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Capezzolo introflesso
Allattare al seno ci viene raccontato come è uno dei gesti più naturali che una neomamma possa compiere, tuttavia esistono situazioni in cui l'allattamento diventa complicato. E' il caso del capezzolo introflesso (noto anche come ‘capezzolo cieco’ o ‘capezzolo invertito’). Cerchiamo di capire se e come il capezzolo introflesso possa compromettere la buona riuscita dell'allattamento e cosa si può fare in questo caso.
Capezzolo introflesso cosa è
Il capezzolo introflesso si riconosce perché sembra essere interno e difficilmente riesce a sporgere, a meno che non venga sollecitato col in freddo o manualmente. Generalmente è una condizione ereditaria e congenita, anche se può presentarsi a seguito di un qualche processo infiammatorio. Talvolta può essere determinato dalla presenza di dotti galattofori troppo corti che trattengono il capezzolo verso la ghiandola mammaria, impedendone la normale espansione verso l’esterno. Esistono diverse forme di capezzolo introflesso, alcune più lievi ed altre invece più evidenti: nelle forme più leggere il capezzolo può proiettarsi all'esterno se stimolato col freddo o manualmente, nei casi più seri, invece, resta sempre interno.
Quando preoccuparsi
In molti casi l'introflessione del capezzolo è una condizione congenita che non comporta rischi, ma in altre circostanze può essere la spia di un problema più siero. Ad esempio, se il capezzolo è rientrato ed è accompagnato da secrezione ematica oppure dalla presenza di un nodulo bisogna rivolgersi allo specialista perché potrebbe essere la spia di un carcinoma.
Capezzolo che a volte rientra
Il capezzolo retratto è una condizione diversa da quello introflesso, che è presente sin dalla nascita. Il capezzolo retratto può interessare uno solo dei seni o entrambi e, a differenza di quello introflesso che riesce ad uscire se viene stimolato, non riesce ad emergere in alcun modo. Un rientro del capezzolo, dunque, va sempre segnalato al medico perché potrebbe essere la spia di una patologia.
Capezzolo introflesso congenito
Alcune donne sperimentano l'introflessione del capezzolo in alcune circostanze, o durante la gravidanza, mentre per altre questa condizione è congenita e deriva dal fatto che i dotti galattofori sono troppo corti e trattengono il capezzolo verso la ghiandola mammaria, impedendogli di fuoriuscire.
Generalmente è una condizione che non provoca rischi e può essere risolta anche chirurgicamente in modo definitivo.
Capezzolo introflesso, intervento
Per curare il capezzolo introflesso solitamente si ricorre ad un intervento chirurgico. Quello più noto e praticato è una procedura di sezione dei dotti galattofori, che elimina la causa di retrazione. Sebbene il successo di questo intervento sia garantito c'è comunque il rischio che non si riesca ad allattare al seno. Ecco perché, se possibile, si cercano altre soluzioni, come il piercing (che in qualche modo costringe il capezzolo a restare all'esterno), oppure una ventosa che però può causare qualche disagio ed essere più visibile sotto i vestiti.
Capezzoli introflessi e allattamento
E' possibile allattare con i capezzoli introflessi? Indubbiamente per alcune donne può essere uno svantaggio e può rendere più difficile l'allattamento. Questo perché il bambino può avere qualche problema ad attaccarsi correttamente ad un capezzolo non eretto. Tuttavia non bisogna scoraggiarsi e si possono provare una serie di accorgimenti che possono aiutare:
- Paracapezzoli per aiutare il neonato ad attaccarsi;
- modellatori del capezzolo che lo aiutano a venir fuori (possono essere utilizzati sin dalla gravidanza – anche se è sempre bene chiedere al ginecologo – e pi successivamente per stimolare il capezzolo);
- stimolazione manuale;
- tiralatte.
Paracapezzoli per capezzoli introflessi
In commercio esistono dei paracapezzoli specifici per capezzoli introflessi: sono piccoli pezzi in silicone flessibile che hanno proprio la forma del capezzolo e sono dotati di piccoli fori sull'estremità che consentono il passaggio del latte.
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Esercizi di estroflessione del capezzolo
Innanzitutto è bene fare una distinzione tra capezzoli piatti ed introflessi. Nel primo caso la forma dei capezzoli è appiattita ma essi non si trovano all'interno del tessuto mammario e non cambiano la loro forma se vengono stimolati. Al contrario i capezzoli introflessi si trovano all'interno del tessuto e possono venir fuori se correttamente stimolati.
Possiamo provare ad invertire il capezzolo manualmente?
- Tecnica di Hoffman: si tratta di un metodo in uso negli anni Cinquanta. Si procede così: metti i pollici su entrambi i lati del capezzolo, alla base e non all'esterno dell'areola; premi saldamente nella pelle; mentre si preme verso il basso allontanare delicatamente i pollici l'uno dall'altro; muovere i pollici e ripetere. La tecnica di Hoffman non funziona sempre e non su tutte le donne.
- ruotare il capezzolo con pollice e indice in modo da farlo protendere all'esterno;
- tenere le dita a forma di V oppure di C esternamente all'areola e comprimere il seno.