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Bambini troppo sensibili come aiutarli
"Sono così, sai, le persone sensibili. Sentono il doppio, sentono prima. Perché esattamente un passo avanti al loro corpo, cammina la loro anima. Anonimo. "
I bambini troppo sensibili sentono di più e prima degli altri, è facile però confondere questa loro caratteristica con la timidezza o la ritrosia. La differenza è sottile e spesso si è in difficoltà dinanzi a loro poiché non si sa come aiutarli. Li si vuol proteggere, sostenere e tutelare. Ma spesso non si riesce proprio.
Bambini ipersensibili come riconoscerli
La sensibilità dei piccoli diventa evidente quando, di fronte ad un minimo cenno di dissenso o di difficoltà, scoppiano a piangere, diventano permalosi, smettono di giocare con i coetanei allontanandosi dal gruppo. Notano le differenze con gli altri (ad esempio i fratellini) e soffrono, spesso in silenzio. Non esistono schermi che possano salvaguardarli dal mondo circostante e così la vicinanza emotiva a tutto ciò che li attornia è netta: l’unico modo per difendersi è quello di isolarsi dal contesto e rifugiarsi in disparte lontano da tutti. Essendo particolarmente attenti a ciò che succede intorno, notano ogni singolo dettaglio e, per questo, riescono ad intuire cose che altri non vedono. Sono riflessivi e hanno una profonda necessità di essere compresi perché, nella maggior parte dei casi e soprattutto se molto piccoli, non hanno gli strumenti per comunicare agli adulti e agli altri bambini, in maniera esplicita e diretta, ciò che stanno vivendo.
La loro difficoltà è appunto quella di verbalizzare le emozioni così profonde e dirette che non danno la possibilità di difendersi nell’immediato. Vengono così investiti da un turbine emotivo che li travolge e li fa piangere. Non amano quindi le sorprese poiché le stesse potrebbero procurare disagio e non saprebbero come gestirle: preferiscono fare le cose con calma evitando, opportunamente i cambiamenti. Piangono facilmente, non si difendono dai compagni burloni o dai loro scherzi, si imbarazzano se qualcuno li riprende davanti agli altri e tendono ad omologarsi al gruppo piuttosto che prendere l’iniziativa o proporsi.
Bambini sensibili ed emotivi
Al contrario di ciò che si possa pensare la loro emotività li porta ad essere diversi, più empatici e questo li rende speciali poiché riescono a ben comprendere il vissuto dell’altro come se fosse il proprio. Crescendo sviluppano la loro capacità di intuire determinate situazioni prima degli altri e si accorgono che magari qualcuno mente o non è sincero o qualcosa non va.
Bambino sensibile, psicologia
‘Smetti di essere piagnucolone’,’Non essere così sensibile’, ‘Non ti imbarazzare’ sono frasi comunemente utilizzate dagli adulti. Le stesse, che mettono in evidenza le ‘aspirazioni’ genitoriali nei confronti del figlio, hanno anche un significato diverso ossia di chiedergli di ‘non essere se stesso’. Il messaggio trasmesso è quindi critico rispetto alla sua unicità e, per tale motivo, egli lo considererà un difetto. Si sentirà pertanto imperfetto e incapace di potersi relazionare spontaneamente alle richieste dell’ambiente.
Nel crescere le sue difficoltà saranno legate all’aspetto emotivo e alla sua mancanza di competenza nel riuscire a gestire malumori e malesseri legati al rapporto con gli altri: la permalosità e la suscettibilità diventeranno le sue principali risposte alle situazioni più impegnative sul piano personale. Ma è necessario comprendere sin da subito e prima del tempo le caratteristiche personologiche nel bambini per non giungere all’adolescenza con una scarsa considerazione di sé e con problemi di autostima.
