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Come cambia il trasporto scolastico con il COVID

di Francesca Capriati - 08.09.2020 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Trasporto scolastico COVID: cosa dicono le linee guida del Governo per scuolabus e mezzi pubblici e cosa ne pensano le famiglie italiane

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Trasporto scolastico COVID

Uno dei nodi da sciogliere sulla delicata fase del back to school che ha infuocato il dibattito in queste settimane riguarda il trasporto scolastico e COVID. La mobilità degli studenti resta un punto importante delle indicazioni dettate dal Comitato Tecnico Scientifico per il ritorno a scuola e milioni di famiglie, dal 14 settembre, si sposteranno negli stessi orari per raggiungere le scuole di tutta Italia.

L'accordo recentemente siglato e contenuto nel nuovo DPCM prevede che i mezzi di trasporto pubblici e gli scuolabus possano viaggiare all'80% della capienza e con l'obbligo di mascherina per i bambini con più di sei anni. Ma come si organizzeranno le famiglie alla luce di queste indicazioni?

Un'indagine commissionata da Facile.it a mUp research e Norstat, realizzata su un campione rappresentativo di famiglie italiane con figli dai 2 ai 18 anni, sembra mostrare che quest'anno quasi 1 alunno su 3, pari a circa 2,5 milioni di bambini e ragazzi (29,8%) cambierà, del tutto o in parte, mezzo di trasporto per il tragitto casa-scuola.

Aumenta il trasporto privato

6 alunni su 10 andranno a scuola con un mezzo privato (l'anno scorso la percentuale era del 50,2% degli scolari) e nel 50% dei casi questa scelta è dettata dalla paura del COVID.

Per quanto riguarda il trasporto pubblico i dati emersi dall'indagine mostrano che:

  • Cala il numero di alunni che hanno intenzione di utilizzare autobus o tram; alla ripartenza delle lezioni lo farà solo il 14,9%, erano il 16,7% lo scorso anno.
  • Circa il 2%, quelli che sceglieranno la metropolitana o il treno.
  • Solo il 5,2%, degli alunni quest'anno userà lo scuolabus, mentre lo scorso anno erano il 7,6%
  • In leggero aumento coloro che hanno scelto di recarsi a scuola a piedi; lo faranno il 31,7% degli studenti, pari a quasi 2,7 milioni di ragazzi, erano il 31,1%, lo scorso anno.

Il cambio di abitudini riguarderà, in particolare, i ragazzi iscritti alla scuola secondaria, sia di primo grado (il 35,8% degli studenti cambierà il modo di coprire il tragitto casa/scuola), sia di secondo grado (43,4%).

I motivi

Due le principali motivazioni addotte dai genitori italiane per questo cambiamento nelle abitudini di mobilità:

  1. la ragione principale per cui molte famiglie cambieranno modalità di trasporto è proprio la paura del Covid; tra gli intervistati che modificheranno le loro abitudini di trasporto, 1 su 2 (50%), pari a circa 875mila nuclei, ha preso questa scelta per evitare di esporre i figli ad un possibile rischio contagio.
  2. Per oltre mezzo milione di famiglie (30,1% del campione intervistato), invece, la ragione del cambiamento è legata all'orario di ingresso scaglionato adottato dalla scuola, mentre il 24,1% ha scelto di rivedere le modalità di trasporto per motivi organizzativi interni al nucleo.

La mobilità preoccupa i genitori

La preoccupazione per il tragitto casa-scuola è condivisa anche da chi non cambierà mezzo di trasporto: 2 famiglie su 3, pari a 3,5 milioni di nuclei, hanno dichiarato di essere in apprensione (66,2%) per il percorso.

Ad essere più preoccupate risultano essere le mamme (67,6% vs il 64,4% rilevato tra i papà), ma anche i genitori con età compresa tra i 55 e i 64 anni, tra i quali la percentuale di chi ha dichiarato di essere spaventato arriva addirittura all'80,3%.

Ad essere più preoccupati sono i genitori dei ragazzi che frequentano la scuola secondaria di primo grado (72,7%) e di secondo grado (78,2%), quelle dove solitamente i ragazzi si recano da soli e dove, nel tragitto casa-scuola, i genitori non possono vigilare sul rispetto delle misure di contenimento del contagio.

Le famiglie più preoccupate per il tragitto casa-scuola dei figli risultano essere quelle residenti al Sud e nelle Isole, dove la percentuale raggiunge il 70,5%.

A pesare maggiormente su questi rispondenti potrebbe essere stato, da un lato, un trasporto pubblico non sempre efficiente e la presenza di distanze lunghe da percorre per raggiungere la scuola, dall'altro la nascita di nuovi focolai che nelle ultime settimane, almeno mediaticamente, hanno coinvolto maggiormente alcune aree del Meridione.

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