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Menu vegano e mensa scolastica

di Damiana Sirago - 18.10.2018 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Menu vegano e mensa scolastica: l'avvocato ci spiega come la legge tutela i bambini che seguono un'alimentazione vegana

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Menu vegano e mensa scolastica

Sono due le proposte di legge per multare le mense (e i luoghi di ristoro pubblici e privati) che non propongono l'opzione vegetariana e quella vegana: l'una depositata dalla deputata Brambilla, l'altra, con sanzioni fino a 18.000 €, dall'azzurra Giammarco.

Il tema "mense scolastiche" è da sempre al centro di conflitti tra genitori e scuole. Di solito il problema riguarda la cattiva qualità della mensa o l'elevato costo. Ma non solo. Si è discusso anche intorno all'adeguamento del piano alimentare per una questione religiosa pertanto  lo Stato aveva l'obbligo di sostituire i menù classici con quelli adatti a bambini di fede ebraica o musulmana. Poi è subentrata l'epoca delle intolleranze alle quali pure le mense si sono dovute adeguare.

Alimentazione vegana

Ora, invece, la ristorazione scolastica è diventata un problema per i genitori che hanno scelto di crescere i propri figli con un’alimentazione vegana, perché nelle mense di norma vengono messi in menù carne, pesce, latticini e uova in tutti i pasti. Si rende dunque necessario richiedere un menù completo che sia privo di ingredienti animali.

Il "veg" da scelta etica ha assunto negli ultimi anni sempre più i contorni di una vera e propria "tendenza" in ambito sociale e culturale. Un fenomeno che ha cambiato lo stile di vita di molti consumatori i quali hanno riconosciuto alle produzioni vegetariane e vegane un maggior valore non solo etico, ma anche salutistico e qualitativo.

Disegni di legge

A tal proposito, sono stati di recente depositati due disegni di legge: uno dal titolo “Norme per garantire l’opzione per la dieta vegetariana e la dieta vegana nelle mense e nei luoghi di ristoro pubblici e privati”, l’altro “Norme per la tutela delle scelte alimentari vegetariana e vegana".

Le proposte partono dalla constatazione, giusto il rapporto Eurispes che in Italia i vegetariani, dal 2016 al 2017, sono passati dal 4, 6 al 6,2 per cento della popolazione. Calano i vegani ovvero i ‘duri e puri’ che mangiano esclusivamente prodotti di origine vegetale (sono meno di un italiano su 100) ma il popolo dei non carnivori conta diversi milioni di italiani. Tali proposte tutelano le scelte alimentari vegetariana e vegana, e il diritto dei cittadini che le adottano a un’alimentazione in linea con i propri princìpi e per questo predispongono che nelle mense pubbliche, private e convenzionate, nei ristoranti, nelle caserme, negli ospedali, negli istituti penitenziari e nelle scuole di ogni ordine e grado devono essere somministrati e pubblicizzati almeno due menu vegetariani comprendenti piatti caldi e freddi, che escludano carne, pesce e prodotti di origine animale nonché loro derivati.

Le difficoltà che incontrano coloro che seguono una dieta vegetariana o vegana nel trovare pasti completi e bilanciati (senza carne, pesce o ingredienti di origine animale), contrastano con i princìpi di uguaglianza sanciti nella Costituzione, secondo cui lo Stato e la pubblica amministrazione devono garantire un medesimo trattamento a tutti i cittadini, indipendentemente dal sesso, dalla religione e da ogni diverso tipo di orientamento.

Luoghi interessati e sanzioni

Vengono elencati una serie di luoghi nei quali dovrà essere sempre assicurata e pubblicizzata l'offerta di almeno un'opzione vegetariana e di una vegana, strutturate in modo da assicurare un apporto bilanciato di tutti i nutrienti, in alternativa alle pietanze contenenti prodotti o ingredienti di origine animale previste dal menu convenzionale.

Tali luoghi sarebbero, nel dettaglio: 

  • mense pubbliche, convenzionate, private o che svolgono in qualsiasi modo servizio pubblico;
  • mense che svolgono servizio per le scuole di qualsiasi ordine e grado, compresi gli asili nido,  mense universitarie, luoghi in cui i lavoratori consumano i propri pasti a causa dell'impossibilità di fare rientro per il pasto al proprio domicilio, quali bar e ristoranti convenzionati con i luoghi di lavoro.

Si prevede anche che nei programmi didattici destinati agli istituti professionali alberghieri e agli istituti professionali per i servizi alberghieri e ristorativi debbano essere insegnate nozioni di nutrizione, gastronomia e ristorazione vegetariane e vegane.

In caso di violazioni delle disposizioni, le sanzioni ipotizzate appaiono abbastanza severe: oltre a una sanzione amministrativa pecuniaria da 3.000 a 18.000 euro, il trasgressore potrebbe vedersi sospesa la licenza di esercizio per la durata di trenta giorni lavorativi. In caso di recidiva, la sanzione amministrativa pecuniaria sarebbe aumentata di un terzo e la licenza di esercizio revocata.

In particolare si prevede che siano «assicurate adeguate sostituzioni di alimenti correlati a ragioni etico religiose o culturali» previa richiesta dei genitori. Insomma, le scelte vegane e vegetariane dovrebbero rientrare nelle ragioni “etiche” o “culturali”, ma secondo Michela Brambilla la realtà è diversa:

Le persone a casa adottano uno stile di vita veg, ma poi vanno nella mensa aziendale, vengono ricoverate in ospedale, i figli mangiano a scuola… e tre volte su 4 non trovano un menù adatto alle loro scelte

ha dichiarato all’ANSA. Spesso infatti il menù vegano consiste in un contorno, e non in un pasto correttamente bilanciato.

Mensa e celiachia

L’articolo 4 della Legge 123/2005 prevede che, nelle mense delle strutture pubbliche, devono essere somministrati, previa richiesta degli interessati, anche pasti senza glutine. Con tale finalità, sono stati stanziati appositi fondi nazionali, che vengono distribuiti alle Regioni in base al numero di mense pubbliche presenti sul territorio. Questi fondi possono essere utilizzati sia per l'acquisto degli ingredienti senza glutine (pane, pasta, farine speciali) sia per attività di formazione rivolte agli operatori, sia per interventi sulle attrezzature delle cucine, con la finalità di garantire i pasti gluten-free. Sostanzialmente si sancisce il diritto del celiaco ad avere un pasto sicuro senza glutine nelle mense scolastiche ed ospedaliere.

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