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I consigli per farsi obbedire dai figli

di Francesca Capriati - 20.09.2019 Scrivici

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Qualche strategia per farsi obbedire dai bambini quando dicono sempre no!

In questo articolo

Come farsi obbedire dai bambini

Sappiamo bene che i bambini sono restii a dire sì, ad assecondare le nostre richieste. La nostra vita da genitore si snoda in una lunga serie di “un attimo”, “solo questo”, “ancora un po'” e nella fase dei terribili due anni si convive con infiniti “No”. Possiamo convincere i bambini ad obbedirci e ad assecondare le nostre (legittime) richieste di mettere in ordine la stanza, infilarsi il giubbotto perché bisogna uscire, sedersi a tavola per la cena?

Ecco qualche consiglio di vita pratica per ottenere rispetto e anche per farsi ubbidire:

  • Giocare d'anticipo

Il bambino gioca tranquillamente in camera con le sue costruzioni ma la pasta è in cottura e presto ci si dovrà sedere a tavola. Meglio dare un tempo: “tra 10 minuti devi venire a tavola, comincia a finire ciò che stai facendo”. Il bambino avrà il tempo per elaborare la cosa e magari (ma solo forse) mollerà le sue attività quando lo chiamerete per venire a mangiare

  • Bando alle emozioni

I bambini possono essere snervanti. Fanno assurdi ed imbarazzanti capricci in pubblico e in situazioni davvero uniche. Mai perdere la calma perché se ci vedono urlare o fare piazzate loro faranno lo stesso, e sono bravissimi a fare ben peggio di noi!

  • Prenderla con filosofia

I genitori dicono no e i bambini fanno i bambini. Ognuno gioca la sua parte e i genitori non devono aver paura di vietare qualcosa o di dire no. Armiamoci di pazienza e autorevolezza e prepariamoci ad affrontare una lunga serie di piccoli bracci di ferro quotidiani

  • Non si discute

Sembra essere una frase fin troppo autoritaria, ma in realtà va applicata ogni volta che si rischia di dover discutere all'infinito su cose inutili. Se è arrivato il momento di uscire o di cenare che senso avrebbe imbastire una discussione infinita e del tutto controproducente? Date il vostro ordine e uscite dal campo visivo del bambino, evitate di mettervi a battibeccare

  • Siate educati

Essere autorevoli e decisi non vuol dire cedere alla maleducazione. Almeno all'inizio chiedete sempre gentilmente e con educazione di fare ciò che bisogna fare

  • Usate l'ironia

Con i bambini più grandi l'ironia può essere un efficace strumento di comunicazione. Il bambino si rifiuta di sistemare la cameretta? Buttatela sull'umorismo “Ma come non sai che l'ultima moda dei personaggi della tv è quella di avere una camera super pulita?”

  • Siate sinceri

A volte possiamo cedere alla tentazione di dire che faremo una certa cosa o promettere cose che sappiamo che non potremo mantenere. I bambini sono ottimisti, cristallini, si fidano di ciò che gli diciamo e se poi non manteniamo le promesse non lo dimenticheranno e alla fine perderemo di autorevolezza ai loro occhi. Meglio un no secco, una breve spiegazione sul perché una certa cosa non si può fare ed affrontare il piccolo capriccio del momento piuttosto che dire un finto sì che rischieremo di dover pagare caro.

Come farsi obbedire a scuola

La linguista Jessica Cancila ci fà un esempio pratico di come riuscire a farsi ascoltare e obbedire dai bambini in classe.

Un'amica sta facendo la tesi per diventare maestra di scuola elementare. Ha scelto di fare una tesi sperimentale e quindi ogni mattina entra in classe con un piccolo registratore e si siede tra i banchi, in mezzo ai bambini e alle bambine di una prima elementare. La sua prima trascrizione inizia così:

Maestra: Bambini, volete fare silenzio?

A questa richiesta della maestra, i bambini e le bambine non rispondono nemmeno e continuano a parlare tra loro. La maestra ci prova ancora:

Maestra: Facciamo silenzio?

Ma in classe, continua il chiacchiericcio. Un bambino si avvicina alla cattedra per chiedere qualcosa alla maestra, una bambina va da una compagna in fondo all'aula, un'altra si alza per prendere qualcosa nello zaino.

La maestra sta perdendo la pazienza, si sente dal tono:

Maestra: Bambini, adesso basta! Al mio tre, stiamo tutti zitti, d'accordo!?

Tutta la classe: Siiiiiii

E' molto complessa la dinamica di questo evento, se vogliamo esaminarla dal punto di vista delle azioni che la maestra compie con le sue frasi: sta facendo delle domande o sta dando degli ordini? I bambini e le bambine sono piuttosto confusi. A quest'età, infatti, non è per tutti facile capire che un'ordine può essere espresso sotto forma di domanda.

Guardiamo la cosa dal punto di vista della maestra: perchè si affanna tanto e non usa semplicemente una forma chiara, un ordine esplicito? I suoi tentativi ci dicono che preferisce riuscire a coinvolgere la classe e farsi ascoltare senza usare forme autoritarie: un ordine, infatti, sarebbe stato sicuramente più efficace, un ordine chiaro avrebbe probabilmente raggiunto prima lo scopo, ma avrebbe anche implicitamente detto agli alunni: “Qui c'è qualcuno che comanda e quel qualcuno sono io.” Un messaggio che questa maestra non vuole mandare - e per fortuna, aggiungo!

La maestra prova quindi con delle frasi meno dirette: sono sempre ordini, certo, però non ne hanno l'aspetto, sono meno dirette e mandano un messaggio più collaborativo, come lo è una domanda appunto. Però c'è un problema: gli studi dicono che serve molto tempo per imparare gli usi indiretti della lingua e infatti, nel nostro esempio, gli alunni reagiscono senza preoccuparsi troppo della domanda dell'insegnante, la ignorano perfino e non rispondono. Qualcuno suggerisce di evitare gli usi di questo tipo, ma senza uno stimolo, potremmo impedirne l'apprendimento. Come si può fare allora? La maestra ci suggerisce un bellissimo modo per stabilire le regole con autorevolezza, ma senza essere autoritari: quello del gioco. Si può stabile con i bambini una breve conta: Al mio tre....

Oppure si possono invenare dei giochi magici, come fanno le tate che ci leggono i libri in biblioteca: “Ecco le campanelle che portano il silenzio... al loro suono, staremo tutti zitti, le luci si abbasseranno e cominceremo una nuova avventura.

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