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Ricostituenti per bambini che non mangiano?
Può capitare che, a diverse età il bambino rifiuti il cibo, per varie ragioni come ci ha spiegatio la nostra psicologa in questo articolo. Chi sta scrivendo ha un bambino di due anni e qualche mese, nato bello grande e lungo, che ha mangiato regiolarmente e senza capricci la sua pappa fino a pochi mesi prima di compiere i fatidici "due anni" che sono detti, con meritata fama, terribili.
Da svariati mesi il suo rapporto col cibo è cambiato, ma in genere ha inziato a tirar fuori una personalità più autonoma, ha cominciato a fare i famosi capricci e ogni volta che ci sediamo a tavola comincia il dramma. Pare veramente disinteressato a ciò che ha nel piatto, spesso poco cuorioso verso le novità e a volte disdegna anche i cibi che solitamente mangia.
Ora, parrebbe che detta così io abbia un figlio magro che non cresce, invece cresce... e il pediatra mi ripete di non preoccuparmi, che allo scoccare dei tre anni le cose cambieranno e che c'entra molto il suo volermi dire no... a me proprio a me, la sua mamma. Anche perchè all'asilo nido lui mangia regolarmente...
Io alterno momenti di tranquillità a momenti di sconforto, anche perchè mi piacerebbe tanto sperimentare nuove ricette anche per lui invece che fargli sempre le stesse cose... poi ci si mette mia mamma che invece mi dice la fatica frase: Ma non sarà il caso di dargli dei ricostituenti? ai miei tempi si davano.. fanno venire appetito, perchè non li chiedi al pediatra??
Qualche decennio fa andavano molto di moda e il medico li prescriveva dopo una malattia oppure per stimolare la crescita in bambini più magrolini. Oggi vengono chiamati più comunemente integratori, vengono pubblicizzati sui media e il loro utilizzo può avvenire in modo del tutto libero, trattandosi di prodotti acquistabili anche al supermercato.
Innanzitutto quando c'è da preoccuparsi e quali sintomi possono far capire che un bambino ne ha davvero bisogno. Ci sono alcuni segnali che possiamo imparare a riconoscere per intervenire nel modo giusto:
- stanchezza (“astenia” è il termine tecnico) che non passa nemeno se il bambino pare riposare bene
- scarso appetito (inappetenza)
- debolezza e affaticamento dopo uno sforzo fisico, a volte anche dolori muscolari;
- diminuzione della concentrazione con difficoltà di apprendimento scolastico, disattenzione, riduzione improvvisa della memoria;
- infezioni ricorrenti in particolare tonsilliti, bronchiti, cistiti ecc.
Oltre a questi segnali, si aggiungono situazioni particolari che tendono a debilitare il fisico
- convalescenza dopo una malattia acuta (specialmente se infettiva) o un intervento chirurgico;
- dopo l’uso prolungato di farmaci soprattutto antibiotici e cortisone, che abbassano le difese immunitarie;
- durante e dopo una gastroenterite, in questi casi sono necessari una terapia reidratante e fermenti lattici;
- in ragazzi ancora in fase di crescita e che praticano molto sport.
Tornando al discorso ricostituenti, rimane il fatto che ancora oggi, sono fra i più venduti, sia di tipo polivitaminico, sia soprattutto i cosiddetti integratori "naturali", come la pappa reale, il ginseng, l'arnia.
Come tranquillizzare i genitori dei bambini inappetenti
- il bisogno di introdurre calorie e quindi proteine, lipidi e liquidi si riduce sensibilmente dopo il primo anno di età;
- esistono variazioni individuali riguardanti la quantità di alimenti necessari e nello stesso bambino è possibile osservare variazioni nel tempo del tutto normali;
- il giudizio sul fatto che il bambino mangi poco è in genere un'impressione dei genitori
- un bambino sovralimentato nel primo anno di vita come spesso accade, può darsi che mangerà molto meno nel secondo
- periodi transitori di eccitazione e di ansia tendono a tradursi in un momentaneo rifiuto del cibo;
- il modello di bellezza e salute dei bambini offerto ai genitori è spesso quello di un bambino cicciottello
- un bambino che è stato capace di correre, giocare, restare attivo per gran parte della sua giornata, è quasi certo che abbia assunto calorie in quantità sufficiente a soddisfare il suo fabbisogno energetico