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Il pianto del bambino, conoscerlo e capirlo

di Redazione PianetaMamma - 02.05.2022 Scrivici

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Il pianto del bambino: perché il bambino piange? Come interpretare il pianto del neonato e del bambino più grande. Le cause del pianto e come calmarlo

Il pianto del bambino

Alcune volte vorremmo che fosse in grado di parlare o quanto meno di fare di gesti, ma dobbiamo rassegnarci... per almeno 12 mesi da quando viene al mondo, comunicherà piangendo! Il pianto del bambino è la sua principale forma di comunicazione e con il tempo e l'esperienza impararemo a interpretarne le cause e ad intervenire per calmarlo: il nostro bambino piangerà per manifestare fame, sonno, voglia di essere cambiato, ma anche malessere e paura e noi impareremo a distinguere ognuna di queste esigenze.

In questo articolo

Come distinguere i tipi di pianto? In questo video la pediatra ci spiega come interpretare le diverse tipologie di pianto dei bambini

Dobbiamo sempre pensare al pianto come una forma di comunicazione in modo da riuscire ad essere lucidi quando non ne capiamo la causa. Specialmente nei primi giorni di vita del nostro bambino, quando stanchezza e inesperienza ci ostacoleranno, reagire al pianto in modo positivo ci favorirà nell'imparare a comprenderlo. Pian piano riconosceremo se ha bisogno di un pannolino pulito o del biberon.

Se soddisfare l'appetito del nostro bebè risulterà un'operazione piuttosto semplice, dovremo mantenere la calma anche quando la soluzione non sarà così a portata di mano.

I neonati spesso piangono perché sentono la mancanza del contatto fisico e quindi hanno bisogno di essere cullati, oppure a causa dell'aria nello stomaco. In entrambi i casi sarà necessario prenderlo in braccio. Per espellere l'aria, sarà utile una posizione che distenda l'addome, mentre una passeggiata e dei movimenti ritmici, come un massaggio, potranno tranquillizzarlo.

E' importante ricordare che il neonato ha ancora memoria della vita nella pancia, quando era praticamente sempre a spasso e aveva dei ritmi (come il respiro e il battito del cuore della mamma). Ricreare condizioni simili, quindi, aiuta il bambino a calmarsi, a sentirsi protetto.

Due cose da tenere a mente.

  • Il ciuccio

E' sempre un istinto primordiale a generare l'amore dei bimbi per il ciuccio. Succhiare è un'azione naturale che li fa sentire al sicuro. Benché siano diverse le teorie sull'uso di questo strumento, è bene concederlo quando il bambino ha delle difficoltà vere, ad esempio nel prendere sonno o quando ha una colica. Se si abitua il bambino all'uso del ciuccio, è opportuno non utilizzarlo come rimedio universale, ma cercare di limitarne il ricorso a situazioni che lo richiedano davvero.

  • L'importanza dell'ambiente

Un ambiente calmo e sereno è un altro elemento che incide notevolmente sullo stato d'animo di nostro figlio, stimoli troppo forti come luci o rumori invasivi, possono turbarlo.

Questi accorgimenti potranno evitare, o quantomeno ridurre, le occasioni di pianto di nostro figlio.

In ogni caso la comprensione delle esigenze dei propri bimbi è un'abilità naturale delle madri e cresce con loro.

La mamma è in diritto di avere incertezze e paure, le persone che le sono accanto, marito, nonni e amici, possono aiutarla a gestire ogni insicurezza.

Mamma e papà impareranno la lingua del figlio e presto si stupiranno di riuscire addirittura ad anticipare esigenze e necessità.

Il pianto nei bambini più grandi

Un altro capitolo nel rapporto dei genitori con il pianto si apre quando il bambino cresce e non ha più solo le lacrime per comunicare. I bimbi imparano presto ad utilizzarlo come arma di scambio e la vera difficoltà sarà negare.

Il segreto è distinguere sempre il pianto dal capriccio e non cedere a quest'ultimo.

D'altra parte occorre molta attenzione nel valutare. Piangere potrebbe voler trasmettere una sensazione di disagio che il bimbo vive e che non sa esprimere altrimenti.

Questi segnali, così come accade per il pianto neonatale, devono essere decodificati. L'unica arma vincente è prestare sempre grande ascolto a ciò che i nostri figli stanno cercando di dirci.

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