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"Togliamo il ciuccio", la prima guida sui vizi orali dell'infanzia

di Monica De Chirico - 11.07.2016 Scrivici

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Intervista a Paola Perrone, autrice di "Togliamo il ciuccio", la prima guida sui vizi orali causati da un uso non corretto e prolungato del succhietto

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Intervista a Paola Perrone, autrice di "Togliamo il ciuccio"

Dall'esperienza di Paola Perrone, Logopedista e Vocologa, nasce "Togliamo il ciuccio", la prima guida sui vizi orali dell'infanzia con spunti teorici-pratici per genitori e storie illustrate per bambini. Abbiamo intervistato l'autrice del libro per approfondire l'argomento, capire perché risulta così difficile separare il bambino dal succhietto e quali sono i rischi di un uso non corretto e prolungato.

  • Puoi raccontarci brevemente le motivazioni che ti hanno spinta a scrivere un libro su questo tema?

In tanti sanno che il ciuccio può far male, ma le leggende metropolitane sull'argomento sono un'infinità. In pochi in realtà conoscono i veri rischi delle abitudini orali dell'infanzia ed hanno una concreta idea di come gestirne il distacco. In una fase così delicata della vita del bambino ritengo importante che il genitore sia informato e consapevole. Molto brevemente: la lingua è il muscolo relativamente più forte che abbiamo nel corpo, ed imprime 1,5 kg di forza durante ogni singola deglutizione. Quando si abusa con il ciuccio e altri vizi orali (suzione del dito, del biberon o respirazione orale) la lingua impara ad avere una postura non corretta, e scarica le sue forze in modo non fisiologico. Nei bambini in cui è presente questa dinamica aumenta in primis il rischio di andare incontro a una malocclusione (cattiva relazione tra le due arcate o tra i singoli elementi dentali). In un combattimento tra lingua e osso vince la lingua. Lavorando in maniera preventiva sui muscoli si può annullare o ridurre l'interferenza dei vizi orali sul sorriso e su altre funzioni orali, ed è importante che i genitori conoscano queste dinamiche e prendano coscienza di quali atteggiamenti sono virtuosi e quali scorretti.

  • Nel testo c'è una parte dedicata agli aspetti psicologici legati ai vizi orali.  Quali sono nello specifico? Puoi farci qualche esempio?

La premessa fondamentale è che nessun bambino nasce con il bisogno del ciuccio.

Piuttosto siamo noi adulti che per svariati motivi decidiamo di concedergli questa “coccola”. Tuttavia se il bambino lo accetta e se ne abitua, può sviluppare un attaccamento morboso, in quanto diventa per lui un oggetto di autoconsolazione. Per questo non dobbiamo mai prendere in giro o mortificare il bambino se non riesce ad eliminare il ciuccio dalle proprie abitudini, ma dobbiamo piuttosto creare le giuste condizioni per un distacco sereno.

  • Come è possibile coniugare l'approccio emozionale e quello cognitivo nel difficile processo di distacco del bambino dall'utilizzo del succhietto?

Penso che il mestiere di noi genitori richieda una costante integrazione di razionalità e cuore. L’abbandono del vizio orale può essere un momento cruciale, in cui la conoscenza ci porta ad agire per amore e con amore. Non vedo questi due elementi come contrastanti, piuttosto vanno costantemente integrati, per prendere decisioni bilanciate e costruttive. È per questo che nel libro “Togliamo il ciuccio” do informazioni, strumenti pratici e storie con 4 personaggi che devono abbandonare ognuno il suo vizio orale. Riusciranno ad immedesimare i propri vissuti in quelli dei protagonisti, e questo permetterà al genitore di attivare un confronto sereno, propositivo per preparare il bambino a reagire positivamente a questo cambio.

  • Quali sono i principali disturbi nei quali può incorrere un bambino se continua ad utilizzare a lungo il ciuccio?

Molti genitori restano stupefatti quando spiego che l’utilizzo protratto del ciuccio o di altri vizi orali, influenzando la postura della lingua, può avere numerosi effetti indesiderati: si spazia dalle malocclusioni, a problemi di respirazione, alle otiti, a problemi di postura. Alcuni studi recenti correlano addirittura l’errata postura della lingua a difficoltà di attenzione.

