Quale sono le cause dell'aggressività in adolescenza: la psicologa ci spiega quando è un comportamento normale e quando preoccuparsi
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Aggressività in adolescenza
Il termine aggressività, dal latino adgredior, ossia "avvicinarsi" ma anche assalire, accusare o intraprendere, cominciare assume due significati opposti e può indicare un comportamento che si manifesta con azioni e reazioni violente verso qualcuno o qualcosa con la finalità di soddisfare un’esigenza di tipo primario oppure può designare una spinta verso il raggiungimento di un obiettivo e il superamento di un ostacolo, considerandolo quindi nella sua connotazione positiva.
In adolescenza, l’aggressività sembra essere fondamentale per definire sostanzialmente la propria capacità di autodeterminazione e di auto definizione. Ciò permette al ragazzo di manifestare la sua personalità e di arrivare alla mèta ottenendo le sue soddisfazioni per esempio nello studio, nel sostenere un esame, in una gara sportiva. Di contro, un atteggiamento sostanzialmente opposto determina conseguenze plurime che delineano a volte una pericolosità sociale. È il caso del bullismo, della violenza nei confronti dei coetanei e degli stupri di gruppo e di tutti i comportamenti di natura deviante.
Qual è il motivo della sua aggressività
L’adolescente spesso entra in contrasto con gli adulti e con i coetanei. Imporsi e farsi valere significa "esistere" e manifestare altresì un disagio profondo, esprimere una crisi esistenziale che può anche degenerare in asocialità.
Tanti comportamenti messi in atto in situazioni di gruppo, la burla, i maltrattamenti di natura psicologica, il bullismo o varie forme di prepotenza, la sfida, la crudeltà nei confronti di animali, la trasgressione alle norme sociali e la violenza sessuale richiamano proprio la necessità di essere ascoltati, contenuti ed educati poiché i modelli genitoriali ed istituzionali non risultano incisivi per cui finiscono per essere assenti e insufficienti a garantire una condotta lineare.
La violenza assistita o subìta delimita e condiziona fortemente il comportamento di un adolescente in crescita. Tra i modelli educativi e relazionali proposti, in tale contesto, il più significativo è proprio rappresentato dall’aggressività. La rabbia che emerge nelle relazioni è indicativa di uno svantaggio individuale in termini di approccio all’altro: un bambino che cresce in un ambiente maltrattante acquisisce lo stesso modello comportamentale considerandolo come unico e solo.
Spesso però, al di là dei contesti familiari devianti, l’adolescente vive la propria crescita adottando comportamenti che esulano dalla normalità e, nonostante l’educazione impartita, manifesta un’aggressività che non riesce a contenere.
Essere genitore è piuttosto difficile e, pertanto, cercare di comprendere appieno il significato delle azioni dei propri figli è alquanto arduo. Ecco perché spesso, nonostante la fatica ad ammettere di aver bisogno d’aiuto, è fondamentale richiederlo. Aspetti diversi della relazione genitore-figlio possono essere considerati da persone esterne ed estranee al nucleo familiare e alla vita dell’adolescente in maniera sicuramente più obiettiva.
Talvolta, infatti, il comportamento trasgressivo del ragazzo manifesta la necessità di attirare l’attenzione verso di sé da parte degli adulti troppo distratti dal lavoro e dalla vita.
Di contro, e ciò capita spesso in situazioni di benessere sociale ed economico, i ragazzi si annoiano e l’unico modo per affrontare una realtà poco interessante è proprio trasgredire ossia fare tutto ciò che viene poi concesso e perdonato dai grandi! Ed è così che la difficoltà ad imporre le regole e i veti diviene espressione di uno stile di vita malsano che non pone limiti alla sopraffazione e al divertimento immorale.
In questo, anche la scuola è in difficoltà poiché non spalleggiata dalla famiglia. Ed allora tutto ciò che può essere sbagliato e quindi evitato viene invece acconsentito.
Le regole, anche se poche, devono esserci. Essere chiari e decisi nel farle rispettare.
Genitori spesso affaccendati, possono provare ad impostare la relazione con i propri figli su un dialogo costruttivo e sul rispetto delle principali direttive comportamentali senza le quali i ragazzi inevitabilmente decideranno da soli, talvolta in maniera impulsiva e sbagliata.