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Il bambino è sempre triste, cosa fare? Ce lo spiega la psicologa

di Emmanuella Ameruoso - 30.10.2018 Scrivici

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Cosa fare se il bambino è sempre triste? Quali sono le cause e come capire se si tratta di depressione

In questo articolo

Il bambino è sempre triste cosa fare?

I bambini vivono le emozioni allo stato puro: la gioia, la tristezza, la rabbia, la sorpresa sono tutte presenti e pertanto si può comprendere quando un bambino vive costantemente lo stato di tristezza. Ma cosa fare se il bambino è sempre triste?

Come capire se si tratta di depressione?

È fondamentale porre un distinzione tra uno stato di sofferenza clinica e una posizione depressiva.

La condizione di sofferenza clinica può essere successiva ad una separazione/perdita. In tal senso la teoria di Bowlby, conosciutissimo psicologo e psicoanalista britannico, delinea tre stadi emotivi ben distinti come conseguenza di un lutto (separazione dalla figura materna): protesta, disperazione, distacco.

  1. Nel primo il bambino è inconsolabile, piange e si agita continuamente ma dopo due/tre giorni i sintomi si attenuano;
  2. nel secondo il bambino si rifiuta di mangiare, di farsi vestire, si chiude in se stesso e non chiede nulla, è in uno stato di profonda prostrazione;
  3. nella fase del distacco il piccolo accetta di ricevere cure da altre persone ma se dovesse riavvicinarsi o ritornare la madre potrebbe rifiutarla o addirittura non riconoscerla e pertanto piange. Già durante il secondo stadio si può cogliere un inizio di depressione nel bambino che se protratto nel tempo, può strutturarsi.

La depressione è pertanto una reazione affettiva di base ed è considerata una delle possibili reazioni alla sofferenza, ma non l’unica.

Secondo Sandler e Joffe (1960) la risposta depressiva è “l’ultima reazione per evitare l’impotenza di fronte alla sofferenza fisica e psicologica”. In realtà può essere considerata una conseguenza della sofferenza psicologica la quale suscita una forte rabbia che non può essere riversata e pertanto diviene impotenza cioè il piccolo dinanzi alla sua incapacità di far fronte alla situazione, si ritira emotivamente. 

La depressione si manifesta attraverso:

  • Umore disforico
  • Autosvalutazione
  • Comportamento aggressivo (agitazione)
  • Disturbi del sonno
  • Variazioni del rendimento scolastico (in negativo)
  • Disinteresse a socializzare
  • Cambiamento dell’atteggiamento nei confronti della scuola (in negativo)
  • Lamentele di tipo somatico
  • Calo di energia
  • Modificazione insolita dell’appetito o della perdita di peso

(Marcelli e Braconnier, 1997).

Nel bambino si può riscontrare anche un singolo episodio depressivo che fa seguito ad un evento luttuoso, di perdita o di separazione da qualcuno di significativo (morte di un nonno o di un parente a cui era legato, separazione dei genitori) a cui si associano sintomi quali rallentamento psicomotorio o inibizione motoria, viso poco espressivo, poco mobile o poco sorridente. Tali bambini vengono descritti come docili e quasi indifferenti a tutto ciò che gli si propone, partecipano ma senza averne voglia. Talvolta sono molto agitati e difficilmente riescono a concentrarsi sullo svolgimento di compiti che richiedono attenzione e per questo è difficile gestirli; allo stato di agitazione segue uno di completa abulia e indifferenza tanto da passare molto tempo davanti alla tv senza manifestare nessun genere di disagio o lamento. Taluni altri mettono in atto un vero e proprio comportamento oppositivo come conseguenza della loro rabbia e instabilità emotiva ed è facile che interrompano le loro attività ludiche poiché si annoiano o non mostrano particolare interesse.

