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Giochi logopedici
Ogni terapia logopedica che si rispetti, quando si tratta di bambini, è costellata di giochi logopedici. Per i bambini il gioco è fondamentale, non solo ai fini del divertimento, il logopedista sfrutta il potere di questo strumento per insegnare il linguaggio. Generalmente le sedute di logopedia si svolgono per circa 50 minuti, in cui il logopedista varia continuamente giochi per non annoiare il bambino e, soprattutto, per sfruttare tutto il tempo che ha a disposizione per insegnare quante più cose possibili. Fermo restando che ogni caso è a se stante e che esistono una miriade di situazioni diverse da cui dipende la scelta di determinati esercizi su altri, di seguito vi riporto un tipico programma logopedico che io personalmente ho eseguito, con un bambino con un disturbo specifico del linguaggio. Non dimenticate che ogni professionista ha un suo metodo riabilitativo e che non sempre esistono linee guida precise se non per particolari condizioni cliniche come l’autismo, i disturbi cognitivi, i disturbi di apprendimento etc.
Giochi logopedici – fase 1 -
- Cosa c’è nel sacco?
Cercare in un sacco pieno di oggetti quello richiesto solo attraverso il tatto. Questo esercizio allena la stereognosia, ovvero la capacità di riconoscere un oggetto dalle sue caratteristiche fisiche senza aiutarsi con la vista. È molto importante per l’attenzione, la memoria e la motricità della mano.
- Facciamo le smorfie!
Soffiare, gonfiare le guance, sorridere e sporgere in avanti le labbra, far ruotare la lingua e altri movimenti della muscolatura facciale. Questi esercizi servono a rafforzare i muscoli e a stimolare la comprensione di ordini semplici. Questi esercizi sono validi anche quando si trattano bambini con problemi di deglutizione o che hanno poco tono muscolare per aver usato il ciuccio troppo a lungo. È utile anche avere un quaderno con delle immagini relative ad ogni movimento da fare ed è buona norma eseguire questi esercizi per pochi minuti varie volte al giorno, non solo durante la seduta di logopedia, ma anche a casa.
- Respiriamo e rilassiamoci!
Esercizi di respirazione e rilassamento: servono semplicemente a creare calma e fiducia nel piccolo e ad insegnargli il modo più corretto di respirare.
- Puzzle, memory, costruzioni e altri giochi di logica
Stimolano globalmente la sfera cognitiva, la memoria, l’attenzione, il ragionamento logico, la coordinazione, sono giochi completi e che, fortunatamente, piacciono un sacco a tutti i bambini. In particolare con i puzzle il bambino deve, per ogni pezzo da sistemare, decidere qual è la giusta inclinazione e rotazione da dare al pezzo da sistemare, immaginare la figura completa prima di mettere il pezzo, riconoscere la forma adatta e coordinare la mano per posizionare la figura: avreste mai detto che si fanno tutte queste cose con un solo pezzo di puzzle nelle mani?! Successivamente si passa alla stimolazione vera e propria del linguaggio, che è già nettamente migliorato perché un bravo logopedista sfrutta ogni attività per insegnare, anche creando una semplice situazione di dialogo, chiedendo di raccontare qualcosa tra un gioco e l’altro (es: “ho saputo che ieri hai passato la giornata dai nonni, cosa avete fatto? Ti sei divertito?” la complicità dei genitori è importantissima).
Giochi logopedici – fase 2 -
- Quaderno delle foto
Chiediamo al genitore di fornirci un quaderno nuovo e delle foto di persone care o situazioni particolarmente piacevoli per il bambino. Il gioco consisterà nel denominare le persone migliorando sempre di più la qualità della parola.
- Quaderno delle immagini
Ritagliate o disegnate immagini diverse che il bambino potrà denominare, potete dedicare una pagina per ogni immagine (ad esempio una pagina di fiori, una pagina di gatti etc.) in modo che possa conoscere varie tipologie della stessa parola.
- Quaderno delle categorie
Ritagliate dai volantini o dalle riviste delle immagini da dividere in categorie (ad es. cose dolci, cose salate, verdure, carne, indumenti, animali, piante etc.)
- Quaderno dei fonemi
Contiene immagini di tutti i tipi suddivise per fonema, quindi tutte le parole con la “s”, la “t”, la “b” eccetera, a seconda di quali sono i fonemi deficitari. Spesso è necessario seguire un criterio nell’introduzione dei fonemi, specie quando il bambino non ne pronuncia quasi nessuno, seguendo l’ordine di acquisizione normale. Il quaderno dei fonemi prevede varie sezioni in base alla fase di acquisizione: Inizialmente si insegna a pronunciare i fonemi che si trovano all’inizio della parola, supponiamo per esempio di voler insegnare a pronunciare correttamente il fonema “s”, scriveremo tutte le parole che iniziano con quella lettera fatte di 2 sillabe senza gruppi di consonanti (ad es. SOLE – SALE – SACCO), successivamente si introdurranno sillabe in più (ad es. SALONE – SAPONE – SEMINO), poi si passerà alle parole che contengono la lettera (ad es. CASA – MUSICA – VASINO), ancora si andrà avanti con i gruppi di consonanti (ad es. CASCO – POSTA – MESTOLO). Una volta assodato che il bambino padroneggia il fonema si passa alle frasi (ad es. SERENA SALTA SUL LETTO SENZA SOSTA).
È importantissimo che il logopedista, nella fase di apprendimento dei fonemi, mostri al bambino il corretto posizionamento della bocca e della lingua. Questo si fa con l’uso di uno specchio posizionato davanti al bambino: il logopedista è alle sue spalle, mostra al bambino il modo giusto, facendogli sentire bene la letterina e inviterà in bambino a ripetere, senza però insistere per non creare disagio e disappunto. Questo perché inizialmente il bambino non sarà in grado di imitare perfettamente il suono, perciò l’insistenza può solo scoraggiare, ma con allenamento e volontà non appena riuscirà, almeno una volta, a pronunciarlo nella maniera corretta l’80% del lavoro sarà fatto!
Giochi logopedici – fase 3 -
- Dalle parole alle frasi
Attraverso immagini, oggetti da combinare, o libri appositamente pensati è possibile stimolare il bambino ad ampliare la frase aggiungendo sempre più elementi grammaticali fino ad arrivare alla narrazione di fatti e storielle.
Con la lettura i bambini imparano nuove parole e imparano la giusta costruzione delle frasi. I racconti stimolano la creatività e l’attenzione.
Con libri, storie, immagini e app educative è possibile aiutare il bambino a conoscere sempre più parole per arricchire il suo lessico e permettergli di saper usare la parola giusta al momento giusto. Dopo la terza fase il logopedista può decidere se procedere con la terapia, ridurre gli incontri o lasciare che il bambino prosegua con gli esercizi solo a casa per poi tornare solo per il controllo. Questa scelta non dipende solamente, come potete immaginare, dalla particolare situazione o dalla patologia, ma dipende anche dal livello di collaborazione fornito dal genitore. Un genitore non dovrebbe mai cercare di sostituirsi al professionista, che sia un medico, un terapista o un insegnante, ma non deve nemmeno avvenire il contrario. Per il bene del bambino e per la buona riuscita della terapia è importante la coordinazione, la fiducia e la collaborazione reciproche.