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Quanto bisogna essere convolti nella vita scolastica dei nostri figli?

di Francesca Capriati - 07.09.2017 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Essere coinvolti nella vita scolastica migliora il rendimento dei bambini? Non tutti ne sono convinti e in certi casi si rischia davvero di esagerare

Coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica

In questi giorni che precedono la riapertura delle scuole negli Stati Uniti si discute  dell'efficacia del parental involvement. Letteralmente significa "coinvolgimento dei genitori" nelle questioni accademiche e scolastiche e si è diffusamente pensato che, dopo decenni nei quali la presenza dei genitori nella vita scolastica dei figli si limitava alla presenza ai colloqui scuola-famiglia, una maggiore presenza di mamma e papà potesse contribuire a migliorare i risultati  e le performance scolastiche.

È davvero così? Si stanno domandando oltreoceano. Aver dato via libera ai genitori consentendogli di mettere bocca nella vita scolastica, giudicare l'operato degli insegnanti e le scelte compiute dai dirigenti scolastici, aiutare i figli nei compiti a casa e addirittura scegliere la scuola al posto loro si è infine rivelata una strategia vincente?

Il parental involvement è davvero servito a migliorare le performance e far salire il tasso di promossi a pieni voti?

Gli esperti non ne sono così sicuri. Secondo recenti studi condotti su vasta scala in diversi ambienti socio-culturali emerge che non sempre un coinvolgimento appassionato dei genitori nella vita scolastica contribuisce a migliorare il rendimento, anzi può fare peggio. Ciò che davvero sembra essere utile è semplicemente comunicare con loro in modo corretto, discutere insieme le attività che svolgono in classe, trasmettere con entusiasmo il messaggio che la scuola ha un valore fondamentale e rafforzare nel tempo questo concetto, rispettare il lavoro degli insegnanti e confrontarsi con loro con incontri e verifiche periodiche.

Rileggendo questo elenco non è forse quello che facevano i nostri genitori una trentina di anni fa quando andavamo a scuola noi?

Ricordo bene che i miei genitori non hanno mai mancato ad un colloquio scuola-famiglia con gli insegnanti, non hanno mai messo in dubbio la serietà e l'autorevolezza degli insegnanti e certamente non mi hanno mai aiutato nei compiti a casa supponendo di saperne di più dell'insegnante e quindi criticando il suo operato.

Oggi, anche a causa delle nuove tecnologie, la critica, il coinvolgimento, l'opinione viaggiano indisturbati sulle famigerate chat di classe o sui social: gruppi di mamme che si trasformano in luoghi dove ognuno è libero di poter dire la sua, nella maggior parte dei casi senza alcuna conoscenza della materia, e dove si esprime la parte peggiore del parental involvement.

Ciò non vuol dire che dovremmo tornare ai tempi in cui soltanto alla mamma spettava il compito di organizzarsi due, tre volte l'anno per andare a parlare con gli insegnanti, mentre il padre al massimo scopriva finalmente come era fatta la scuola dei propri figli se veniva chiamato dalla segreteria per andarli a prendere in caso di febbre improvvisa.

Oggi sono gli stessi insegnanti che, in nome di una costruttiva alleanza educativa tra scuola e famiglia, chiedono un maggiore coinvolgimento e maggiore presenza dei genitori nella vita scolastica. Ma essere presenti non vuol dire diventare tuttologi ed onnipresenti: aver letto qualche articolo su internet su metodi di insegnamento e pedagogia spicciola non trasforma un manager in un insegnante e non giustifica una presunzione che travalica i confini della semplice (e costruttiva) partecipazione alla vita scolastica.

Potremmo pensare ad un coinvolgimento positivo nella vita scolastica dei bambini in modo che questa nostra scelta sia produttiva e vantaggiosa per loro. In che modo? Mi vengono in mente alcune cose che certamente non possono che apportare vantaggi:

  • chiedendo loro come è andata a scuola oggi;
  • guardando con partecipazione sentita i loro quaderni e le attività svolte in classe;
  • manifestando sincero rispetto per l'insegnante e per il suo operato;
  • evitando di criticare apertamente l'insegnante davanti al bambino;
  • limitando il più possibile la propria partecipazione alle chat di gruppo sui social e non trasformarle in un luogo dove nasce e monta il pettegolezzo;
  • responsabilizzando il più possibile il bambino sulle proprie cose (zaino, astucci, libri e quaderni) e sui compiti da fare a casa;
  • rendendosi disponibile ogni tanto nelle attività scolastiche che prevedono la partecipazione dei genitori (una gita con la classe al museo cittadino, un aiuto per la realizzazione di materiali per la recita di fine anno etc...);
  • confrontandosi con l'insegnante regolarmente e non mancare ai colloqui fissati con il corpo docente.

Non è detto che partecipando più attivamente e in modo coinvolgente nella vita scolastica de nostri bambini riusciremo a migliorare il loro rendimento scolastico: molti studi condotti in proposito, come accennato prima, non hanno dato conferme in questo senso, ma di certo se ci mostriamo partecipi e trasmettiamo loro i messaggio che la scuola è importante, se dimostriamo che non conta solo un bel voto ma partecipare con rispetto e coinvolgimento alla vita scolastica probabilmente aiuteremo i bambini ad affrontare la vita scolastica con il giusto entusiasmo.

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