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Acetone e vomito acetonemico nei bambini

di Dott ssa Teresa De Monte - 27.12.2022 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Acetone nei bambini: cause, sintomi e rimedi dell'acetone nei bambini. Quanto dura, cosa fare e quando preoccuparsi

Acetone nei bambini

L'acetone, quel particolare riconoscibile odore dolciastro dell'alito del bambino che ci investe al mattino o dopo il vomito, non è una vera e propria malattia, ma può essere la conseguenza di un'indigestione, di una forma infettiva, di un affaticamento, di condizioni di stress fisico.

L'acetone si sviluppa in carenza o mancanza di zuccheri, quando il fisico di trova nella condizione di utilizzare per forza e prevalentemente i grassi per produrre energia.

La conseguenza diretta è l'aumento nel sangue di sostanze particolari, corpi chetonici, e questa situazione si verifica nei soggetti in cui sono ridotte le riserve degli zuccheri, i bambini in primis, più raramente negli adulti in particolari condizioni di stress fisico. In condizioni normali questi corpi chetonici, una volta che si sono formati, vengono immediatamente trasformati in altre sostanze e poi eliminati, ma a volte, per condizioni e situazioni particolari, questi non vengono più né trasformati nè eliminati. La diretta conseguenza è il loro accumulo nel sangue dando inizio alla ben nota crisi di acetone.

Possiamo quindi dire che l'acetone è uno stato di malessere per un'eccessiva presenza, nel sangue, di sostanze che non dovrebbero esserci in così grande quantità. L'organismo riesce a tollerare solo una minima dose, che, se oltrepassata, fa sì che il fisico tutto presenti segni di malessere, da intossicazione di corpi chetonici e per questo motivo l'acetone è anche definito fenomeno di autointossicazione.

Vediamo quali sono le cause, i sintomi e i possibili rimedi per l'acetone nei bambini.

In questo articolo

Acetone nei bambini, le cause

Cosa provoca l'acetone? Le cause sono molte e diverse tra loro:

  • una indigestione banale,
  • il breve digiuno,
  • un disordine alimentare,
  • malattie infettive,
  • la diarrea,
  • uno spavento,
  • una fatica fisica,
  • uno stress emotivo,
  • il cambiamento di clima,
  • una influenza insignificante,
  • le parassitosi intestinali, ecc..

Tra i disordini ed errori alimentari l'attenzione va verso la presenza di una dieta troppo ricca di grassi, ma anche a una immaturità, nel bambino piccolo, del fegato, a una ridotta massa muscolare, che concorrono a favorire le condizioni facilitanti la produzione dei corpi chetonici.

Come capire se il bambino ha l'acetone?

La via di eliminazione dei corpi chetonici avviene con le urine, pertanto è possibile misurare la presenza dei chetoni con appositi stick reperibili in farmacia, oltre che percepire nell'alito un tipico odore dolciastro di frutta troppo matura che può essere anche la causa di vomito. In età pediatrica l'acetone si manifesta quasi sempre dopo la febbre, e come fenomeno isolato per errori alimentari, anche se transitori. Non tutti i bambini soffrono di acetone. Il perché alcuni bambini siano più predisposti a essere colpiti da questo disturbo in occasione dell'intervento di fattori che, su altri bambini, non esercitano alcun effetto, ancora oggi è ignoto. Si pensa, ma è vero solo parzialmente, che siano maggiormente colpiti i soggetti emozionalmente più instabili, mentre possiamo trovare un collegamento tra stitichezza e acetone.

Certo è che il bambino predisposto è spesso figlio di genitori acetonemici, e che il bambino predisposto soffrirà di acetone, ovvero di una situazione di malessere. Non c'è un limite di età ben definito per manifestare la crisi acetonemica. Alcuni pediatri negano l'esistenza dell'acetone prima dei due anni, altri abbassano il limite a un anno. In realtà non esiste un'età limite al di sotto della quale si possa dire che non esiste l'acetone. Forse l'acetone cosiddetto primitivo, cioè non associato ad altre malattie, può non manifestarsi prima dei 2 anni, ma quello associato a una malattia principale esiste anche al di sotto dell'anno di vita. In genere l'epoca di maggiore incidenza va dai 3 ai 6 anni, poi gradualmente diminuisce.

Le caratteristiche dei bambini predisposti all'acetone

Esiste una certa ereditarietà nella predisposizione all'acetone, molte volte sono soggetti emotivi e ansiosi, di costituzione linfatica, il bambino che ha sofferto di crosta lattea o che presentava abbondanti rigurgiti. Alcuni di questi bimbi sono buoni mangiatori o meglio lo sono nell'intervallo tra una crisi e l'altra, intervallo che può essere anche di mesi, altri invece, secondo quanto riferiscono i genitori, presentano scarso appetito, o meglio il bambino che alterna periodi in cui mangia volentieri e altri in cui mangia pochissimo, e in questi periodi sono presenti quei sintomi segnalati come pallore, occhi cerchiati, alito cattivo, lingua sporca, vaghi mal di pancia, mal di testa.

Dopo qualche giorno di questa situazione il bambino riprende a mangiare normalmente, per poi ricadere ciclicamente nella poca fame. In sostanza si cura da solo, riducendosi la dieta, quindi disintossicandosi, e poi riprende a mangiare. Se non diminuisse l'alimentazione, andrebbe incontro a crisi di acetone; in realtà non ha quasi mai grosse crisi perché sa autogestirsi.

