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Galimberti: genitori fuori dalle scuole e classi da 12 studenti

di Redazione PianetaMamma - 22.09.2020 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Secondo il filosofo Umberto Galimberti si è persa l'occasione di cambiare la scuola facendo classi piccole e cambiando i programmi

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Classi piccole e genitori espulsi dalla scuola

Si è persa un'occasione per cambiare la scuola dal punto di vista strutturale e anche nei contenuti. Lo ha dichiarato Umberto Galimberti, uno dei più seguiti e apprezzati filosofi e pensatori italiani, ospite al Festival della filosofia di Modena. Secondo Galimberti la scuola avrebbe dovuto approfittare dell'emergenza COVID per produrre un profondo cambiamento nella scuola italiana, considerata da molti vetusta sia nella sua struttura che nei contenuti.

Il punto di partenza, secondo il filosofo, sarebbe dovuto essere quello di ridurre ad un massimo di dodici il numero di alunni per classe perché solo così avrebbero avuto il loro pieno riconoscimento e piena educazione.

Lo scopo della scuola non dovrebbe essere solo quello di istruire, ma soprattutto di educare, che secondo il filosofo significa soprattutto riportare all'ordine emotivo e sentimentale.

Come spesso abbiamo letto nei suoi scritti, Galimberti rivendica l'importanza di considerare i sentimenti come vere e proprie doti culturali che vanno coltivate anche a scuola, così come un tempo accadeva in famiglia, con le nonne che ci raccontavano le storie e in quelle storie riuscivamo a vedere il bene e il male. Reintrodurre la letteratura a scuola significa proprio questo: consentire ai giovani di confrontarsi con concetti come suicidio, gioia, passione, disperazione e così crescere educati e capaci di gestire le proprie pulsioni, evitando di fare le cose tragiche che ogni giorno riempiono i giornali.

Non solo, andrebbero rivisti anche i criteri con i quali gli insegnanti vengono selezionati: non c'è nulla di male nell'incontrare professori che ispirano e che con il loro carisma riescono a "plagiare" le classi a vanno penalizzati coloro che rovinano gli studenti. Secondo Galimberti occorrerebbe selezionare i professori con test che valutino la personalità, anche per verificare se il docente ha passione e se è capace di appassionare

Le materie

Galimberti dice la sua anche sui programmi, i contenuti e le materie che si studiano a scuola e la filosofia andrebbe studiata già dalla prima elementare:

La scuola non dovrebbe avere solo l'istruzione come scopo. La mente non si apre se non si apre il cuore. Quanti di noi hanno studiato tantissimo alcune discipline grazie al fatto che avevano insegnanti affascinanti e quanti hanno studiato poco o niente perché detestavano alcuni altri professori?

Perché la scuola funzioni, per prima cosa deve educare che significa riportare all'ordine emotivo e sentimentale. Altrimenti si resta a livello pulsionale. I sentimenti si imparano, sono doti culturali. Le nostre nonne ci raccontavano le storie e in quelle storie vedevano il bene e il male. Dobbiamo reintrodurre la letteratura nelle scuole, confrontarci con il suicidio, con la gioia. Se tu interiorizzi concetti come gioia, suicidio, disperazione, passione, sei educato, ed eviti di fare le cose tragiche a cui assistiamo periodicamente: che razza di società stiamo costruendo?

E i genitori?

Non c'è dubbio che uno dei problemi di oggi sia proprio il ruolo e l'ingerenza dei genitori nella scuola.

Un tempo l'insegnate veniva considerato un alleato nell'opera educativa che la famiglia faceva verso il bambino, mentre oggi i genitori sembrano essere interessati solo alla promozione, ad avere una conferma di quanto il proprio figlio sia dotato e speciale.

Galimberti non usa mezzi termini: i genitori andrebbero espulsi dalla scuola perché la loro presenza permette al ragazzino di sfuggire alle sue responsabilità. Ai genitori sembra ormai interessare soprattutto alla promozione e il prof per evitare questioni di fronte ai tribunali e problemi legali preferisce promuovere tutti. Ma in questo modo non si costruisce una struttura meritocratica e finché non si arriva al merito non avremo nessuna società civile, conclude Galimberti.

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