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Compagni di scuola: il rapporto tra coetanei in classe

di Dott.ssa Giuliana Apreda - 02.09.2016 Scrivici

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Fonte: iStock
I consigli per instaurare un buon rapporto con i compagni di classe, perché i rapporti tra coetanei aiutano a sviluppare le relazioni sociali e a prepararsi anche per il futuro grazie a ruoli e regole ben precisi

Come instaurare un buon rapporto con i compagni di classe

Ogni giorno il nostro bambino, nella vita di classe, entra in contatto con tanti coetanei che saranno per lui un riferimento costante nel corso degli anni scolastici.

La scuola non ha solo una funzione educativa, ma rappresenta un vero e proprio laboratorio sociale per il bambino, è una specie di teatro di prova di come sarà ogni individuo da adulto all'interno di una comunità costituita da regole, ruoli e funzioni precise. Il gruppo classe comprende tutte le varianti di carattere e di personalità e forma un microcosmo sociale più o meno completo simile a quello che ciascuno da grande dovrà affrontare nell'ambiente di lavoro e più in generale nella vita collettiva.

Ogni bambino porta nel gruppo classe se stesso, con i suoi pregi e difetti, le sue doti e le sue mancanze, i suoi sentimenti, i suoi desideri e le sue paure.

Nel rapporto con i coetanei trova, come in un gioco di specchi, chi gli somiglia e chi no, chi rappresenta un amico e chi un nemico. A differenza dell'amico o amica del cuore con i compagni di classe si stabilisce un avvicendarsi più fluido di contatti relazioni e confronti forse meno intensi e coinvolgenti ma non per questo meno importanti nello sviluppo del bambino.

Con l'amico del cuore il bambino mette in gioco i suoi sentimenti e trova delle conferme sul piano affettivo, invece con gli altri compagni mette in gioco la sua identità sociale, il suo modo di essere all'interno di un gruppo e delle dinamiche che si creano.

Si delineano così le caratteristiche sociali del bambino e anche l'immagine pubblica che avrà in futuro. C'è il bambino leader alle cui decisioni gli altri si conformano, il bambino intermediario diplomatico che risolve conflitti ed agisce come elemento pacificatore.

C'è il bambino che non propone ma preferisce guardare, ma segue le iniziative proposte dagli altri.

Non manca poi il bambino che non riesce ad inserirsi nella vita di classe, a partecipare e collaborare alle attività e finisce per assumere spesso il ruolo di “capro espiatorio” ossia il parafulmine delle tensioni che inevitabilmente si creano in ogni gruppo.

Non solo è colpa sua se gli altri non lo vogliono, ma è facile scaricare su di lui anche la responsabilità delle marachelle degli altri quando si va alla ricerca di un colpevole. Le dinamiche di gruppo mettono in luce anche il diverso modo di inserirsi e di adattarsi alla vita collettiva oppure di evitare od ostacolare le relazioni, in base ad alcuni aspetti predominanti nel carattere del bambino: come l'attivismo, la generosità, la solidarietà, la paura del rifiuto, la suscettibilità etc. Caratteristiche che in parte già emergono nella scuola materna e che poi possono tendere a modificarsi con lo sviluppo e la crescita.

Non sempre il bambino si comporta in classe nel modo in cui i genitori si aspettano. A volte i genitori si stupiscono nel sentirsi dire che il proprio figlio è timido mentre a casa non lo è oppure il contrario.

Quindi l'immagine sociale del bambino può non corrispondere all'immagine privata che hanno di lui i genitori o gli amici più intimi. Queste metamorfosi nel passaggio dal mondo familiare a quello sociale non rappresentano una doppia faccia nella personalità del bambino, ma soltanto modi diversi di muoversi e agire in contesti differenti che hanno caratteristiche e dinamiche altrettanto diverse.

Nella maggior parte dei casi tuttavia l'immagine sociale tende a riflettere gli aspetti che hanno caratterizzato le prime relazioni infantili con i genitori e con i fratelli. Possono riemergere in modo più fluido e stemperato come una specie di eredità emotiva nei rapporti nuovi con i compagni di classe.

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