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La lettera delle mamme per riaprire le scuole

di Redazione PianetaMamma - 21.05.2020 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Una lettera delle mamme stimola una riflessione su quanto la scuola sia fondamentale per i nostri figli, con buona pace di quelli che continuano a ripeterci che "la scuola non è un parcheggio"

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La lettera delle mamme per riaprire le scuole

Laura Manfrin, mamma di due bambini gemelli che frequentano la prima elementare, insieme ad altri genitori della scuola di Cittadella ha inviato al Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina (ma anche al sindaco di Cittadella, al governatore della Regione Veneto e al Ministro per la Famiglia) una lettera che dà voce ai pensieri, ai timori e agli interrogativi della maggior parte dei genitori italiani. La scuola riaprirà a settembre? Cosa si sta facendo davvero per garantire sicurezza e diritto all'istruzione con il nuovo anno scolastico?

Riportiamo il testo della lettera, che al momento non ha ricevuto risposta dalle istituzioni cui è indirizzata, per cogliere l'occasione di fare qualche riflessione a proposito di questo tema che ci tocca da vicino ogni giorno.

Pregiatissimi, siamo un gruppo di genitori preoccupati per la futura gestione dei nostri figli, in questo periodo di emergenza sanitaria.

È nostra cura e interesse tenerci costantemente informati sull’evolversi della situazione epidemiologica e, fortunatamente, nel nostro comune riscontriamo un ridotto numero di contagi e un comportamento responsabile da parte della popolazione.

Al momento, la priorità viene data alla riapertura delle attività economiche, che, siamo ben coscienti essere necessaria per la ripresa della quotidianità.

Al contempo però, come genitori, abbiamo l’assoluto bisogno di trovare delle risposte concrete per i nostri bambini, il futuro della nostra società, che sono stati completamente dimenticati dallo Stato.

Ci chiediamo, e Vi chiediamo, come possiamo ritornare a lavorare se i nostri figli non avranno dove andare e con chi stare?

Chi si occuperà di accompagnarli nel loro percorso di formazione e crescita?

Finora noi tutti abbiamo fatto del nostro meglio per adeguarci all’emergenza e supportare la didattica a distanza che, per quello che abbiamo potuto sperimentare, riteniamo non sia una forma di insegnamento adeguata e completa, che giammai vorremmo trovare riproposta a settembre.

L’educazione non può prescindere dall’aspetto sociale, dall’imparare ad andare d’accordo con i simili rispettando gli altri e l’ambiente: queste cose non possono essere trasmesse attraverso i compiti via mail o nelle lezioni a distanza, soprattutto con i bambini più piccoli o con chi ha difficoltà di apprendimento.


Ci abbiamo provato in questi mesi: NON FUNZIONA! Vogliamo la scuola in presenza! Vogliamo una scuola che cresca bambini fiduciosi e SENZA PAURA uno dell’altro! Guardando all’immediato futuro ci sentiamo disorientati, come lo sono ora i nostri figli, anche per l’organizzazione dei ritmi quotidiani.

Chi tra noi sarà costretto a delegare la gestione dei propri figli in sua assenza, si troverà a dover valutare due strade con sviluppi e possibili conseguenze molto diverse:

la prima soluzione sarà quella di affidare i bambini ai nonni (per chi ha la fortuna di averli) o ad altri familiari ed amici con il derivato aumento incontrollato di spostamenti e di rapporti ravvicinati con soggetti fragili i cui esiti potrebbero risultare nefasti per il contenimento della pandemia; in alternativa ogni famiglia si organizzerà secondo le proprie possibilità, assumendo ad esempio una baby sitter, con il carico economico che ne deriva. Quindi qualcuno potrebbe pensare di radunare i bambini in piccoli gruppi per mitigare la spesa o per garantirsi professionalità qualificate;
la seconda è affidarsi a dei servizi, pubblici o privati, messi in sicurezza, pianificati, organizzati che possano offrire qualità e professionalità sul piano pedagogico didattico e al contempo cura del tessuto sociale/relazionale.

Noi non avremmo dubbi su quali delle due alternative indirizzarci, comprendendo e rispettando comunque la scelta e l’opinione di chi preferirà estendere l’isolamento o intraprendere soluzioni individuali.