Acetone nei bambini: i sintomi

È il pediatra che dovrebbe insegnare alle mamme a riconoscerlo. Nelle forme più leggere il bambino presenta:

  • diminuzione dell'appetito,
  • aumento della sete,
  • occhi cerchiati,
  • dolori addominali seppur non costanti, in genere il bambino indica la zona periombelicale,
  • lingua biancastra e alito con un caratteristico odore acetonico, non particolarmente sgradevole, quasi sempre è presente anche stitichezza.

Quando l'acetone aumenta compare anche la cefalea, il bambino può mostrarsi sonnolento, altre volte alterna momenti di torpore a momenti di vivacità ed irritazione, tant'è che la mamma riferisce al pediatra che il bimbo pur avendo sonno non riesce a dormire perché nervoso. Se lo stato tossico aumenta compare il vomito, a volte caratterizzato da attacchi violenti. In un primo conato è emesso il cibo poi, quando lo stomaco è svuotato, il vomito diventa biliare, di colore giallastro, che spaventa la mamma, ma è del tutto normale vomitare bile se lo stomaco è vuoto completamente.

A questo punto può comparire la febbre, che può insorgere anche prima. Se la situazione peggiora ulteriormente il bambino sarà sempre più prostrato, con alito sempre più cattivo, lingua coperta da una patina spessa e biancastra, occhiaie profonde, pallore intenso, labbra secche, respiro più frequente. Se non si interviene, il bambino può manifestare convulsioni febbrili e può anche arrivare al coma acetonemico, specie se sono concomitanti l'influenza, le malattie infettive etc.

La terapia dell'acetone è condizionata dalla diversa gravità dei sintomi e si basa su due aspetti: dietetico e medicamentoso.

Intervento dietetico

L'acetone è un disturbo legato al metabolismo dei grassi, quindi il primo intervento deve essere la sospensione di questi, burro, formaggio, latte, uova etc. Se è presente il vomito, è necessario sospendere l'alimentazione in toto e si deve sostituirla con una dieta esclusivamente idrica, utilizzando alternativamente: acqua, tè, camomilla, bevande zuccherine, somministrati ben zuccherati, nella quantità richiesta dai bambini, che in genere hanno molta sete, soprattutto ricordando che sono loro i migliori regolatori delle proprie necessità.

Le dosi di liquidi da introdurre nell'arco delle 24 ore possono raggiungere valori di 100-150 cc, circa per ogni kg di peso del bambino. Lo zucchero aggiunto può essere di circa 5 g / kg di peso del bambino, inoltre si possono offrire anche brodi di verdura salati per compensare la perdita di sali che avviene con il vomito. Nel caso in cui la violenza e la gravità del vomito impediscono la ritenzione di qualunque liquido introdotto, bisogna convincere il malcapitato a bere a piccoli sorsi, poco per volta, con la somministrazione frazionata e ininterrotta di bevande, un cucchiaino dopo l'altro.

Nelle forme ancora più gravi, ove neppure questo artificio serve a fermare il vomito è necessario applicare la fleboclisi, per non correre il rischio di arrivare a un vero e proprio coma. Quando il vomito è cessato, si riprende gradualmente la rialimentazione, avendo cura di offrire inizialmente cibi ricchi di carboidrati e per ultimo i cibi ricchi di grassi, ma l'ideale è lasciare che a guidarci sia il grado di appetito del bambino, solitamente dopo 3 giorni dalla fine del vomito si ripristina la voglia di mangiare.

Terapia con i farmaci

Non esistono farmaci specifici. La migliore cura è la dieta e la reidratazione, che può giovarsi di prodotti contenenti sali minerali e zucchero da aggiungere all'acqua somministrata.

Prevenire la crisi acetonemica

Il modo migliore per prevenire l'acetone è seguire un'alimentazione leggera e povera di grassi. In caso di episodi ripetuti, specie nel bambino, è bene affrontare il problema rivolgendosi al pediatra. Quando gli episodi di acetone hanno tutti una causa scatenante comune è possibili prevenirli rispettando la modalità reattiva di ognuno. Quando l'acetone si verifica dopo un'intensa attività fisica è possibile utilizzare un rimedio come Arnica, se invece la causa scatenante è la febbre l'utilizzo di Belladonna fin dai primi segni spesso è in grado di prevenire la comparsa dell'acetone.

Diversamente se gli episodi di acetone si verificano dopo periodo di stanchezza eccessiva l'utilizzo di un rimedio come Kalium phosphoricum può rivelarsi di grande aiuto in fase preventiva.

Le cose da fare 

  • Colmare le carenze, vale a dire dare al bambino ciò che gli manca:  acqua e sale per compensare le perdite dovute ai vomiti;  zucchero, dato che la sua carenza è responsabile della crisi di acetone.
  • Eliminare per 4-5 giorni i grassi, le carni, il latte. Dare per esempio acqua zuccherata, brodi salati di verdure, pane biscottato con la marmellata, composta o pasta di mele cotogne.
  • Evitare il burro.   

Le cose da non fare 

  • Dare al bambino troppi latticini o troppi alimenti grassi.
  • Purgare periodicamente il bambino, dato che i vermifughi sono male sopportati dal fegato. D’altra parte, abbiamo visto che i parassiti intestinali non sono i soli responsabili della crisi di acetone.

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