  • Nel libro fai riferimenti a paesi e culture che non fanno uso del succhietto. E' quindi possibile farne a meno, e quale può essere un valido sostituto?
  • Ci sono alcuni paesi in cui il ciuccio non viene utilizzato. In alcune aree dell’Africa, ad esempio, il ciuccio non è entrato nella abitudini familiari, e l’incidenza delle malocclusioni è prossima allo zero. Questi bambini giovano di un allattamento al seno protratto probabilmente di difficile coniugazione con le abitudini del mondo occidentale. Ma ad ogni modo se il ciuccio fosse usato con la giusta frequenza e tolto nei giusti tempi c’è una buona probabilità che si possano evitare gli eventuali effetti negativi. 

  • Nel primo capitolo del tuo libro parli di terapia Miofunzionale. Potresti parlarne brevemente? A cosa serve?

La terapia Miofunzionale è una terapia svolta dal Logopedista volta ad educare/rieducare le funzioni orali come deglutizione, respirazione, masticazione e fonazione. È necessaria quando si presentano delle disfunzioni delle funzioni orali, come ad esempio la produzioni di suoni interdentali, una postura linguale scorretta, una respirazione orale.

  • Da mamma e logopedista, puoi raccontarci la tua esperienza su questo tema?

C’è un breve passaggio del mio libro in cui racconto di notti insonni e tanto bisogno di un po’ di pace, fattori che mi hanno spinto a malincuore a proporre il ciuccio alla mia piccola Bianca. La bimba non lo ha accettato, ma intanto questa esperienza vissuta sulla mia pelle mi porta oggi a non biasimare chi ha concesso il ciuccio al proprio piccolo. Ho invece avuto a che fare con l’abbandono del biberon. Ho usato proprio la storiella della “Coniglietta Beverona” presente nel libro. Quando anche la sua tettarella si è rotta, Bianca aveva già capito tutto, e mi ha subito chiesto la “tazza dei grandi”, proprio come avviene nella fiaba. Inoltre un’altra situazione particolare si è verificata quando Bianca, nonostante avesse già 20 mesi, con mia grande sorpresa mi ha chiesto il ciuccio perché lo vedeva in continuazione in bocca a bambini che frequentavano il suo stesso nido. Ma ormai era passato il tempo delle notti insonni, quindi serenamente le ho fatto capire che era già grande e coraggiosa, e che non aveva più bisogno del ciuccio. Fortunatamente mi ha creduto

  • Potresti illustrarci un caso particolarmente importante di vizi orali e ripercussioni psicologiche legati all'uso prolungato del ciuccio

Un giorno ho ricevuto una famiglia in studio.

Ricordo un ragazzo di 14 anni intelligente ma timido, aveva tutti 10 in pagella. Era venuto da me per un problema: nonostante la sua età, durante la notte succhiava ancora il ciuccio. La situazione era diventata delicata, questo era un argomento tabù: la mamma e il suo papà non dovevano parlare con nessuno di questo aspetto. La mamma era disperata perché non sapeva più come gestire la situazione e si sentiva in colpa per non aver fatto qualcosa prima. Il ragazzo aveva appena rinunciato alla gita di fine anno perché di certo non poteva succhiare il ciuccio davanti ai suoi compagni che ovviamente lo avrebbero preso in giro. Anche lui ce l’ha fatta con un lavoro congiunto Logopedico-Psicologico, ma potete immaginare come abbiamo reso enorme un problema che avremmo potuto gestire più semplicemente nei giusti tempi.

Per questo è importante avere dei genitori consapevoli, sensibili e attivi allo stesso tempo. Ogni cosa ha il suo giusto tempo per essere portata a termine. Ogni passaggio di crescita dei nostri figli ci chiede costanza, determinazione e forza di volontà. Per questo ho scelto di condividere informazioni importanti con tutti i genitori che hanno bisogno di trovare le giuste soluzioni e la giusta motivazione per accompagnare il proprio figlio in un passaggio di crescita.

Per saperne di più

Paola Perrone è Logopedista e Vocologa, specializzata nella riabilitazione dei disturbi della voce, dello SMOF (Squilibrio Muscolare Orofacciale) e del linguaggio nell’età infantile. Con due colleghe ha fondato “Fare, Dire, Pensare…Insieme”, studio privato di Logopedia, Psicologia e Neuropsicomotricità situato a Concorezzo (MB). Da anni accompagna bimbi e famiglie nella risoluzione degli effetti negativi dei vizi orali, lavorando su deglutizione, respirazione, masticazione e fonazione. 

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