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Controlli al seno durante l'allattamento
Il mese di ottobre è stato dedicato interamente alla campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore al seno. Ci sono molte iniziative sparse in tutta Italia e vorrei anche io dedicare qualche riga a questo argomento, per capire che tutte le donne sono esposte al rischio e come il fatto di diventare mamma e allattare cambi la prospettiva della prevenzione. Giusto per avere qualche dato in più le ultime analisi statistiche hanno dimostrato come ci si ammali sempre di più di tumore al seno ma, di contro, ci dicono anche che si guarisce molto di più rispetto a vent’anni fa. Questo perché la prevenzione ci ha permesso di individuare precocemente i casi di tumore al seno e, com’è noto, più la diagnosi è precoce maggiore è la possibilità di trattamento e guarigione.
Quali sono i controlli che le donne dovrebbero effettuare
Di base tutte le donne hanno due controlli principali da fare: ecografia mammaria bilaterale e mammografia. La prima è consigliata a partire dai 30 anni, quando l’incidenza di tumori al seno inizia a salire. La mammografia invece dai 40 anni. I due esami non si escludono a vicenda, anzi, essendo diversi vanno a verificare la salute completa del seno.
- L’ecografia infatti guarda la struttura generale del seno, la presenza di eventuali noduli, la tipologia di tessuto adiposo intorno alla ghiandola mammaria.
- Invece la mammografia serve per studiare in profondità le caratteristiche che l’ecografia non può vedere perché alcune parti del seno non vengono rilevate e non possono essere analizzate dagli ultrasuoni ecografici.
Di conseguenza nei programmi di prevenzione si consiglia di effettuare i due esami ad anni alterni. Se però esiste una familiarità per il tumore al seno, ovvero se parenti stretti hanno diagnosi di questo tipo, la tempistica di esecuzione di mammografia ed ecografia potrebbe anche essere variata, chiedendo di eseguirle entrambe una volta all’anno.
Inoltre, vi sono degli esami del sangue specifici per capire se la persona è portatrice del gene che potrebbe portare allo sviluppo del tumore al seno. Questi esami sono la ricerca dei geni BRCA1 e 2, normalmente queste indagini vengono riservate alle persone con familiarità per il tumore al seno e consentono di pianificare adeguatamente i controlli e il piano di prevenzione personalizzato.
Si possono fare controlli in allattamento?
Numerosi studi hanno dimostrato come l’allattamento al seno sia protettivo, quindi riduca il rischio di sviluppo di tumore al seno. Non azzera il rischio, e questo ci tengo a sottolinearlo, cioè se una donna allatta al seno non ha la certezza di non sviluppare mai il tumore, si è però evidenziato che la probabilità di svilupparlo si riduce. Dobbiamo sottolineare che durante l’allattamento la ghiandola mammaria e il tessuto circostante subiscono diverse modificazioni che potrebbero indurre in errore durante un’ecografia o una mammografia.
- Quindi normalmente viene detto di sospendere i controlli strumentali fino al mese successivo al termine dell’allattamento.
- Ciò però non significa che non dobbiamo tenere sotto controllo il nostro seno. Vi sono delle tecniche specifiche che possono essere adottate in allattamento per segnalarci che qualcosa non va e quindi portarci a fare un controllo senologico: l’autopalpazione e l’osservazione del seno e delle sue secrezioni.
Modificazioni del seno in allattamento
Durante la gravidanza e sotto la spinta degli ormoni la ghiandola mammaria subisce delle modificazioni che la portano alla sua maturazione definitiva. Queste modificazioni preparano il seno per l’allattamento e gli conferiscono le caratteristiche che poi terrà tutta la vita. Intorno alla nostra ghiandola mammaria (che potete riconoscere come la parte dura e tondeggiante che sentite palpando il seno) si sviluppano una serie di dotti, una sorta di tubicini che aumentano di diametro in allattamento. Sono le vie attraverso cui il latte arriva al capezzolo.
Questi dotti si riempiono e si svuotano di latte.
- Se effettuiamo un’ecografia o una mammografia nel momento in cui stiamo allattando, il latte che è momentaneamente presente nei dotti appare come qualcosa di bianco opaco e denso. Ovvero può essere scambiato per un nodulo e questo potrebbe confonderci, e impedirci di riconoscere un nodulo vero. Inoltre, i linfonodi (le nostre sentinelle) durante le prime fasi dell’allattamento possono risultare ingrossati per via delle modificazioni repentine e del continuo uso dei due seni. Anche questo è confondente rispetto ad una diagnosi di tumore al seno iniziale. Infine, la quantità di liquidi presenti all’interno della ghiandola mammaria durante l’allattamento possono rendere fisicamente difficoltosa la visione ecografica, ed è per questo motivo che, salvo casi in cui ci sono dei sospetti fondati, si ritiene di sospendere i due esami strumentali (ecografia e mammografia) almeno fino a quando l’allattamento sia terminato o si inizi lo svezzamento.
