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Psicosi infantili, cosa sono e come si interviene

di Antonella Marchisella - 21.06.2018 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Già da piccoli ci si può ritrovare affetti da gravi patologie come le psicosi infantili. Proprio come per le psicosi che interessano gli adulti, esistono diversi tipi di psicosi infantili. ne abbiamo parlato con un esperto

In questo articolo

Psicosi infantili

Ci appare veramente difficile che un bambino possa trovarsi in situazioni psicologiche gravi. Eppure, già così piccoli, ci si può ritrovare affetti da gravi patologie come le psicosi infantili. C'è da dire innanzitutto, che proprio come per le psicosi che interessano gli adulti, esistono diversi tipi di psicosi infantili. L'autismo ad esempio, è una di queste.

Per quanto differenti possano essere, posseggono tutte un aspetto fondamentale comune: in ogni forma di psicosi il bimbo vive un rapporto alterato con la realtà.

Cos'è la psicosi infantile

Si possono individuare le psicosi sintomatiche e le psicosi funzionali. Le prime sono facilmente identificabili poichè strettamente connesse ad un danneggiamento organico, seguito ad esempio a malattie o attacchi epilettici.

Nelle seconde invece non vi è la presenza di un disturbo organico e possiamo distinguerle in:

  • stati prepsicotici, che possono regredire spontaneamente;
  • psicosi affettive infantili caratterizzate da reazioni affettive abnormi, inadeguate agli stimoli e al contesto
  • le schizofrenie che sono caratterizzate da una profonda alterazione della realtà, non vi è un sufficiente contatto con essa.

Schizofrenia infantile

La schizofrenia infantile vera e propria si manifesta generalmente dopo i 5 - 6 anni di età ed è riconoscibile dal fatto che il bimbo presenta visibilmente un rapporto alterato con ciò che lo circonda, tende ad isolarsi, è facilmente irritabile, aggressivo, perde in creatività e voglia di esplorare, conoscere l'ambiente, verso il quale mostra scarso interesse.

Le schizofrenie che interessano il bambino di età inferiore a 5 anni sono definite precoci o sindromi pseudoamenziali. La sintomatologia della sindrome pseudoamenziale si compone inizialmente di disturbi del sonno e rifiuto del cibo e in seguito sfocia in deficit psicomotori.

L'autismo è una forma precoce di schizofrenia infantile. Altre schizofrenie infantili precoci sono la sindrome aggressiva, nella quale il bimbo piange e grida violentemente, prova panico e senso di terrore, una profonda rabbia verso sè stesso.

Sindrome simbiotica

Nella sindrome simbiotica il bambino interrompe la propria crescita psichica ed entra in simbiosi con la madre (i disturbi psichici della madre si riflettono sul bimbo). La madre impedisce al bambino di raggiungere una propria identità. E' fondamentale che la famiglia partecipi in modo positivo al recupero del piccolo, che verrà attuato non solo con terapie farmacologiche, ma anche con psicoterapie adeguate.

Psicosi puerperale

Una psicosi associata alla maternità è la psicosi puerperale, rispetto al fatto che la donna subisce delle modificazioni profonde nell'ambito di una gravidanza e di tutto ciò che essa comporta. E' riscontrabile dal quinto giorno successivo al parto ed è caratterizzata da:

  • ansia,
  • cattivo umore tendente alla tristezza,
  • negazione del parto,
  • senso di disorientamento.

La terapia adeguata si avvale anche in tal caso di farmaci e psicoterapie.

Psicosi infantili, il parere dell'esperto

Abbiamo rivolto alcune domande al dottor Luca Saita, psicologo, che ha acquisito il suo bagaglio formativo all’Università La Sapienza di Roma e alla University of Sunderland in Inghilterra dove ha avuto modo di approfondire e conoscere nuove tecniche di terapia psicologica nei suoi approcci più moderni.

  • Dottor Saita, che cos'è l'autismo nello specifico?

Prima di iniziare a rispondere alle domande vorrei fare una premessa. Mi accingo a rispondere non nel modo tipico dei manuali di psichiatria, che possono essere facilmente trovati su qualunque sito internet con una breve ricerca, e che indicano sintomi, esordio, e tutte le caratteristiche tipiche delle varie sindromi, bensì in una prospettiva ed in una chiave più moderna, in linea con gli ultimi studi di psicoterapia familiare, del ramo cosiddetto 'sistemico-relazionale', ovvero che tiene conto degli individui e del contesto dove gli individui esistono e vivono. Partendo dalla definizione di Winnicot 'There is no such thing as a baby, there is a baby and someone', cioè non esiste un bambino in sè e per sè, esiste un bambino insieme a qualcun'altro, è importante considerare tutto ciò che accade al bambino parallelamente al contesto famiglia.

Passando alla prima domanda, l'autismo si può definire come una chiusura del bambino verso il mondo, con un evitamento attivo di tutti gli stimoli esterni di tipo relazionale, e la fissazione su oggetti o su attività ripetitive. Il bambino appare quindi 'estraneo' al mondo, non ricambia lo sguardo, non si relaziona.
Non bisogna confondere però l'autismo infantile con le psicosi infantili, perché il segno distintivo dell'autismo è proprio nella mancanza di relazione con l'altro, laddove, al contrario, nelle psicosi, che consistono in una difficoltà a tenere conto della realtà, il contatto con l'altro può essere stabilito e mantenuto.

