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Il mio bambino non parla: consigli ai genitori per la stimolazione del linguaggio

di Vittoria Fredro - 30.11.2018 Scrivici

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Bambini con disturbi del linguaggio, come riconoscerli? Consigli ai genitori su come intervenire quando un bambino non parla o presenta ritardi e difficoltà

In questo articolo

Bambini con disturbi del linguaggio

“Un bravo genitore non è chi elimina e ignora le difficoltà nella vita dei propri figli, ma chi aiuta a superarle quando, inevitabilmente, queste si presentano”

Roberta Mariotti e Laura Pettenò

Spesso i genitori espongono al logopedista le loro preoccupazioni riguardo lo sviluppo linguistico del proprio bambino, riferendo tipicamente allo specialista un ritardo nella produzione delle prime parole o lamentando una scarsità del vocabolario.

Come si sviluppa normalmente il linguaggio nei bambini?

Fisiologicamente il linguaggio si sviluppa grazie all’interazione tra i principi di analisi e organizzazione caratteristici dei centri nervosi e i dati linguistici derivanti dall’ambiente. Questa interazione stimola i centri nervosi ad una maturazione progressiva che permette la strutturazione di regole e conoscenze di cui il bambino può avvalersi per comprendere e produrre il linguaggio.

Un disturbo in questi processi può determinare un ritardo del linguaggio, ma nello specifico cosa si intende con questo termine?

Il ritardo evolutivo semplice del linguaggio consiste in un rallentamento nell’evoluzione delle fasi dello sviluppo del linguaggio stesso.

Aspetti frequentemente rilevati in questi bambini sono la comparsa della lallazione dopo i 6-8 mesi, mentre le prime parole vengono prodotte a 18 mesi circa; a 2-3 anni il bambino sa pronunciare un numero più o meno ampio di parole (Tab.1), ma non è in grado di produrre strutture frasali ed è compreso quasi esclusivamente dalle figure genitoriali; inoltre questi bambini si avvalgono molto della gestualità per favorire la comprensione dell’interlocutore.


Tab. 1: Dati rilevati con il Primo Vocabolario del Bambino dello studio di Caselli e Casadio (1995)

Quali sono le cause più frequenti di ritardo del linguaggio?

Tra le cause più comuni di ritardo semplice del linguaggio vi è:

  • Stimolazione familiare ridotta o assente. L’età che va dalla nascita fino ai due anni è il momento in cui il bambino dovrebbe essere imprescindibilmente circondato da un ambiente stimolante perché il cervello assimila la maggior quantità di messaggi fondamentali per la maturazione globale del linguaggio;
  • Alterazione del rapporto madre-figlio. Un corretto rapporto madre-figlio è il principio di una adeguata maturazione affettiva del bambino; affinché ciò si verifichi è necessario che la madre abbia accettato la maternità e che successivamente abbia compreso il bisogno intrinseco di cambiamento di vita che determina la nascita di un figlio; infine è necessario che la madre che dia adeguatamente affetto tanto al proprio compagno quanto al bambino. Se queste condizioni non si verificano, allora la maternità viene vissuta come un peso e la madre dimostra una scarsa disponibilità che si manifesta con un comportamento rigido o iperprotettivo, caratterizzato da ansia, intolleranza o indifferenza. Questi sentimenti incongruenti impediscono al bambino di crescere serenamente e, di conseguenza, si ripercuotono anche sullo sviluppo del linguaggio;
  • Nascita di un fratello. Nei bambini in cui non è stato strutturato un buon rapporto già prima della nascita del fratellino, l’arrivo di un nuovo membro della famiglia può provocare una situazione di disagio che si manifesta anche a livello dello sviluppo linguistico.
  • Gemellanza. L’intenso rapporto che si istaura tra fratelli gemelli determina la creazione di un vero e proprio mondo a due, caratterizzato da un linguaggio con un’articolazione talvolta incomprensibile a chi è esterno alla diade.
  • Prematurità. Il bambino prematuro sviluppa le proprie abilità psicomotorie e linguistiche con tempi più dilatati rispetto al neonato nato a termine. Ciò comporta un quadro d’immaturità globale, all’interno del quale il linguaggio si sviluppa in ritardo e spesso modificato nel versante espressivo.
  • Ricoveri ospedalieri prolungati o malattie a lungo decorso. Queste condizioni impediscono al bambino l’attività motoria esplorativa fondamentale per strutturare il linguaggio; inoltre in questi quadri è spesso riscontrabile un atteggiamento materno iperprotettivo e ansioso che frena ulteriormente il bambino.

Nel corso degli anni si è arrivati a sbugiardare l’atteggiamento attendista circa il ritardo di linguaggio nei bambini, dato che attualmente numerosi studi dimostrano l’efficacia di un intervento logopedico precoce di tipo abilitativo per questa categoria di pazienti.

Appurato che non esistono bambini “non pronti per la logopedia”, e che questi piccoli pazienti beneficiano significativamente di un trattamento logopedico tempestivo, i genitori dovrebbero attivarsi presso lo specialista per effettuare un monitoraggio linguistico del proprio figlio mediante strumenti appositi per valutare le sue capacità in comprensione e in produzione.

Quali sono le caratteristiche del bambino con Disturbo del Linguaggio?

I bambini che hanno un vocabolario povero a 24 mesi vengono definiti “Late Talkers”; se risolvono la problematica linguistica all’età di 3 anni vengono riconosciuti come “Late Bloomers”, cioè coloro che “sbocciano tardi”, altrimenti il medico può fare diagnosi di Disturbo del Linguaggio all’età di 4 anni.

Perché è così importante riconoscere un Disturbo del Linguaggio?

Perché alcuni studi dimostrano un’elevata probabilità di sviluppare un disturbo dell’apprendimento della letto-scrittura a causa della debolezza delle competenze metafonologiche e, di conseguenza, importanti difficoltà nell’apprendimento scolastico che condizioneranno il percorso formativo futuro del bambino (Rutter et al., 2006; Law et al., 2008).

Cosa possono fare i genitori che sospettano un Disturbo del Linguaggio nel proprio bambino?

In primis è opportuno rivolgersi al logopedista che potrà valutare obiettivamente le eventuali difficoltà del bambino, ma oltre a ciò è altresì consigliato adottare quotidianamente alcune strategie che possono favorire lo sviluppo linguistico del proprio bambino; tra queste vi è:

  • Usare frasi complete e semplici, utilizzando sempre parole "non deformate";
  • Non correggere la pronuncia delle parole del bambino, ma fornire sempre il modello corretto della parola stessa ripetendo la parola/frase bersaglio che quindi il bambino voleva produrre;
  • Proporre giochi che favoriscono lo sviluppo linguistico del bambino, come ad esempio il memory, chiedendo la denominazione della figura pescata dal bambino;
  • Leggere assieme al bambino libri stimolanti e coinvolgenti;
  • Disporre i giochi su mensole non direttamente raggiungibili dal bambino, di modo che debba denominarli per averli.

Se il logopedista durante la valutazione riscontrasse un'oggettiva difficoltà del bambino, e quindi la necessità di attuare un trattamento logopedico, è in ogni caso imprescindibile la collaborazione della famiglia al progetto riabilitativo per garantirne il successo, e dunque le buone norme precedentemente presentate risultano comunque valide.

In funzione di ciò, di seguito è presentata un'infografica da stampare per i genitori come promemoria delle buone norme per la stimolazione linguistica del proprio bambino.

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