici

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Fonte: Ufficio Stampa
Come aiutare i più piccoli ad allenare il pensiero e sviluppare il ragionamento? Risponde la Dott.ssa Enrica Birardi, tra le promotrici degli innovativi laboratori di "pratica filosofica" per bambini, nelle librerie laFeltrinelli di Roma

In questo articolo

Come insegnare ai bambini ad allenare il pensiero

Come insegnare ai bambini ad allenare la mente e sviluppare la capacità di fare e farsi domande? Lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Enrica Birardi, Consulente Filosofico, ideatrice con la Dott.ssa Claudia Spinosa del progetto "L'alfabeto di Sofia", un laboratorio filosofico dedicato ai bambini che ha preso vita nelle librerie laFeltrinelli di Roma (Largo Argentina e Marconi).

Perché è importante allenare i bambini a pensare, a porsi domande, a sviluppare la capacità di essere sensibili ?

Quando la filosofia nell’antica Grecia ha cominciato a occuparsi dell’uomo e della sua dimensione sociale, ha posto al centro concetti ancora oggi molto attuali. I laboratori di pratica filosofica, oggi, riprendono certi concetti e li sviluppano: perché ciascuno sia consapevole di ciò che pensa, che dice e che fa deve esercitare costantemente il suo pensiero. Questo significa allenarsi a ragionare, tradurre i pensieri in parole in modo logico e coerente, argomentare le affermazioni e dialogare con l’altro senza sopraffarlo. Questi laboratori sono rivolti, per questo, a qualsiasi persona di qualsiasi età.

I bambini, in quanto tali, sono terreno molto fertile per l’esercizio del pensiero: aiutarli a sviluppare il ragionamento e la capacità di farsi domande permette loro di sviluppare capacità emotive, riconoscerle, nominarle, sconfiggendo la paura di approfondire ciò che è sconosciuto, ossia ciò che si ha attorno e ciò che si sente dentro.

Se alleni un bambino ad argomentare il suo pensiero chiedendosi costantemente il perché, ad ascoltare il punto di vista del bambino che ha accanto, a “riconoscersi” in quello che dice l’altro, a confutare una tesi sostenendola con degli argomenti validi, a domandarsi cosa sente e come può definire la sua emozione, il bambino avrà a disposizione degli “strumenti” non tangibili ma utilizzabili ogni giorno. All’inizio risulta faticoso, poi col tempo la mente si abitua a ragionare e non può più farne a meno, come quando cominci un qualsiasi sport: prima fai tanta fatica, ma poi ci prendi gusto e non riesci a smettere.

Come invitarli a guardare il mondo da una prospettiva meno individualista ?

Imparando a esercitare la propria razionalità non si risolvono questioni particolari, ma si fa scoprire al bambino che la mente se stimolata può lavorare su qualsiasi cosa abbia davanti a sé. I laboratori di pratica filosofica non insegnano tecniche o soluzioni strutturate, ma si sviluppano con un approccio molto libero e questo i bambini lo sperimentano partecipando, non sentendosi braccati dal “devi far così, perchè…” ma scoprendo che possono arrivare a pensare su qualsiasi argomento proposto e trarre conclusioni che possono essere utili in classe, a casa, per strada.

Ci sono due livelli che sviluppiamo: da un lato il livello individuale dell’esercizio ad argomentare le risposte e a formarsi un’opinione sulle cose e dall’altro il livello intersoggettivo ossia lo scambio con il punto di vista degli altri bambini che partecipano. In questo modo si crea una forte commistione tra ciò che il bambino pensa e dice e ciò che gli altri pensano e dicono, dando vita a una dinamica di dialogo fertile e utile anche alle capacità relazionali dei bambini. Cerchiamo, inoltre, di stimolarli a tirar fuori il loro pensiero, affermando che non ci sono pensieri giusti e sbagliati, ma che per fare filosofia tutti i pensieri servono perché mescolandosi insieme creano il sapere, come direbbe Platone.

Qual è l'età più adatta per aspettarsi dai bambini lo sviluppo di un ragionamento argomentato?