Definire l'autismo nello specifico, effettivamente non è stato ancora fatto. Prima di tutto perché ci sono livelli differenti di autismo, e poi perché nonostante la grande mole di studi, le cause non sono state ancora chiarite in modo definitivo. Sicuramente, come in molte patologie, prima si riesce ad intervenire, prima si può aiutare il bambino.

  • Cosa sono le psicosi sintomatiche e le psicosi funzionali?

Le psicosi funzionali sono facilmente identificabili poiché strettamente connesse ad un danneggiamento organico, seguito ad esempio a malattie o traumi. In questo caso quindi, è un danno organico, fisico, ad essere la causa.

Nelle psicosi sintomatiche invece non vi è la presenza di un disturbo organico, quindi diciamo che l'origine è psicologica. Entrando in questo argomento, entriamo in un campo difficile, in quanto le cause della psicosi infantili possono essere molteplici. Vorrei fornire io una prospettiva nuova e moderna, innovativa, che ha riportato risultati brillanti ed inaspettati, e che ha preso piede solo da 40 anni a questa parte.

Le psicosi infantili sono state oggetto di numerosi studi da parte di psicoterapeuti, primi fra tutti in Italia il "gruppo di Milano", i cui primi studi sono culminati con la pubblicazione del libro 'I giochi psicotici della famiglia'.

Per questi autori le psicosi non sono solo 'della persona', bensì fanno parte del sistema stesso, per cui non è più la persona ad essere psicotica, ma il contesto, ed i 'giochi' che il contesto opera, a livello relazionale e comunicativo.

  • A che età si può manifestare una schizofrenia infantile?

Esiste un detto sudamericano che dice "la pazzia è un'arte". I bambini possono essere grandi artisti, quindi fin dai tre anni riescono in questo. L'età limite è quella dei vent'anni. Dopo i vent'anni non si riesce più a diventare schizofrenici. Aggiungo a questo, che è ormai dimostrato come la schizofrenia sia inserita in una serie di giochi familiari, per cui alla famiglia 'serve' uno schizofrenico. Per quali motivi? Molto spesso per placare grandi conflitti familiari tra i genitori, per spostare la tensione e lo sguardo di tutti su 'altro'. Anche i bambini più piccoli, possono percepire le tensioni, quindi, in maniera difensiva iniziano a fare 'i matti', così da tenere in scacco e contemporaneamente salvare l'intera famiglia. Aggiungo che non sempre è così, esistono illimitate variazioni sul tema, seppure la scuola di Psicoterapia Familiare di Palo Alto in California, ha dimostrato questo.

  • Che cosa sono le schizofrenie precoci e quali possono essere i sintomi?

Le schizofrenie precoci sono le schizofrenie che hanno un esordio in età scolare a livello della scuola elementare, o anche precedente. I sintomi possono essere di due tipi:

sintomi positivi, ovvero allucinazioni, fissazioni, linguaggio disorganizzato e comportamento disorganizzato o catatonico; sintomi negativi, ovvero apatia, depressione, perdita del piacere. Anche per questo vale quello detto prima.

I sintomi negativi sono stati riletti dalla teorie più recenti in termini di 'sciopero', oppure sono funzionali a tenere un genitore a casa, diciamo che il bambino diventa quindi un 'controllore' di un genitore. Anche i sintomi positivi giocano le stesse funzioni di quelli negativi. Ricordo un caso da manuale, di un bambino che faceva il catatonico, fino a farsi accompagnare dalla mamma al bagno e a farsi pulire a 9 anni, tutto questo svelato in terapia familiare come un espediente per controllare la mamma, avendo letto il bambino sugli occhi del padre più volte il suo terrore che la moglie lo tradisse.

La grande evoluzione della scienza e nella cura delle psicosi e delle schizofrenie, è stata quella di dare un ruolo 'ATTIVO' al malato, anche ai bambini, per cui la malattia 'SERVE' a qualcosa o a qualcuno, ed è questo che la genera, ed è questo quello che va capito per poterla curare.

  • Che cos' è la sindrome simbiotica?

La sindrome simbiotica è una difficoltà del bambino di staccarsi dalla mamma, distacco che genera grande ansia e paure così forti tali che il distacco non è più possibile. La teoria dell'attaccamento ha studiato tali dinamiche, soprattutto Bowlby, con il concetto di 'base sicura'. Non è facile staccarsi per il bambino quando sente che la mamma non fornisce una base sicura, oppure quando sente il suo bisogno che lui le stia accanto.

Voglio aggiungere un punto importante rispetto a tutto quello detto fin qui: il bambino ha un ruolo attivo, quindi non si tratta di 'colpe' dei genitori che 'rovinano' i figli.

I figli a volte possono essere 'impiccioni', mettersi a ficcare il naso nelle cose dei genitori, pensare di comprendere bisogni del genitore e poi assecondarlo anche se questo non è stato chiesto loro. E questa è la parte che i figli mettono, e che nulla ha a che fare con i genitori.

  • Il disturbo bipolare infantile rientra nella gamma delle psicosi. Quali sono le sue caratteristiche e come si cura?

Il disturbo bipolare infantile, tradotto in termini non tecnici, significa il passare da uno stato di eccitazione maniacale ad uno stato di grande depressione da parte del bambino, che diventa da iperattivo a depresso. Questo è un quadro molto grave, molto più grave per quanto riguarda gli adulti, e per la cura di tale disturbo è consigliata una psicoterapia familiare, che riesca a svelare i motivi di tale comportamento del bambino, e quali fattori determinano il disagio che sfocia in una esagerata attività, fino alla depressione.

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