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Fare i compiti con i bambini: ma perchè?

di Francesca Capriati - 12.02.2015 Scrivici

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Gran parte dei genitori aiuta i figli a fare i compiti e spesso si trova in grande difficoltà. Ecco perchè sarebbe meglio perdere questa abitudine

Fare i compiti con i figli

Chiunque abbia dei figli o amiche con figli sa quanto l’argomento “compiti a casa” sia scottante. Fare i compiti è sempre stato noioso, un po’ faticoso, un’attività alla quale i bambini e i ragazzi spesso cercando di fuggire in ogni modo.

E le nostre madri ricordano bene quanto eravamo seccanti con le nostre rimostranze contro i compiti. Ma diciamo la verità: mai e poi mai i nostri genitori si sono messi accanto a noi a fare i compiti.

Compiti assistiti, compiti in compagnia. E’ una novità che riguarda le ultime generazioni e sembra essere ormai una prassi consolidata quella di doversi sedere accanto ai figli per fargli fare i compiti.

Il problema non è poco conto. Tornare a fare i compiti assilla i genitori che sentono forte la pressione di dover aiutare i figli. Uno studio condotto nel Regno Unito ha scoperto che due genitori su tre aiutano i figli nei compiti (il che dimostra che ad aver preso questa abitudine non sono solo i genitori italiani) e uno su sei li fa al posto del figlio. Ma due terzi dei genitori ammette di avere grandi difficoltà nello svolgimento dei compiti. Algebra e geometria sono le materie più complicate (come non essere solidali!).

L’immediata riflessione alla lettura di questi dati è: noi questa fase di dover imparare algebra, geometria e trigonometria l’abbiamo già vissuta e per fortuna è passata, perché mai ci sentiamo in obbligo di doverci rimettere sui libri, questa volta senza nemmeno poter contare sull’aiuto delle lezioni in classe? Ora tocca ai ragazzi dover studiare queste materie e fare i compiti è una loro esclusiva responsabilità.

Il sondaggio inglese mette in luce anche un altro, inevitabile, aspetto di questo atteggiamento dei genitori verso i compiti: metà degli intervistati ammette di sentirsi in competizione con gli altri genitori.

Cioè alla fine a fare i compiti per avere un voto migliore sono i genitori e non i figli. E l’immancabile, strisciante competizione in ogni aspetto della vita viene trasmessa anche in questo caso ai figli.

Allora, invece di sederci accanto ai figli come ogni pomeriggio questa volta varrebbe la pena di fare qualche riflessione più obiettiva sull’argomento:

  • aiutare i figli nei compiti è inutile, anzi è dannoso. Per loro. Lo studio statunitense intitolato “La bussola rotta” evidenziò chiaramente che l’eccessiva presenza dei genitori nell’educazione dei figli porta ad un peggioramento del rendimento scolastico.

  • Fare i compiti è innanzitutto un esercizio di responsabilità personale. I bambini imparano ad avere un incarico da svolgere e devono lavorare sul proprio senso di responsabilità
  • fare i compiti è un esercizio di gestione del tempo: i bambini si distraggono, si alzano continuamente, sbuffano. L’adulto può supervisionare e dare un tempo per lo svolgimento dei compiti, come fanno alcuni insegnanti a scuola tra l’altro.
  • Fare i compiti da soli è un esercizio di autocontrollo: più grandi si fanno e più dovranno essere in grado di esercitare su se stessi autocontrollo e organizzazione.
  • Aiutare nei compiti non è altro che l’ennesima dimostrazione di quanto oggigiorno si finisca col trasferire ai bambini solo lo spirito di competizione, l’importanza di essere sempre performante a tutti i costi
  • Fare i compiti con i bambini è un aspetto tipico dei cosiddetti “genitori elicottero” quelli che proprio come un elicottero svolazzano sulla testa dei propri figli ronzando continuamente e impedendogli di esprimersi liberamente

In questo quadro naturalmente non è di poco conto il ruolo svolto dagli insegnanti. I docenti dovrebbero assegnare solo compiti che gli allievi siano in grado di svolgere e non dovrebbero sovraccaricare i ragazzi di compiti da fare a casa.

L’Ocse bacchetta l’Italia perché i nostri ragazzi hanno fino a nove ore di compiti a settimana a fronte di una poco gratificante posizione nella classifica dei Paesi con il migliore sistema scolastico (rapporto 'Going for Growth').

I bambini che fanno il tempo pieno dovrebbero avere ben pochi compiti a casa per potersi dedicare anche ad altre attività, come il gioco, lo sport, il puro ozio (creativo). E’ quanto suggerisce Lucilla Musatti, insegnante elementare e autrice di vari saggi, che spiega anche che il ruolo dell’adulto dovrebbe essere solo quello di supervisore. Insomma mai mettersi a fare i compiti insieme ai bambini oppure correggere l’errore. Meglio andare a scuola con l’errore perché altrimenti il bambino non capirà mai in cosa ha sbagliato oppure l’insegnante non si chiederà mai se il compito assegnato era all’altezza dei suoi alunni.

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