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Disprassia e aprassia in età pediatrica sono la stessa cosa?

di Dott ssa Teresa De Monte - 09.03.2016 Scrivici

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La pediatra ci parla della disprassia infantile, o incapacità di compiere alcune normali attività quotidiane. Quali sono i sintomi e le cause di questi impacci motori nei bambini e quando bisogna preoccuparsi e chiedere l'aiuto di uno specialista

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Disprassia infantile

Disprassia infantile, compresa la verbale, si può considerare sinonimo più raffinato di impaccio o goffaggine motoria. Aprassia = incapacità di fare. Disprassìa, aprassia, dislessìa, disfasìa, astasìa, abasìa, atassìa, disdiadococinesìa, astereognosìa, ecc., sono parole usate per indicare sintomi di impaccio motorio, incapacità di leggere, di parlare, di stare in piedi, di camminare, di coordinare i movimenti, di girare velocemente le mani, di riconoscere oggetti al tatto, ecc: questi sintomi più o meno insieme e separatamente, sono stati riconosciuti, nei pazienti adulti, e ora anche nei bambini, come legati a certe malattie del cervello e a lesioni (vascolari o altro) in particolari aree dello stesso.

Sono sintomi, non malattie, e ciascuno ha delle sue caratteristiche peculiari. Importante è non confondere il sintomo con la malattia, in quanto il primo è solo il segnale e l'effetto del secondo. La disprassia abbraccia diversi aspetti, sia quelli strettamente legati alla coordinazione motoria, sia aspetti che investono le diverse funzioni adattive durante i vari stadi dello sviluppo, che possono determinare serie difficoltà nelle Attività della Vita Quotidiana, come: il vestirsi e svestirsi, l’allacciarsi e slacciarsi le scarpe, l’usare gesti espressivi per comunicare particolari stati d’animo o veri e propri deficit durante le attività scolastiche; tra questi possiamo evidenziare difficoltà di scrittura (disgrafia ) o di lettura (spesso per lentezza e difficoltà di decodifica a causa di deficit della coordinazione dei movimenti di sguardo).

Sintomi disprassia

Quindi: “la disprassia è un disturbo dell’esecuzione di un’azione intenzionale”. Va considerato che lo sviluppo delle abilità prassiche coincide con la nascita dell’intenzione, intesa come capacità da parte di ogni individuo, già in epoca neonatale, di regolare i propri processi cognitivi per organizzare risposte adattive, intendendo quindi la disprassia ossia “Difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori in serie, finalizzati ad un preciso scopo ed obiettivo”.

I bambini disprattici risultano molto sensibili al tatto, alla luce, a rumori intensi e spesso presentano difficoltà alimentari ovvero sono molto selettivi nel tipo di alimentazione. Manifestano difficoltà gestuali che sono spesso correlate a difficoltà nel separare ed utilizzare adeguatamente le dita delle mani fin dal primo anno di vita.

Il bambino disprattico, anche quando ha imparato ad eseguire determinate azioni, necessita di tempi più lunghi e manifesta lentezza esecutiva sia in attività della vita quotidiana che nelle attività scolastiche.

Tipi di disprassia dei bambini

Disprassia primaria o pura (non associata ad altra patologia e che non presenta segni neurologici evidenti) Disprassia secondaria (associata invece ad altre patologie e sindromi) Inoltre va chiarito che spesso può capitare che nello stesso bambino si riscontrino uno o più tipi di disprassia, di cui una tipologia e' preminente rispetto ad altri segnali piu' sfumati di disprassia:

  • Disprassia generalizzata
  • Disprassia Verbale
  • Disprassia Orale
  • Disprassia dell’abbigliamento
  • Disprassia degli arti superiori
  • Disprassia della scrittura
  • Disprassia di sguardo
  • Disprassia della marcia
  • Disprassia del disegno
  • Disprassia costruttiva