Non c’è un’età più adatta. Il filosofo può fronteggiare il livello di argomentazione di ciascun’età, modulando il suo approccio. Basti pensare che esistono molti consulenti che si approcciano a bambini anche molto piccoli oppure ad adulti con disturbi cognitivi. Chi si occupa di pratica filosofica ha questo di interessante: modula le modalità in base alle persone con le quali lavora, ma parte dal presupposto che il ragionamento può essere sviluppato sempre a più livelli. Nel caso del progetto de L’alfabeto di Sofia, Claudia Spinosa ed io abbiamo scelto il range 8-12 anni per una preferenza professionale, perché avevamo intenzione di ragionare a un determinato livello e con determinate modalità.

Perché la scelta di questi tre argomenti per i laboratori di filosofia con i bambini?

L’alfabeto di Sofia è stato strutturato come un progetto da 3 laboratori. Solitamente la struttura di “tre laboratori” permette al bambino di fare un breve percorso vedendo l’evoluzione delle sue capacità di ragionamento e di comunicazione (in ogni caso, i bambini potevano anche partecipare a un solo laboratorio e allenare il loro pensiero in una singola occasione). I tre argomenti scelti fanno parte di una rete di concetti di base che abbiamo ritenuto idonei per cominciare questo percorso a La Feltrinelli.

  • Il primo aveva più una veste introduttiva, riguardava l’assunto base della filosofia ossia la capacità di meravigliarsi ponendosi le domande. Cominciare da questa è stato strategico per far sì che il bambino si sintonizzasse con le corde della filosofia.
  • Parlare poi di “amicizia” ha dato la possibilità ai bambini di parlare del loro rapporto con l’altro e cosa chiedono i bambini all’amicizia, cosa donano di loro stessi, cosa serve per definire qualcuno “un amico”; mentre con il “tempo”, hanno avuto modo di confrontarsi sul modo in ciascuno vive le tre dimensioni temporali e la differenza tra il tempo misurabile e quello delle emozioni.

Alla base di questi laboratori c’erano filosofi come Aristotele, Nietzsche, Bergson, ma non sono mai stati evocati, li hanno rimessi in vita i bambini con le loro risposte. Qualsiasi sia la tematica affrontata, gli espedienti usati sono alla portata di bambino, si lavora molto con le immagini, con le parole, con le definizioni e in questo progetto abbiamo anche utilizzato qualche favola del libro “La filosofia in sessantadue favole” del Prof. Bencivenga. Sono tutti espedienti “pretesto” per stimolare i bambini a tirar fuori i loro pensieri in modo coerente e ordinato, ma anche divertente.

Ci saranno altri laboratori simili in futuro ?

Abbiamo appena terminato questo ciclo di tre laboratori per bambini e in questo momento abbiamo l’obiettivo di sviluppare qualche laboratorio per adulti.

Claudia Spinosa ed io stiamo lavorando a un incontro per adulti a fine maggio che preveda l’esercizio del pensiero su un concetto filosofico molto importante come l’identità e sarà rivolto a chiunque voglia prenderne parte. In seguito vorremmo proporre dei laboratori anche per mamme e papà. Io faccio parte dell’Associazione di Consulenza Filosofica Aim Confil e la Presidente Marina Bonetti sviluppa ogni anno dei cicli di laboratori per mamme e papà a Verona. In sintonia con questo suo progetto, la nostra idea alla base è sviluppare in parallelo laboratori per bambini e genitori per generare possibilmente un’intesa razionale tra genitori e figli e migliorarne la capacità di relazione. Abbiamo la pagina facebook Lab Filosofia nella quale condividiamo e diffondiamo i nostri progetti.

3 buone ragione per invitare una mamma e un bambino a questi laboratori ?

Per rispondere a questa domanda utilizzerò i pensieri dei bambini. Il primo vantaggio ha le parole di Anita Sofia, che durante il secondo laboratorio “A come Amicizia” ha affermato che “l’azzurro è un colore che dà spazio, come il cielo”.

