Home Il bambino Malattie

Quali sono i disturbi di alimentazione in età pediatrica

di Ilaria Fassetti - 27.04.2018 Scrivici

quali-sono-i-disturbi-di-alimentazione-in-eta-pediatrica
Fonte: iStock
Disturbi di alimentazione in età pediatrica. Come possono intervenire i genitori e perché affidarsi a un logopedista specializzato in deglutizione

In questo articolo

Disturbi di alimentazione in età pediatrica

I feeding disorders sono un gruppo di disturbi che comportano difficoltà nel mangiare adeguatamente per il piacere personale, per la crescita e per la realizzazione sociale. I disturbi di alimentazione in età pediatrica sono sempre più diffusi e possono essere problematici sia per il bambino che per la famiglia.  Solitamente, infatti, è molto stressante per un genitore assistere ai pasti “faticosi” del figlio, e se quest’ultimo non assume abbastanza cibo inizia a nascere un vero e proprio problema.

I disturbi di alimentazione si distinguono dai disturbi della deglutizione (swallowing disorders), quindi dalla cosiddetta disfagia che può verificarsi in diversi stadi del processo di deglutizione e che è rischiosa per la possibilità di passaggio di cibo nelle vie aeree.

Un disturbo alimentare può essere causato da una difficoltà meccanica, come un bambino che ha difficoltà a raccogliere a preparare il cibo con la lingua e a masticarlo correttamente. Un bambino che tossisce e deglutisce spesso durante il pasto potrebbe avere, ad esempio, un disturbo meccanico o di coordinazione dell'alimentazione. Un bambino che non riesce a chiudere completamente le labbra e trattenere il cibo nella bocca potrebbe avere un problema di debolezza muscolare a quel livello per scarso sviluppo di alcuni muscoli. Alcuni bambini, invece, sono descritti come aventi un disturbo alimentare comportamentale. Un bambino che fa i capricci a tavola o prende piccoli morsi di un cibo e poi si alza da tavola può avere ragioni specifiche per mettere in atto questi atteggiamenti, teniamo sempre presente che il pasto dovrebbe essere un momento piacevole per tutti.

Alcune cause mediche abbastanza comuni possono influire sull’alimentazione, ad esempio problemi gastrointestinali (es. reflusso gastro esofageo, svuotamento lento dello stomaco, stitichezza, allergie alimentari), ma anche problemi respiratori, disprassia, problemi di integrazione sensoriale, etc.

.

I disturbi dell'alimentazione, inoltre, sono più comuni nei neonati che nascono prematuramente, hanno un basso peso alla nascita o hanno un ritardo dello sviluppo.

Quali sono i momenti più importanti per l’alimentazione?

Un periodo importante in cui ci si rende effettivamente conto del problema in famiglia è intorno ai tre anni quando un genitore mettendo il proprio figlio davanti a cibi più complessi si rende conto che il bambino rifiuta sovente di magiare, impiega tempi lunghissimi, spiega che non gli piace quel cibo, fa i capricci, tiene a lungo il boccone in bocca ma non lo deglutisce, si distrae e fa altro mentre mangia. Come mai proprio a questa età? Perché i cibi ora richiedono competenze maggiori, inizia inoltre l’inserimento nella scuola dell’infanzia, le merende con gli amichetti.

Dialogando con i genitori sembra che le mamme e i papà nel periodo precedente abbiano avuto un’attenzione esagerata durante lo svezzamento a non far mettere troppe cose in bocca ai bambini, a non far mordicchiare cose più dure perché avrebbero potuto ingoiarne inavvertitamente dei pezzetti, c’è stata una sorta di iperprotezione e di pulizia eccessiva. Molti dei bambini con difficoltà alimentari sono bambini ipersensoriali, che provano fastidio a toccare anche con le mani materiali appiccicosi, che hanno portato troppo il ciuccio o il biberon che sono spesso accontentati in famiglia e non amano sporcarsi.

Questi bambini spesso non sperimentano abbastanza, il bambino intorno ai 6 mesi dovrebbe cominciare lo svezzamento e piano piano prepararsi ad una deglutizione sempre più specializzata in cibi solidi e ad una masticazione adulta. In questo periodo il bambino dovrebbe conoscere e sperimentare moltissimi sapori, anche perché a quell’età il bambino è molto piccolo e difficilmente si rifiuta. Il bambino mangiucchia cibi più duri mette dei pezzetti in bocca, li toglie, li rimette anche in autonomia se sollecitato a farlo ma ad esempio mi è capitato che una mamma mi ha riferito di aver fatto assaggiare vari cibi ma dentro le apposite garzine di sicurezza per paura che il bambino non gestisse bene i pezzetti.

A quest’età il bambino deve sperimentare anche il controllo del cibo in autonomia senza guide forzate e anzi se non lo fa da solo deve essere aiutato a farlo, deve stabilire un suo rapporto con il cibo che poi sarà la base di tutta la sua alimentazione futura. Il bambino ama spesso lo zucchero, fargli bere troppe bevande zuccherine (succhi e altro di simile) non significa fornire al bambino il giusto apporto di frutta significa principalmente che il bambino si abitua al gusto dolce e vorrà sempre di più quel tipo di gusto e lo ricercherà perché per lui diventerà normale quel tipo di sapore.

La frutta a pezzi inoltre è a volte fibrosa, disomogenea quindi fornisce al bambino stimoli diversi a livello della bocca e l’aiutano a imparare a gestire nuovi tipi di consistenze.

Bisogna naturalmente evitare di continuare ad utilizzare biberon e ciucci quando stiamo cercando di svezzare il bambino! Questi, infatti, non favoriscono la maturazione della deglutizione.

