In questo articolo
Bambini che non sopportano i rumori
Mio figlio di 5 anni sono un paio di anni che quando andiamo in posti con la musica molto forte, che sia una festa, un concerto di piazza o un artista di strada, si impressiona... Spesso riesco a tranquillizzarlo, altre volte è come se andasse in panico... non lo fa sempre, nel senso che al cinema o nei parco giochi non si avvilisce, in altri luoghi sì... ho parlato sia con una psicologa che con le maestre e mi hanno consigliato di rincuorarlo, però volevo sapere se anche qualche altro bimbo fa così..
Capita sovente di osservare reazioni strane nei bambini e ci si domanda come mai reagiscano così, non comprendendone, almeno inizialmente, il senso. Cosa fare con i bambini che non sopportano i rumori?
L’udito, come altri apparati fisiologici del bambino nei primi di vita, è ancora molto delicato e bisogna pertanto osservare molta cautela nel non sottoporre il bambino a forti rumori.
Come altri organi, anche l’orecchio è sensibile a possibili infezioni e nei primi mesi potrebbe ancora esserci del liquido amniotico al suo interno, essere soggetto a otiti o patologie che il pediatra, sicuramente, saprebbe come curare.
Le cause
In effetti, la prima cosa da fare è consultarsi con il medico per capire se effettivamente il bambino abbia dolore o se vi siano delle difficoltà uditive. La reazione di spavento, in presenza di rumori o musica molto forte è quindi normale, di contro, riesce a rilassarsi ascoltando suoni più soavi, come il carillon, e in ambienti meno chiassosi.
È da considerare anche un’altra eventualità ossia che il bambino manifesti realmente paura o non gradisca situazioni di caos per lui poco gestibili a livello emotivo.
Nei confronti di contesti fragorosi ed affollati il piccolo può pertanto manifestare disagio fino ad avere veri e propri attacchi di panico (ADP).
Si pensa, erroneamente, che i bambini - anche se piccoli - non possano soffrirne. In realtà, sono in grado di esprimere anche forti emozioni, soprattutto se legate ad uno spavento. Il pianto ininterrotto e inconsolabile che può sembrare straziante è un esempio calzante di come un neonato provveda, istintivamente, alla propria sopravvivenza.
Ebbene, le manifestazioni di ansia sono percepibili sin dai primi mesi di vita e sono osservabili in:
- rossore o pallore,
- respiro frenato o affannato e difficoltoso con forte pianto intervallato da urla acute e pugni stretti.
- a volte il bambino scalcia.
Dato che non è ancora in grado di parlare, esprime a livello istintivo la sua difficoltà nei confronti di sensazioni a lui nuove e che sicuramente gli provocano disagio.
È proprio questo che genera l’ADP, ossia un’incapacità a gestire ciò che risulta ignoto, non familiare e quindi che non faccia parte della sua memoria percettiva. Inoltre, è in grado di ricordare gli eventi stressanti per cui ogni volta che la situazione richiama quell’esperienza, reagisce emotivamente.
La paura del rumore, come nel caso succitato, è associata a contesti aperti ed è quindi possibile riuscire a tranquillizzarlo solo allontanandolo dal posto che gli genera quella reazione e perciò portandolo via.
Il rumore che sollecita l’ADP è il precursore di qualcosa che il piccolo non sa gestire e piange affinché qualcuno possa ascoltarlo. Anche se la sua modalità può apparire esagerata, il suo dissenso è palese e pertanto il contesto a lui non è gradito.
Se più grande, potrebbe essere coinvolto nella scelta preparandolo in anticipo all’eventualità di imbattersi in un concerto o una festa. In effetti, considerata la sua capacità di comprensione, è quindi possibile farlo ragionare e, di conseguenza, tranquillizzarlo.
Si potrebbe spiegare la logica di quanto avviene e domandargli direttamente cosa accade.
I luoghi aperti o, al contrario, chiusi con tanta gente potrebbero rappresentare motivo di stress per il bambino, ma se sollecitato da immagini o da giochi (come nel caso del cinema o parco giochi) che a lui piacciono molto è facile che si distragga e non percepisca la sua paura.
Come intevenire
È pertanto essenziale comprendere l’origine del suo malessere, sia sul piano fisiologico e sia sul piano emotivo per esempio:
- confrontarsi con uno specialista;
- valutare da quanto tempo si manifesta tale comportamento e se è insorto in concomitanza di un evento significativo per lui o per la famiglia;
- se sia un modo per attrarre l’attenzione;
- se avverta la sensazione di abbandono,
- quante volte si manifesta e con chi nello specifico.
Le rassicurazioni sono anche importanti ed aiutano il bambino a capire di non essere solo, ad essere coccolarlo, a contenere le sue emozioni e a tutelarlo da possibili ricadute.