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I bambini Bes e la coppia genitoriale

di Emmanuella Ameruoso - 30.03.2017 Scrivici

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I bambini Bes sono bambini dai bisogni educativi speciali. La psicologa ci spiega qual è il compito della scuola e dei genitori in caso di bambini con difficoltà di natura cognitiva o comportamentale

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Bambini Bes

L’ingresso a scuola per i bambini, a volte, risulta davvero difficile, non solo perché incontrano sin da subito difficoltà pratiche di inserimento o di adattamento a nuovi metodi didattici ma anche perché alcuni di loro presentano dei veri e propri impedimenti legati all’apprendimento e allo svolgimento di alcuni compiti. Una situazione di disagio socio-culturale, cognitivo o comportamentale, allo stesso modo, può risultare per il fanciullo uno scoglio insormontabile. Diventa quindi faticoso essere al pari degli altri compagni o rispondere in maniera corretta alle esigenze, a volte pretenziose, degli insegnanti e degli adulti.

Chi sono i BES?

Negli anni ’70 vengono abolite le classi speciali e tutti gli alunni inseriti in una stessa aula. Gli insegnanti di sostegno restano all’interno del gruppo classe e seguono lo studente con specifiche difficoltà da vicino. L’inclusività diviene un aspetto importante per ogni singolo alunno che presenta difficoltà di natura cognitiva o comportamentale. Con la legge 170/2010 la situazione cambia e alle disabilità gravi vengono aggiunti anche i disturbi dell’apprendimento con un conseguente notevole aumento delle certificazioni. A quanto pare sono più diffusi di quanto si potesse pensare. Per altri versi sembra esserci un surplus di diagnosi di DSA.

L’acronimo BES indica la categoria dei bambini con bisogni educativi speciali anche solo per brevi periodi

per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta (Direttiva Ministeriale del 27.12.2012)

 Lo stesso li riassume in tre distinte tipologie:

  • Disabilità (tutelati dalla L. 104/92)
  • Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA tutelati dalla L.170/2010, ADHD, borderline cognitivi)
  • Svantaggio socio-economico, linguistico e culturale.

Rientrano nei BES, anche se non chiaramente specificati dalla normativa, i disturbi non specifici dell’apprendimento, i disturbi dell’umore, i disturbi d’ansia, gli alunni plusdotati intellettivamente (i gifted) (CNP, 2016).

Che difficoltà hanno i DSA?

I DSA sono disturbi che coinvolgono una particolare area funzionale lasciando intatti il funzionamento intellettivo generale:

  • dislessia cioè un disturbo nella lettura (abilità di decodifica del testo)
  • disortografia cioè disturbo nella scrittura ossia difficoltà di codifica fonografica e competenza ortografica)
  • discalculia cioè disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intesa come capacità di comprendere e operare con i numeri)
  • disgrafia cioè disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria).

Quali sono le conseguenze immediate?

La difficoltà di essere al passo con gli altri o di seguire opportunamente le lezioni porta molti alunni ad abbandonare prematuramente la scuola.

La disabilità

Esistono diversi tipi di disabilità ma in questo, come negli altri casi, indica l’esistenza di una carenza nella capacità di svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali. Ci si riferisce quindi al comportamento, alla comunicazione, alla cura della propria persona, all’assetto corporeo, a particolari attività, a fattori di circostanza. Nello specifico possono essere psichiche, fisiche o sensoriali. Quando un bimbo presenta queste difficoltà è chiaro che subentra una necessità impellente di essere seguito e curato in modo costante e diretto. La sua fragilità a volte dipende proprio dalla sua dipendenza da una figura di riferimento e/o di accudimento che nei contesti scolastici è fondamentale.

Anche i bambini con ADHD hanno notevoli difficoltà di adattamento e spesso sono tacciati di non saper stare in classe. La loro relazione con l’altro diventa problematica soprattutto se non si comprende in pieno la sua reale incapacità di fermarsi e stare tranquillo come i suoi compagni. Spesso i bambini con ADHD presentano anche disturbi dell’apprendimento e soltanto la costanza e l’esperienza di una persona, o un gruppo di persone, sono in grado di aiutarlo a crescere e a migliorare dal punto di vista delle sue competenze cognitive e relazionali.