Bambini sensibili e irritabili
I bambini piangono perché si oppongono, si ribellano, vogliono essere accontentati, cercano attenzione, non sono compresi, sono sensibili ed emotivi. Ci sono alcune cose che non tollerano come un vestito, un materiale, una situazione, una persona e per questo diventano facilmente irritabili. Ma come contenerli? È facile pensare, in risposta, ad un adulto capace di sottrarsi a cose che lo fanno star male o che non gli piacciono come un cibo, una compagnia, un abito.
Come ci si può sentire nel fare qualcosa forzatamente? Allo stesso modo quando ci si trova in una situazione piuttosto caotica come un luogo affollato, quando si è stanchi o affamati, quando ci si sente abbandonati o si ha voglia di più attenzioni è arrivato proprio il momento di piangere...
E allora è bene ritirarsi o appartarsi per tranquillizzarli, per parlare un po’ con loro, per pensare a cosa in quel frangente stanno provando, magari sono soltanto spaventati.
Bambini emotivi a scuola
Di fronte alle continue richieste e alle insistenti domande gli insegnanti sono in difficoltà. Infatti, il tempo richiesto da un singolo bambino non sarà mai sufficiente per tutti gli altri e pertanto non potranno mai rispondere in maniera continuativa ai richiami dello stesso. È anche vero che riuscire a riconoscere in tempo i bisogni dei bambini più sensibili semplifica notevolmente la loro crescita. Anche in questo caso sarebbe utile lasciarli liberi di esprimersi favorendo lo sviluppo delle loro capacità e delle loro inquietudini. È infatti necessario considerare la loro emotività come una risorsa attraverso cui favorire la loro crescita anche nei rapporti interpersonali.
- Rispondere alle loro domande è quindi indispensabile e lo si può fare per esempio coinvolgendo anche gli altri alunni e rispondendo vicendevolmente ai vari quesiti.
- Aiutarlo a ragionare attraverso gli altri, valutando repliche e lavorando per obiettivi.
Accettare la loro emozionalità è il primo passo per accoglierli e contenerli riconoscendo in loro un modo d’essere comunque differente da tanti altri. L’empatia è un elemento cardine per entrare in sintonia con loro e la loro sofferenza ma soprattutto far sentire che non sono soli. Far comprendere che le loro difficoltà sono accettate e per questo ricercare assieme una soluzione al problema li aiuta a fronteggiare meglio la loro profonda delicatezza.
Ma cosa ci si aspetta da loro? Che siano in grado di reagire alle situazioni e che lo sappiano fare da soli, che riescano a difendersi, che non piangano e di conseguenza non stiano male, insomma si vorrebbe il meglio! Solo che non sempre è possibile.
Può capitare infatti che nell’arco della crescita i bambini si ammalino, prendano qualche infezione, manifestino delle difficoltà scolastiche o rifiutino categoricamente delle situazioni o determinate compagnie: hanno cioè strutturato un loro carattere, una propria identità che naturalmente tende ad evolversi e a meglio definirsi in età adulta.
È chiaro quindi che se loro esprimono delle emozioni, anche più del necessario, lo fanno per dimostrare di esserci, è questi il modo che conoscono per far conoscere al mondo la loro presenza.
E allora come comportarsi?
- È giusto sempre non sgridarli davanti ad altre persone e distogliere l’attenzione da loro quando sono fortemente in imbarazzo,
- allo stesso tempo non pretendere più di ciò che possono dare anche se il tentativo è quello di spronarli o incoraggiarli.
- Bisognerebbe lasciarli liberi di essere in maniera naturale e spontanea per far comprendere che vanno bene così.
- In separata sede è possibile invece parlare più approfonditamente così da suggerire qualche strategia utile a gestirsi imparando per esempio a tirar fuori le proprie emozioni, a verbalizzarle, a comunicarle.
- Aiutarli a dire di no, ad accettare un possibile rifiuto e le diversità di tutti.
Sentirsi amati li favorisce poiché struttura sicurezza in loro, elemento indispensabile per contenere il proprio timore di non essere accettati per come sono. Essere genitore o educatore è davvero un lavoro ma quando lo si sceglie può diventare una passione poiché alla crescita emotiva di uno corrisponde inevitabilmente quella dell’altro.