La difficoltà di essere studenti oggi
La scuola si sa è sempre stato un bel grattacapo non solo per chi ci lavora, ma anche, e soprattutto, per gli studenti e per i genitori. Essere studenti non è semplice: non lo è mai stato in passato, per la severità con cui venivamo impartite le lezioni, e non lo è nei nostri tempi ipertecnologici, poiché agli alunni viene richiesta una quantità enorme di conoscenze e competenze da mettere a volte in secondo piano la personalità del bambino e/o del ragazzo che abbiamo di fronte.
È giusto però, considerato il delicato argomento, di analizzare passo passo i vari aspetti che rendono un soggetto uno studente.
Per prima cosa tante volte è stato detto che famiglia e scuola rappresentano le due agenzie educative fondamentali per il bambino, due istituzioni alle quali è richiesta una complicità necessaria e duratura per il benessere dei ragazzi.
Sappiamo, tuttavia, che non sempre è così e nonostante l’innumerevole impegno dalle parti chiamate in causa i risultati poi sono tutt’altro che soddisfacenti.
La forte diatriba che ha da sempre accompagnato le problematiche scuola-famiglia sono state legate alla mancanza di dialogo, ad una sorta di scarica barili quando le cose non vanno nel verso giusto e a rimetterci sono sempre gli alunni.
Incolparsi a vicenda è proprio uno dei motivi che non permettono di lavorare bene e creando nel bambino incertezza e poco rispetto per l’autorità docente che ricordiamo essere un pubblico ufficiale. Vivere tranquillamente la scuola non significa andare d’accordo con gli insegnanti o svolgere tutti compiti, ma arrivare in classe con una serenità educativa che parta già da casa.
Una solida alleanza tra la famiglia e la scuola è importante perché spesso molti alunni non vivono nel miglior modo lo stare in classe presi da problemi con i genitori o con gli insegnanti, ma anche con i compagni.
Analizziamo queste tre legami che risultano fondamentali per ogni individuo in età scolare.
- Avere una situazione problematica in famiglia, dovuta alla separazione dei genitori, ad un lutto, ad un imminente trasferimento in un’altra città, ma anche a questioni inerenti problemi economici o di violenza domestica fanno sì che lo studente assuma vari atteggiamenti che possano andare dal totale isolamento, quindi vivere in una sorta di mondo parallelo o immaginario dove tutto è bello e funziona bene, al mostrare invidia per il compagno che invece non ha questo tipo di problematiche.
- I disagi si possono verificare all’interno della classe stessa, con un insegnante in particolare, avere la consapevolezza che la maestra o il professore ce l’abbia con lui/lei. Sentimenti come rabbia, odio, rifiuto per la disciplina sono le conseguenze. In alcuni casi si arriva ad aggredire verbalmente il docente e quando dall’altra parte manca la comprensione e il dialogo difficilmente il disagio si risolve nel corso dell’anno scolastico.
- Essere studente però significa anche vivere in un gruppo di pari dove il bisogno primario è l’accettazione. Anche qui le problematiche non mancano, anzi sono spesso eccessive e a volte diventano pericolose quando si cerca a tutti i costi di piacere agli altri. Il gruppo classe è la prima aggregazione per un bambino, non tutti riescono ad inserirsi dal primo giorno di scuola, alcuni faticano ad esprimersi, altri a legare con tutti e preferiscono l’amicizia di pochi. Il non sentirsi accettati è una grande paura che provano moltissimi bambini e ragazzi, d’altro canto l’escludere e il non volere un determinato compagno nel proprio gruppo è comune in molte scuole. Vengono messi in atto meccanismi di violenza fisica e mentale, la seconda avviene soprattutto per mano del genere femminile, chiamati oggi atti di bullismo che minano l’equilibro della cosiddetta vittima tanto da compromettere non solo il rendimento scolastico, ma anche i rapporti con le persone che le vogliono bene. Quando tali fenomeni si manifestano a scuola può succedere che il malcapitato decida di non andare a scuola per un periodo di tempo anche abbastanza lungo o nei casi più gravi si chieda di cambiare istituto, quartiere o addirittura città.
In una società com’è quella di oggi in cui ad ogni soggetto è richiesto il massimo, creare aspettative o un’immagine distorta degli altri annulla la vera personalità dell’individuo, non parliamo poi se i soggetti in questione sono i bambini.
Quali accorgimenti adottare?
- È importante per un loro corretto e sano sviluppo che i genitori viaggino sulla stessa linea educativa, abbiano cioè gli stessi sistemi per educare i figli, che non siano fossilizzati nell’educazione ricevuta dai loro genitori o chiusi in un modello educativo ben definito e rigido.
- È, inoltre, fondamentale chiedere ai figli, prima ancora di andare bene a scuola, di studiare, fare tutti i compiti, di essere rispettosi nei confronti di tutte le persone che hanno di fronte, degli adulti, ma anche dei coetanei. L’esempio poi, l’abbiamo detto tante volte, è l’insegnamento migliore che i bambini possano ricevere. La frase “Chiedo rispetto ma sono il primo a dare rispetto” dovrebbe essere ben compresa prima di tutto dagli adulti, sempre troppo esigenti.
- Altro “rimprovero” che mi permetto di dare ai genitori è di non limitare il vivere la scuola del figlio unicamente al rendimento, al compito in classe e ai voti. Non siamo nati per essere giudicati ma per far parte di una società, di essere membri attivi e responsabili. Pertanto, va benissimo fare il proprio dovere di scolaro, ma gli alunni hanno bisogno prima di tutto di adulti che credano nelle loro capacità, hanno bisogno e il diritto, aggiungerei, di essere capiti ma soprattutto ascoltati.
Viviamo nella società dell’indifferenza, del contatto visivo ai minimi termini, non meravigliamoci se poi di fronte abbiamo bambini e adolescenti poco propensi al dialogo perché l’assenza di linguaggio la diamo prima noi adulti dedicando il nostro tempo libero a quella diavoleria chiamata smartphone.