Campanelli d’allarme
Ma allora come facciamo ad accorgerci se qualcosa non va? Proverò a darvi dei suggerimenti partendo dall’osservazione del seno e delle sue secrezioni. Un seno è normalmente simmetrico, ovvero se noi lo dividiamo a metà con una linea immaginaria che passa dal capezzolo le due metà sono piuttosto simili. Non sto dicendo che entrambi i seni siano uguali tra loro, ognuna di noi ha un seno più grande dell’altro anche se di pochissimo, parlo proprio della simmetria di ciascun seno. La presenza di piccoli rigonfiamenti in alcuni punti del seno va indagata un pochino di più. Nella grande maggioranza dei casi siamo di fronte semplicemente ad un piccolo ingorgo o un dotto ostruito dall’allattamento.
Con la poppata o con il massaggio del seno questi tendono a scomparire.
Importante è poi osservare le secrezioni del seno. Se siamo in allattamento iniziale quindi a pochi giorni dal parto è assolutamente normale che il latte abbia un colore tendente all’arancione. È il colostro, il primo latte, quindi nessun allarme. Col passare dei giorni il colore somiglia sempre di più al normale latte, attenzione però che ciò che mangiate può influenzarlo, ovvero può assumere sfumature dei più vari colori se mangiate ad esempio barbabietole e asparagi. Una secrezione che invece ci deve portare a fare accertamenti più approfonditi è quella secrezione che si presenta in momenti lontani dalla poppata, è piuttosto densa e a volte anche maleodorante. Potrebbe esserci in corso un’infezione oppure potrebbe essere segnale di qualcosa di più importante quindi è meglio sempre fare una visita.
Il ruolo più importante per la prevenzione del tumore al seno in allattamento lo svolge l’autopalpazione del seno. È una tecnica che consta di pochi e semplicissimi passaggi e che tutte le donne dovrebbero fare perché si è visto essere molto efficace per la diagnosi ancora più precoce del tumore. Ecco quali sono le fasi dell’autopalpazione che vanno ripetute per entrambi i seni:
- Innanzitutto mettetevi davanti ad uno specchio e portate una delle due mani dietro la testa.
- Quindi iniziate a passare delicatamente il seno, premendo senza eccessiva forza. Il passaggio deve andare dal cavo ascellare fino al capezzolo. Se notate dei nodulini tondeggianti e ben definiti provate a massaggiare un pochino il seno.
- Se tendono a sciogliersi con il calore e il massaggio sarà del latte che si è fermato in quel dotto altrimenti potrebbe essere un nodulino.
- È importante arrivare fino all’ascella perché qui si trovano i cosiddetti linfonodi sentinella, ovvero se sotto l’ascella trovate sempre una pallina dura che si sposta poco se provate a muoverla sarà il linfonodo ingrossato. Osservate poi il capezzolo e provate a spremerlo delicatamente, tenendo la mano a C e facendo un movimento dal torace fino al capezzolo.
- Se la secrezione sarà biancastra e piuttosto liquida come il normale latte è tutto a posto. Non allarmatevi se non esce niente, a volte siete semplicemente troppo vicine alla poppata per cui se non l’avete mai fatto potrebbe non uscire nulla.
- Non è necessario eseguire la palpazione tutti i giorni, è sufficiente una volta al mese o ogni tre settimane se serve a farvi stare più tranquille.
La presenza di nodulini fissi che non si risolvono con massaggio o poppata, sentire dei linfonodi ingrossati nella zona ascellare e la presenza di secrezioni anomale dal capezzolo sono i tre segnali che ci dicono che è necessario un controllo. Inizialmente può essere fatto dall’ostetrica, la quale in caso di sospetto vi invierà al senologo. Attenzione le tre condizioni non devono verificarsi tutte insieme, ne basta anche solo una perché sia consigliato un controllo aggiuntivo.
Ho un nodulo al seno, cosa faccio?
Il senologo vi aiuterà in tutti i passaggi, in ogni caso durante la visita ripeterà la palpazione e in questo caso si aiuterà anche con l’ecografia per valutare le dimensioni di questo nodulo e le sue caratteristiche (ovvero se ci sono dei vasi sanguigni che lo nutrono, se ha dei margini netti, se i linfonodi intorno sono effettivamente ingrossati). Se avesse ulteriori sospetti viene effettuato quello che si chiama ago aspirato. Ovvero viene prelevato con un ago il contenuto del nodulo per farlo analizzare. Questo esame il più delle volte ci consente di discriminare, di scegliere quali sono i noduli che possono portare allo sviluppo tumore al seno e quali invece, pur essendo di grosse dimensioni, sono benigni.
Quindi mamme perché la prevenzione abbia successo abbiamo bisogno del vostro aiuto anche in allattamento, quando i tradizionali controlli sono “sospesi”. Siete voi le alleate più importanti che potete conoscere e riconoscere il vostro seno e le cose che non vanno. In questo modo anche l’intervento dello specialista sarà efficace sia nella prevenzione che nell’eventuale trattamento.