Possono esprimere disagio attraverso il comportamento oppure verbalizzandolo attraverso espressioni di autosvalutazione ‘io non valgo’, ‘non sono capace’ ‘non riesco’. Spesso riferiscono frasi del tipo ‘i miei genitori non mi amano o non mi vogliono bene’ ‘i miei compagni non sono interessati a me, non piaccio a loro, mi escludono’: questi commenti fanno comprendere che vi è una sensazione di perdita d’amore e che in generale nascondono un sentimento di disistima e di colpevolezza’ (Marcelli, Braconnier, 1997).

A queste manifestazioni si accompagnano altri comportamenti quali bulimia o rifiuto del cibo, insonnia o rifiuto di andare a dormire che generano nei genitori forte fastidio e che possono condurre a discussioni continue.  

Ad un episodio di tipo depressivo può far seguito una condizione più duratura nel tempo ma con una sintomatologia più lieve, apparentemente meno grave.

L’irritabilità e l’irrequietezza possono quindi divenire ‘croniche’ tali da definire un quadro caratteriale ben preciso:

La principale conseguenza della depressione è proprio il rendimento scolastico tanto da inficiare  la loro riuscita e dar vita ad una fobia della scuola.

Quando preoccuparsi?

Il disturbo depressivo si manifesta a tutte le età.

  • In neonati e bambini molto piccoli (fino a 24-30 mesi) si manifesta con piagnucolio continuo, lamento oppure con uno stato di inerzia, inespressività, indifferenza agli stimoli ambientali e con scarsa partecipazione (gioco con i sonagli, sguardi, giochi con le mani), o ancora, con continue auto stimolazioni tipo dondolamenti, lamenti, cadenze ritmate solitarie durante la fase di addormentamento o la notte. Ritardo nell’espletamento del linguaggio o della motricità. C’è il rischio che il bambino manifesti un ritardo globale o settoriale diagnosticato erroneamente come ritardo cognitivo.
  • Bambini dai 3 ai 6 anni: a quest’età la tendenza del bambino è quella di ‘contrastare’ la sintomatologia attraverso l’isolamento o il ritiro, una calma eccessiva ma anche irrequietezza, rabbia e manifestazioni aggressive auto ed etero dirette, comportamenti compulsivi quali masturbazione e agitazione alternata a pianti silenziosi.
  • Nei bambini dai 5-6 anni a 12-13 anni la depressione è quasi strutturata e si manifesta attraverso un atteggiamento di sofferenza psichica nella quale si disprezzano, si svalutano, non si ritengono all’altezza nello svolgimento di un compito, o anche mettono in atto comportamenti oppositivi e di protesta per contrastare i sentimenti depressivi. È facile che i ragazzini possano dare vita a fughe, furti, mitomania, manifestare aggressività e impulsività.

In adolescenza la sintomatologia depressiva assume connotati più complessi ma tendono a confermare, anche se in maniera più delineata  la problematica già descritta.

Cosa possono fare i genitori se il bambino è sempre triste?

I genitori dovrebbero cercare di porre attenzione agli atteggiamenti e ai comportamenti del bambino soprattutto se perdurano da più di tre/ sei mesi. L’insieme dei sintomi descritti sono soliti rappresentare un quadro di riferimento tale da mettere in allarme e richiedere una visita pediatrica a cui seguono altri accertamenti.

Aiutare il piccolo significa rinforzare la sua autostima con elogi e piccole ricompense quando riesce a raggiungere dei risultati, seppur piccoli o con fatica, essere presente nelle circostanze più importanti o nelle quali mostra particolari difficoltà, seguirlo nei compiti per comprendere quali sono i suoi limiti ma soprattutto rassicurarlo a livello affettivo.

Se è sempre triste probabilmente si tratta di qualcosa di più grave ed allora sarebbe il caso di rivolgersi ad uno specialista, un neuropsichiatra infantile, uno psicologo infantile per indagare più nello specifico da cosa deriva il suo stato emotivo e quale tipo di intervento è possibile fare e se sia opportuno anche coinvolgere i genitori attraverso una psicoterapia familiare.

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