  • Questo è il primo aspetto positivo di questi laboratori: i bambini allenano la capacità di mescolare un’emozione o una sensazione vissuta (quello che Anita Sofia prova quando guarda il cielo) a una struttura concettuale definita. In questo modo le emozioni prendono un nome e una forma e dopo i laboratori saranno meglio riconoscibili emozioni impreviste e prima mai provate.
  • Il secondo vantaggio ha le parole di Guglielmo che nel terzo laboratorio ha affermato che “il presente è importante perché ci permette di sognare”. I bambini hanno una naturale predisposizione a farsi domande, ma grazie a questi laboratori “i perché” sono veicolati su argomenti che possono tornare utili nella loro vita di tutti i giorni. Farsi domande è la base per poter comprendere ciò che ci circonda e perché ci rapportiamo al mondo e agli altri in un certo modo, perché, per esempio, preferisco giocare adesso piuttosto che rimandare il gioco a domani e perché è importante fare i compiti ora piuttosto che farli domani, risposte non pragmatiche ma che indagano “il senso” del nostro modo di comportarci.
  • Infine, il terzo vantaggio lo ripesco dal primo laboratorio quando Emma ha dichiarato che “il pensiero non si può chiudere, non si può nascondere”. Ecco, tutti noi siamo in un costante rapporto con i nostri pensieri e per questo è importante che nello specifico i bambini abbiano uno spazio nel quale possano esprimere i loro pensieri in maniera libera e autentica. Anche per questo, all’inizio dei laboratori i bambini salutano le loro mamme che tornano solo alla fine. Un passo in alcuni casi rischioso perché alcuni bambini potrebbero non esser pronti a rimanere “soli” con i loro pensieri e con persone sconosciute, ma questo è un primo esercizio di autonomia e serve prima di tutto a loro: evitare condizionamenti di cui chiaramente loro non si rendono conto.

Inoltre, come ho già detto, non esistono tecniche che insegniamo, il nostro lavoro consiste nel stimolare i pensieri e facilitare gli interventi cercando di mediare tra concetti ed esperienze personali tenendo il filo dei pensieri dei bambini su dei cartelloni alle nostre spalle. In questo modo, dopo questo “allenamento” di un’ora a usare la testa potranno riconoscere da soli che bel viaggio hanno fatto tra i loro pensieri, costruendoli e arricchendoli grazie soltanto a loro stessi e agli altri bambini presenti.

Ma cosa ne pensa Mara Di Matteo, direttore della Feltrinelli di Roma Argentina?

Per saperne di più:

L’iniziativa a mio parere è molto interessante perché per questa materia non c’è ancora una produzione adeguata. In realtà le “domande filosofiche” toccano da vicino il bambino in ogni momento della sua giornata perché il bambino è curioso e si pone moltissimi interrogativi sulla realtà che lo circonda. Il modo e il metodo utilizzato per gli incontri sono fondamentali: le due ragazze usano dei cartelloni molto grandi sui quali scrivono in modo chiaro e accattivante le domande che vogliono porsi per l’occasione catturando l’attenzione del bambino. In questo modo stimolano le risposte e aprono a conversazioni naturali e coinvolgenti. Il fatto poi che si debba prenotare la partecipazione aggiunge valore all’incontro, crea un impegno da parte della famiglia e del bambino e crea il giusto numero affinché si possa instaurare il giusto dialogo.

Progetto ideato e attivato da: Enrica Birardi, laureata in Scienze Filosofiche all'Università di Bari e diplomata al Master di II livello in Consulenza Filosofica all'Università Ca’ Foscari di Venezia, ha progettato e condotto laboratori filosofici per la scuola, laboratori di didattica museale e caffè filosofici per adulti. È membro del consiglio direttivo dell’Associazione italiana master di consulenza filosofica.

Attualmente lavora come Consulente in Gestione delle Risorse Umane in una società di consulenza HR a Roma e Milano.

Claudia Spinosa, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università di Napoli Federico II. Diplomata al master in Osservazione Psicoanalitica infantile presso l'istituto Martha Harris di Firenze. Ha condotto gruppi di lavoro per bambini con un focus sul disegno e le fiabe e su come esprimere le emozioni suscitate dalle fiabe stesse. Attualmente è Partner di una società di consulenza Human Resources a Roma e Milano.

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