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Bambini e Coronavirus: osservazioni e riflessioni

di Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus - 15.07.2020 Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Come hanno vissuto tutto questo i più piccoli? Cosa hanno percepito e come hanno letto ciò che stava accadendo intorno a loro? Che cosa resterà loro da raccontare di questi mesi di pandemia?

Bambini e Coronavirus: osservazioni e riflessioni

Il Coronavirus ha colpito il nostro Paese rendendo necessaria una serie di trasformazioni e cambiamenti che, in particolar modo, ha coinvolto la vita quotidiana. Come hanno vissuto tutto questo i più piccoli? Cosa hanno percepito e come hanno letto ciò che stava accadendo intorno a loro? Che cosa resterà loro da raccontare di questi mesi di pandemia?

Il lockdown ha spesso determinato confusione e disordine nei bambini: la routine frenetica, scandita da scuola, sport, pomeriggi al parco, compiti e corsi di musica, è stata forzatamente sospesa a favore di un lungo tempo entro le mura domestiche in compagnia di mamma e papà. È proprio all’interno di questo contesto che i bambini hanno potuto scoprire quanto stava accadendo nel mondo.

Fin dai primi anni di vita, i discorsi di madre e padre sono una grande fonte di apprendimento: non solo le parole, ma anche tutto ciò che le sostiene, come le emozioni e le intenzioni, viene captato e utilizzato per costruire l’architettura infantile della realtà, che talvolta è fantasiosa e che in certi casi può tuttavia risultare anche spaventosa.

Nel corso della pandemia, infatti, sempre più bambini hanno manifestato difficoltà legate al sonno, all’alimentazione oppure regressioni rispetto a conquiste evolutive che hanno suscitato particolare preoccupazione nei genitori. Il corpo, in età evolutiva, è il mezzo privilegiato per esprimere se stessi e le proprie fatiche: in questo senso, i fenomeni di somatizzazione possono essere letti come sintomi di un malessere del bambino, malessere legato alla particolarità del contesto nel quale sta vivendo. Al tempo stesso, anche l’attuazione di piccoli rituali di stampo ossessivo-compulsivo (come, ad esempio, controllare più volte che la porta di casa sia ben chiusa) può essere un modo per esprimersi in questa situazione, indicando il tentativo di difendersi da paure, perdita di controllo o ansia.

I cambiamenti avvenuti con l’emergenza sanitaria hanno, quindi, disorganizzato e sregolato la routine dei bambini che, per questo motivo, possono manifestare il bisogno di ritrovare un ordine e una stabilità, attuando così azioni ripetitive e comportamenti peculiari.

Ecco perché è importante che gli adulti siano disposti ad ascoltare e ad accogliere le letture dei bambini. Poter offrire loro un senso alle parole sentite e spiegazioni adatte all’età può aiutarli a conoscere una realtà meno spaventosa e a scacciare ansia e paure.

Inoltre, non solo preoccupazione e paura hanno caratterizzato le giornate infantili durante la quarantena, ma anche rabbia, noia e gelosia. L’impossibilità di giocare con mamma e papà, in quanto immersi nello smatworking, ha fatto sì che le lunghe giornate vuote prendessero il sopravvento: non bisogna dimenticare però che l’incontro con la noia è un’occasione virtuosa, perché consente di sviluppare la creatività, la fantasia e l’immaginazione! Avere i genitori tutto il tempo a casa è stata una novità, come anche il fatto che non sia stato possibile catturare sempre il loro sguardo, in quanto mamma e papà erano impegnati a lavorare o ad aiutare i fratelli più grandi con i collegamenti per le lezioni online: ecco dunque che anche gelosia e rabbia possono essersi insinuate durante la reclusione.

Più avanti, certamente ci saranno effetti sui piccoli testimoni del momento, data la sua criticità, ma sarà appunto possibile conoscerli solo una volta che l’evento, che si presenta e si caratterizza come traumatico, sarà stato elaborato. In ogni caso, è vero anche – ed è bene ricordarlo – che gli adulti possono aver trasmesso ai bambini, in maniera sensibile e utilizzando discorsi adeguati all’età, le informazioni fondamentali per la protezione, come le norme igieniche, e possono aver inoltre supportato i loro figli anche nella regolazione delle emozioni: questo avrà un impatto sulla percezione dell’emergenza sanitaria, ma anche su pensieri, sensazioni e comportamenti che in futuro rimarranno ai più piccoli.

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