Pertanto, chiediamo alla nostra Amministrazione delle risposte concrete. Ad oggi, infatti, viviamo nell’incertezza totale, perché manca un serio piano di assistenza per i bambini. Siamo molto preoccupati per le regressioni sul piano cognitivo, MA SOPRATTUTTO SOCIALE dei nostri bambini e ragazzi, per cui riteniamo sia estremamente necessario fare di tutto per FAR TORNARE A SCUOLA SUBITO I NOSTRI BAMBINI, nella scuola reale, con i banchi e le sedie, con tutte le misure di sicurezza che si riterranno indispensabili, anche solo per un saluto, anche per pochi giorni, prima delle vacanze estive, così che questo anno scolastico abbia una degna conclusione.

Abbiamo bisogno di capire come muoverci, se potremo contare sull’attivazione di CENTRI ESTIVI, sulla riapertura di asili nido e scuole dell’infanzia, sulla possibilità di un sostegno tra famiglie o su altre alternative.

Confidiamo di trovare in Voi un interlocutore attento e sensibile, anche ai bisogni dei bambini, perché una società si misura proprio da ciò che fa per loro. Noi, da genitori, ci rendiamo disponibili a contattare anche gli insegnanti e le scuole per costruire insieme a voi la fattibilità di regole che possano garantire la maggiore sicurezza possibile, magari utilizzando gli spazi all’aperto oppure orari ridotti e intervallati.

Le riflessioni di una mamma

La lettera non fa che amplificare e dire a voce alta ciò che pensiamo più o meno tutti. La didattica a distanza è una modalità di emergenza che ha consentito di portare a termine l'anno scolastico ma che al tempo stesso ha escluso una buona percentuale di bambini e ragazzi (tutti quelli che non avevano immediato accesso ai dispositivi digitali, alla rete Internet o semplicemente non avevano un adeguato contesto familiare che potesse supportarli in questa sfida).

Ci siamo ritrovati, noi genitori, a doverci destreggiare tra App e software per le videolezioni, a motivare ogni giorno i nostri figli a seguire le videolezioni, a fare i compiti, a inviarli sulle piattaforme e a non perdersi nulla. Il tutto in un clima di stanchezza generale perché - a dispetto di quanto può sembrare - le videolezioni sfiancano: mio figlio dodicenne, disciplinato e dotato di un apprezzabile senso di responsabilità, dopo due ore di videolezione, durante la quale il professore spiega con tono monocorde le proprietà delle pietre o dei metalli utilizzando un video su YouTube, ha occhi rossi, una espressione distrutta e annoiata ed è difficilissimo poi motivarlo a proseguire con altre videlezioni o con i compiti assegnati.

Qualche giorno fa durante una lezione di aritmetica la professoressa lamentava un generale livello di sonnolenza da parte dei ragazzi e uno di loro prontamente ha risposto con voce sommessa “Prof. Ma io quando venivo a scuola e mi alzavo alle 7 e avevo scienze alla prima ora non mi sentivo così stanco bo'”
Lui concludeva con un bò, ma noi adulti invece lo sappiamo bene perché.

La scuola non è solo nozionismo e compiti da svolgere. Certo, lo abbiamo sempre letto, detto, e lo sappiamo bene, eppure proprio durante questo periodo abbiamo capito quando sia vera questa affermazione.

La scuola è contatto, confronto, condivisione. E' avere uno scambio umano con coetanei e professori, è stimolo che proviene da un contesto che è altro rispetto a quello familiare.

Per il mio piccolo di quasi sei anni che a settembre inizierà la prima elementare, ad esempio, la scuola è fondamentale: per lui le maestre sono un punto di riferimento educativo essenziale. Ha un carattere oppositivo e aver visto spezzata all'improvviso l'alleanza educativa che avevamo stabilito noi e le maestre è stato deflagrante con il risultato che, persi i suoi riferimenti abituali e costretto a vedere maestre e amichetti solo sul computer, ha amplificato i suoi comportamenti, i capricci, l'irritabilità.

Ecco, per concludere sarebbe bene che la scuola diventasse finalmente un argomento prioritario per l'intera società. Ogni volta che sui social che riportano articoli che parlano dell'emergenza scuola leggo con mestizia i soliti commenti la scuola non è un parcheggio. Certo che non lo è, noi genitori lo sappiamo bene ma forse istituzioni e opinione pubblica pensano lo sia e proprio come un qualsiasi parcheggio cosa importa quanto tempo resterà inagibile.

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