Le abilità, ricordiamo, maturano con l'età. A sei mesi la maggioranza dei bimbi impara a stare seduta, alcuni già prima, altri un po' dopo. A un anno il maggior numero di bambini fa i primi passi e dice le prime parole, e così via. L'equilibrio e la coordinazione talora sono un po' in ritardo. Pertanto dire che "La Disprassia è l’incapacità di compiere movimenti volontari, coordinati sequenzialmente tra loro, in funzione di uno scopo. È una malattia che colpisce il 6% della popolazione infantile tra 5 e 11 anni.”, non è corretto. Al ritardo della comparsa delle abilità motorie (equilibrio, coordinazione, ecc) spesso corrisponde un ritardo nella maturazione del Sistema Nervoso Centrale, per cui questi bambini acquisiscono quelle abilità in ritardo e poi con la pratica si perfezionano. Ecco dunque che un bambino può cominciare a camminare a 18 mesi o a parlare a tre anni, ma poi, come spesso accade e come i genitori dicono, nessuno lo ferma più.

Disprassia infantile, cause

Una delle cause più comuni del ritardo delle abilità è l'immaturità, fortunatamente non tutti siamo uguali, ognuno ha i suoi ritmi, che devono essere rispettati, per evitare complicazioni e danni, spesso procurati dalle istituzioni educative e scolastiche, che vorrebbero bambini tutti uguali, tutti allo stesso livello di sviluppo, in modo da non differenziare l'attenzione e l'insegnamento a seconda dei diversi livelli.

E’ una malattia neurologica o un semplice ritardo di maturazione?

Se la difficoltà motoria non è dovuta a immaturità ma a malattia neurologica, genetica o acquisita, se il ritardo si fa marcato, i genitori, tramite il pediatra del bimbo, si devono rivolgere a specialisti per indagini appropriate. Il ritardo, talvolta, è espressione di una patologia che si manifesta chiaramente solo più tardi. Sia malattie motorie, neurologiche e muscolari, che altre malattie si manifestano inizialmente come un ritardo e progressivamente come una patologia. In questi casi sfortunati una diagnosi precoce può permettere una miglior organizzazione dell'intervento, anche se molto spesso non esistono rimedi o interventi risolutivi. La diagnosi della patologia è un atto medico, un ritardo di maturazione non è una patologia e tantomeno una malattia da curare.

Ma nei casi in cui è in gioco solo un ritardo maturativo, non sono necessari interventi particolari, perchè la maturazione segue le sue vie e i suoi ritmi, ma solo più rallentati. Spesso è il confronto con gli altri, le esigenze istituzionali delle scuole, a creare problemi pretendendo che i bambini abbiano tutti gli stessi ritmi di evoluzione.

L’utilità di Interventi (ri)abilitativi precoci

Sempre più, in questi casi, sono prescritti interventi riabilitativi, logopedici o psicomotori ai 3 o ai 2 anni, senza tenere in considerazione che queste sono età molto delicate per intervenire alterando inevitabilmente le esperienze del bambino e sottoponendolo a situazioni che non è stato dimostrato siano prive di effetti dannosi. Il campo dello sviluppo psicoaffettivo dell'infanzia è ancora poco conosciuto, così come sono poco conosciuti i fattori che possono influenzarlo. E’ giusto quindi affidare il bambino a logopedisti e psicomotricisti? ( solitamente non sono specializzati in psicologia e meno in psicologia infantile).

Il razionale del loro intervento molte volte si basa su ipotesi e presupposti non dimostrati e tutti questi fattori controindicano tali interventi in età precoce e comunque li subordinano al controllo di un esperto nello sviluppo infantile globale. La diagnosi di disprassia richiede un’accurata valutazione che, a seconda dei casi, investe diversi settori dello sviluppo. La valutazione viene fatta quindi da un’equipe costituita da vari esperti: neuropsichiatra infantile, psicologi dell’età evolutiva, logopedisti, terapisti della neuropsicomotricità, terapisti occupazionali, che insieme collaborano per mettere a punto un profilo funzionale del soggetto ai fini sia della diagnosi che di un progetto mirato di terapia. Importante l’apporto del pediatra per un’ipotesi diagnostica ed un tempestivo invio a chi di competenza.

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