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Le parole dei bambini: la scuola. L'importanza della scuola per i bambini

di pollicino . - 14.05.2018 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Dal momento della separazione dai genitori fino alle assunzioni di responsabilità che comporta la scuola primaria, l'Associazione Pollicino onlus ci spiega qual è l'importanza della scuola per i bambini

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L'importanza della scuola per i bambini

“Mamma”, “papà”, “nonni”, “pappa” sono alcuni dei primi vocaboli che vengono appresi e pronunciati dai bambini. All’interno di questo importante insieme di parole, solitamente, il termine “scuola” non c’è. Il piccolo che comincia a parlare si esprime infatti attraverso ciò di cui fa esperienza in modo continuo e ripetuto. Difficilmente, quindi, “scuola” sarà tra le prime parole di un bambino. Tuttavia, diventerà presto una delle più importanti. L'Associazione Pollicino onlus ci spiega qual'è l'importanza della scuola per i bambini.

Intendendo il contesto scolastico come un luogo in cui si affronta un cammino non solo di studio ma anche di formazione e di crescita, può essere lecito considerare l’asilo, altrimenti detto “scuola materna”, il punto d’inizio di tale percorso.

Scuola materna

All’età di 3 anni i bambini cominciano a entrare in contatto con un’istituzione, con un mondo diverso da quello di casa, popolato di persone che ancora non conoscono e delle quali devono imparare gradualmente a fidarsi. Non si confrontano già con i compiti, ma la sfida che i piccolissimi sono chiamati a superare è con tutta probabilità più complessa: la separazione dai genitori.

Andare all’asilo comporta infatti il passare diverse ore del giorno lontani dalle cure di mamma, papà e degli altri componenti della famiglia (in particolare, i nonni). Quindi il primo significato che assume la scuola può essere proprio questo, non solo per il bambino ma anche per i suoi genitori: anche loro infatti vivono una separazione, indicativa del fatto che il proprio figlio, benché sia ancora all’inizio, stia comunque cominciando a crescere.

In ogni caso, se da una parte ci si allontana per un po’ dagli affetti di casa, dall’altra si stabiliscono nuove relazioni, sia simmetriche sia asimmetriche. Nel primo caso parliamo dei coetanei, degli amici: all’asilo il piccolo stringe rapporti sulla base delle affinità e del rispecchiamento, iniziando a selezionare e a riconoscere negli altri caratteristiche che percepisce come proprie.

L’uomo è un animale sociale” scriveva Aristotele ed è quindi naturale che in un contesto come quello scolastico/pre-scolastico un bambino vada alla ricerca di altri con cui giocare e parlare. In tal senso, oltre ai tempi e agli spazi ludici, è probabilmente la mensa il luogo d’elezione per conoscersi meglio: mentre si assaggiano e si mangiano i piatti, è infatti possibile chiacchierare. Proprio per questo attorno a quei tavoli prende vita una situazione conviviale, connotata, cioè, sia da affetto sia da disciplina: si può parlare, apprendendo così i reciproci gusti, e scherzare, rendendo così il pasto un momento allegro, ma al tempo stesso bisogna rispettare quelle regole che sono già state in parte trasmesse dalla tavola familiare (ad esempio, ci si può alzare solo quando tutti hanno finito).

Il compito di comunicare e far apprendere tali norme è proprio delle maestre, che rappresentano il polo di quelle relazioni asimmetriche di cui si è scritto poco sopra. Le educatrici dell’asilo sono tra le prime figure adulte significative che il piccolo incontra al di fuori della famiglia. Svolgono dunque un ruolo cruciale: non sono sostituti dei genitori, ovviamente, ma possono apportare un contributo di capitale importanza alla formazione e alla crescita dei bambini. Specialmente alla scuola materna, il lavoro delle maestre si declina sia sul versante più propriamente educativo sia su quello dell’attenzione e della cura.