La coppia genitoriale e il bambino BES

I primi a notare le difficoltà scolastiche e/o comportamentali sono proprio gli insegnanti che devono necessariamente comunicarlo ai genitori o, al contrario, sono questi ultimi a constatarlo.

Il disagio, quindi non è solo riferito al piccolo, ma anche a chi lo attornia poiché parlarne diventa complesso. Accettare che il piccolo faccia fatica a seguire le lezioni non è sempre facile soprattutto se la problematicità riguarda l’apprendimento o un ritardo nello sviluppo cognitivo o un disturbo di tipo comportamentale.

La sorpresa, nonché il rifiuto o una possibile negazione da parte degli adulti, è più che comprensibile dato che un genitore vorrebbe sempre il meglio per il proprio bambino, considerandolo capace di fare e di essere al pari degli altri. Ma può capitare che alcuni di loro necessitino di maggiori attenzioni, di essere più protetti e di essere seguiti in maniera più consistente nelle attività quotidiane. Essere genitore non è semplice anche e soprattutto dinanzi a possibili sofferenze a cui il piccolo può andare incontro. Il modo più diretto e pratico per aiutarlo è proprio quello di accettare la presenza di una difficoltà per concedergli la possibilità di agevolare la sua crescita con più semplicità e naturalezza.

Dinanzi a ciò potrebbe infatti vivere diversamente il disagio e sentirsi maggiormente motivato a riuscire e a recuperare o adeguare quelle aree particolarmente deficitarie. È chiaro che per loro ‘non rispondere adeguatamente, non riuscire’ significa essere etichettati come ‘non capaci’ e nel confrontarsi con i coetanei il malessere che ne deriva inficia notevolmente la loro autostima.

Per questo è importante innanzitutto comprendere, per poi intervenire in tempo aiutandolo nel miglior modo possibile e permettendogli di usufruire di eventuali sussidi che vengono forniti attraverso l’istituzione scolastica.

Quando invece è proprio la famiglia a rifiutare un eventuale supporto, la situazione cambia poiché il primo a rimetterci sarebbe proprio lui. Ciò comporterebbe la sua esclusione dalla attività scolastica, una retrocessione nello svolgimento della stessa perdendo quindi importanti opportunità di recupero e di sostegno che la società potrebbe fornirgli. Ogni alunno, infatti, ha diritto ad essere accolto al pari degli altri, valutato e supportato nell’apprendimento, nei rapporti interpersonali e nell’inclusione scolastica.

È quindi fondamentale una collaborazione tra le strutture del territorio, la scuola e la famiglia.

Cosa fare

Tutti i bambini sono curiosi anche quelli con disturbi dell’apprendimento. Il fatto che non sappiano ben scrivere o leggere non significa che non capiscano, anzi, spesso sono più sensibili e attenti di tanti altri, quindi è opportuno parlargli spesso e di tutto così da soddisfare questo loro interesse.

  • Non bisogna aver timore di comunicargli la sua difficoltà anche perché ha bisogno di sapere come mai non riesce a leggere o scrivere in maniera corretta e, nel caso, necessitare di un supporto scolastico.
  • È bene per lui farsi accettare per come è, con le sue fragilità e le sue incertezze in modo tale da poter crescere in maniera spontanea facendosi apprezzare da tutti. Questo aspetto è molto importante per la sua integrazione scolastica e sociale.
  • Fargli comprende che può migliorare, lodandolo in ogni suo successo e allo stesso tempo non illudendolo su cose che per lui potrebbero davvero essere difficili.
  • È importante motivarlo e renderlo autonomo nonostante le difficoltà.
  • Curare la sua autostima è il primo passo per favorire un suo sano sviluppo evolutivo a discapito delle diagnosi o certificazioni mediche.

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