I bambini spesso stabiliscono dei veri e propri legami affettivi con i propri biberon, si sentono rassicurati, sarà la mamma o il papà a dover far lasciare a poco a poco il biberon al bambino prima che si arrivi al punto in cui il bambino dice che senza biberon non beve più latte.

I genitori tra l’altro sono molto spaventati da questo tipo di minacce (mi capita molto spesso questa situazione) ma i bambini quando hanno fame mangiano! Non capita che un bambino per un capriccio davvero non mangia più quell’alimento! Oltre al fatto che se il bambino assume comunque calcio in altre sostanze anche se per un periodo non beve il latte non è una tragedia.

Quando il problema diventa chiaro

L’assecondare il proprio figlio a mangiare cose più morbide, secondo il proprio gusto, secondo le consistenze che più predilige e che sono più “facili” e veloci (si ha sempre fretta!) porta il bambino a diventare sempre più selettivo.

Ad un certo punto il genitore si rende conto che con il passare del tempo e la crescita i pasti diventano sempre più una “fatica”, l’apporto calorico dovrebbe essere maggiore, i cibi si complicano e il bambino incontra ormai sempre più difficoltà. Però adesso il bambino è grande ed è molto più difficoltoso convincerlo, il bambino inizia ad avere una sua “memoria alimentare”, i capricci diventano molto più difficili da gestire, mangia con difficoltà a mensa con gli altri bambini o si nutre poco. Mangia consistenze omogenee e non filacciose, ha bisogno di tempi lunghissimi per alimentarsi. A questo punto il disturbo alimentare diventa chiaro.

Ci sono alcuni casi particolari in cui i bambini hanno una particolare sensibilità, non perché non sono stati abituati a sperimentare cibi diversi, ma perché il bambino ha magari molto reflusso, sente bruciore a mangiare e non ne ha il piacere, oppure ci sono bambini che sviluppano fobie e paure di soffocare, o altri che sono portati ad essere molto sensibili a livello sensoriale, bambini nello spettro autistico (molto selettivi per consistenze ma anche per colori), bambini con disprassia, e così via, e sono quei bambini che non amano in genere neanche toccare con le mani sostanze appiccicose o sabbiose.

I segni più comuni dei disturbi dell'alimentazione pediatrica includono:

  • Rifiuto di provare nuovi cibi
  • Difficoltà a masticare o deglutire
  • Rifiuto ad ingoiare cibo
  • Avversione a certe trame di cibo, selettività alimentare
  • Vomito
  • Capricci durante i pasti
  • Assunzione di poco cibo
  • Pasti lunghi

Punti fondamentali per valutare l’alimentazione

Le valutazioni dell’alimentazione sono condotte per determinare l'ambito e la gravità dei problemi di alimentazione del bambino. Il logopedista specializzato in deglutizione solitamente osserva il bambino mentre sta mangiando o sta tentando di mangiare, e cerca di capire la causa di questo disturbo o almeno avanza delle ipotesi, in seguito utilizzerà questionari test e strumenti per valutare i problemi sottostanti.

Il problema potrebbe riguardare la bocca, la percezione sensoriale, l’ambito comportamentale o potrebbe essere una combinazione di problemi. La maggior parte dei bambini rientra in quattro categorie di problemi di alimentazione:

  1. rifiuto totale del cibo,
  2. selettività del cibo,
  3. selettività della struttura e deficit nelle abilità correlate come l'autoalimentazione,
  4. la regolazione del morso.

È importante che il logopedista prenda contatti con un nutrizionista per valutare adeguatamente se l’apporto nutrizionale per quel bambino è sufficiente, il gastroenterologo nel caso di reflusso, con uno psicologo per eventuali fobie, con il pediatra che segue il bambino.

La valutazione di solito comprende la raccolta della storia clinica del paziente, valutazione del linguaggio, valutazione dei riflessi orali e movimenti bucco-facciali e osservazione al pasto.

Trattamento

Il trattamento dipende dalla causa del disordine, sicuramente deve tener conto degli eventuali farmaci che il bambino si trova a prendere per i problemi gastrici o di reflusso o di altro tipo.

Il lavoro si svolge spesso con il cibo stesso e richiede tempo e pazienza. Tempo perché modificare un’abitudine come il mangiare (che facciamo quotidianamente e quasi istintivamente), non è facile, pazienza perché solitamente i bambini si oppongono alla terapia e all’inserimento di cibi, spesso hanno sviluppato negli anni precedenti anche delle paure.

La terapia è basata su una solida collaborazione tra professionista e genitori.

I genitori devono anche essere pronti a partecipare al processo di trattamento. Verrà insegnato come implementare le appropriate tecniche di alimentazione e le routine a casa per contribuire a migliorare i progressi. È importante che terapisti e genitori stiano lavorando alla stessa velocità per raggiungere lo stesso obiettivo.

Spesso ci si trova davanti a delle strutture immature per accogliere le diverse consistenze, che non hanno sperimentato e non sanno come gestire la situazione più difficoltosa.

Ogni bambino è diverso ma gli obiettivi tipici del programma di terapia in età pediatrica includono:

  • Crescente varietà di cibi solidi
  • Aumento del volume di alimenti solidi e liquidi
  • Accresciuta varietà di liquidi accettati
  • Maggiore consistenza dei cibi solidi
  • Aumentare le capacità di auto-alimentazione
  • Riduzione della durata del pasto
  • Diminuzione dei comportamenti che interrompono i pasti (ad es. pianto, lancio di cibo...)

L’obiettivo è rendere il pasto un qualcosa di adeguato per la crescita e le relazioni sociali ma anche piacevole come lo è normalmente per le persone senza lasciare che le possibili difficoltà rovinino e complichino un’attività che è generalmente istintiva e automatica.

gpt inread-altre-0

Articoli correlati

Ultimi articoli