Per i piccolissimi costituiscono un fondamentale punto di riferimento ed è dunque necessario che il loro operato sia centrato sul riconoscimento del soggetto che ciascun bambino è, con le sue caratteristiche e peculiarità.

Scuola primaria

Durante l’ultimo anno di asilo, poi, i piccoli cominciano a prepararsi a vivere le elementari. Mamma, papà, nonni e fratelli spesso parlano della scuola, la descrivono, raccontano le proprie esperienze e trasmettono i propri ricordi, anche rispetto al fatidico primo giorno (un evento ad alto contenuto emotivo e sensoriale, che ognuno di noi porta a lungo con sé).

In un primo tempo, dunque, la parola “scuola” può essere associata dal bambino non a qualcosa di concreto, bensì a un insieme eterogeneo di fantasie e aspettative: aneddoti e descrizioni vengono recepiti dal piccolo che così può cominciare a costruirsi una propria rappresentazione interna del nuovo luogo. Quindi, con il primo giorno di scuola ecco che l’immagine viene necessariamente a confrontarsi con una realtà dai confini ben delineati. Mamma, papà e figlio si separano ma tale nuovo distacco, benché significativo e talvolta difficile, può assumere la valenza di momento di passaggio. Con l’asilo, il bambino ha già imparato a confrontarsi con un contesto differente da quello di casa, a relazionarsi con i pari e ad attenersi a determinate norme; ha quindi già vissuto una prima esperienza lontano dalla famiglia. Ora, però, si apre per lui un nuovo capitolo: comincia il suo percorso di studi.

Certo, quello della scuola è un mondo pieno di sorprese e quindi genitori e figli possono trovarsi a porsi le medesime domande: «Come sarà questo ambiente? E come saranno gli altri bambini? E le maestre?».

Proprio perché sulla scala della crescita le elementari rappresentano il gradino superiore a quello della materna, le sfide che i piccoli devono superare differiscono da quelle precedenti. Oltre al dover fare proprio un luogo strutturalmente diverso, qual è quello della classe, spesso bisogna stringere nuovi rapporti: ci possono infatti essere altri compagni e sicuramente ci sono altre maestre. In più è necessario fare i conti con i compiti, sia quelli a casa sia quelli in classe, che richiedono gradualmente di crescere sempre di più dal punto di vista dell’organizzazione e dell’assunzione di responsabilità.

Infine, le regole: sebbene all’asilo i piccoli imparino a stare in gruppo e a comportarsi in maniera diversa a seconda dell’occasione (come nella già citata situazione della mensa), durante gli anni della scuola vengono introdotti nuovi criteri (ad esempio, bisogna stare tutti seduti e non si può parlare quando parla l’insegnante).

Come far fronte a tutto questo? Sicuramente, un elemento fondamentale è la fiducia: non solo i bambini, ma anche i loro genitori devono imparare a poco a poco a fidarsi delle maestre, dei vicini di banco e dell’istituzione stessa. In questo modo, potranno sentirsi liberi di affidarsi a nuove figure significative, per proseguire il proprio percorso di crescita con sempre maggiore autonomia e sicurezza.

In conclusione, quindi, per un bambino la parola “scuola” può avere molteplici significati:

  • può riferirsi alla classe e dunque agli amici e al piacere di ritrovarsi ogni giorno con loro, durante le lezioni e i momenti di pausa; può essere associata ai compiti e alle materie e quindi alle fatiche, ma anche alle soddisfazioni, all’aiuto di mamma e papà e alle prime responsabilità anche al di fuori dell’orario scolastico;
  • può avere a che vedere con le maestre, figure significative con le quali dovrà instaurarsi un rapporto basato su regole, rispetto ed empatia;
  • infine, può significare “mensa” e quindi convivialità, chiacchiere attorno a un tavolo gustando tutti insieme una pietanza.

Articolo a cura di
Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus
Via Amedeo D’Aosta, 6 – Milano
info@pollicinoonlus.it – www.pollicinoonlus.it
800.644.622

 

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