Educazione sessuale
nelle scuole. Spesso ne sentiamo parlare e non c’è dubbio che educare gli adolescenti all’affettività e poi anche alla sessualità contribuisca a renderli adulti consapevoli e maturi. Ma ciò che è accaduto nei giorni scorsi nel Cantone di Basilea, in Svizzera, ha davvero dell’incredibile.
In trenta scuole, dove studiano ragazzini dai
quattro ai quattordici anni
, sono arrivate decine di valigette e scatole contenenti materiale per l’
. Il contenuto lascia davvero perplessi: libretti, falli in legno di diverse lunghezze, vagine in plastica, filmati, pupazzetti.

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L’iniziativa ha scatenato un mare di
polemiche
perché rischia di essere estesa anche agli altri Cantoni. A difendere il progetto
Daniel Schneider
, l’autore del sussidiario per l’educazione sessuale dei piccoli nel Cantone renano, che spiega che grazie a questo kit i bambini potranno essere aiutati a sviluppare una sessualità in modo consapevole.
Eppure gli oggetti e la metodologia prevista per l’educazione sessuale sono a dir poco curiosi: i bambini, anche piccolissimi, impareranno a riconoscere le varie parti del
corpo umano
e i pupazzetti serviranno per mostrare loro come avviene il
. Imparare che l’atto sessuale provoca
piacere
e che essere toccati in alcune zone del proprio corpo può essere fonte di piacere servirà, secondo i pedagogisti, a sviluppare in loro una consapevolezza del sesso che dovrebbe, in futuro, anche aiutarli a dire di no se non vogliono essere toccati.
Per i bambini più grandi è prevista, invece, la
e l’utilizzo degli
organi sessuali
realizzati in legno e plastica.
La Svizzera non è nuova all’insegnamento dell’educazione sessuale. In realtà questo insegnamento sarà obbligatorio dal 2014 in tutte le scuole ma per adesso è limitato solo ai preadolescenti che discutono di sesso insieme agli insegnanti.
A scatenare la polemica, che ha visto scendere in prima linea le associazioni dei genitori e i pedagogisti più conservatori, è stato soprattutto il coinvolgimento degli allievi più piccoli.