Bimbi ai quali viene negato il pasto a scuola perché le famiglie non pagano la rette per la mensa. Accade di nuovo. L’anno scorso il caso di nove bambini ai quali veniva dato un panino invece che il pasto completo. Accadeva a Montecchio Maggiore, nel vicentino, e aveva spinto la preside della scuola e le insegnanti a rivolgersi all’Assessorato affinché non fossero i bambini a pagare per una disputa che riguardava i genitori, colpevoli di non pagare la retta, e l’amministrazione comunale che aveva deciso di batter cassa.
Poi fu la volta di Adro: il comune nella provincia di Brescia aveva deciso di sospendere il servizio mensa per i bambini le cui famiglie erano insolventi. Allora il caso fu eclatante perché un anonimo cittadino staccò un assegno da
diecimila euro per assicurare un pasto a tutti i bambini, ricchi e non, sostenendo in una lettera pubblica che il solo rispetto di uno di questi bambini valeva la spesa.
Oggi un notizia simile rimbalza nuovamente agli onori della cronaca. Una bimba di quattro anni è stata costretta a uscire dalla mensa anticipatamente perché la sua famiglia non può pagare i buoni pasto. Il sindaco leghista di Fossalta di Piave, Massimo Sensini, dichiara “la bimba vada a mangiare a casa se non può acquistare i buoni pasto".
Monta la polemica, anche perché le maestre e le bidelle che si sono offerte di cedere alla bambina i loro buoni pasto sono state richiamate dal sindaco: “creerebbe un danno erariale”.
Ad oggi la piccola mangia a scuola: una persona ha acquistato per lei tre blocchetti di buoni pasto.
Ma il dibattito non accenna a spegnersi: ancora una volta un disagio economico familiare ricade pesantemente e pubblicamente su un bambino.
