Perché le mamme rinunciano ad allattare
L'allattamento materno è molto importante per la crescita dei bambini. L'Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, consiglia l'allattamento esclusivo per i primi 6 mesi di vita, per poi proseguire, iniziando ad introdurre tutti gli alimenti, anche fino a 2 anni. Ma non tutte le mamme ci riescono. Secondo una recente indagine, in Italia, dopo le dimissioni dall'ospedale, allatta al seno una percentuale di mamme che va dal 60 all'89%. Ma in molti casi si tratta di un allattamento misto, in parte latte materno ed in parte latte artificiale.
Dopo i primi 3 mesi del bambino, le mamme che continuano ad allattare esclusivamente al seno sono meno del 50%. E a 6 mesi l'allattamento esclusivo al seno è inferiore al 10%. Perché le mamme italiane smettono così presto di allattare? Molte non hanno avuto una adeguata preparazione sull'allattamento al seno e rinunciano al primo problema. Altre magari devono tornare al lavoro e preferiscono smettere di allattare. Altre hanno paura di sbagliare e rinunciano ad allattare, senza chiedere aiuto a persone più esperte che potrebbero consigliarle.
Secondo Giuseppe Giordano, neonatologo agli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello a Palermo
il coinvolgimento del papà è molto importante perché fa letteralmente il cane da guardia, sostenendo la compagna e proteggendola da ingerenze familiari, spesso controproducenti. Nel percorso nascita incontro 500 coppie all’anno, dedico molto tempo all’allattamento al seno e dico che le donne motivate sono macchine da guerra. La loro motivazione ha però bisogno di essere sostenuta ogni tanto con una piccola stampella, una visita in corsia dopo la nascita o una mail dopo le dimissioni. Poiché, però, le mail non bastano e i dubbi sono molti, il nostro progetto, quasi realtà, è un ambulatorio che si occuperà solo di consulenza per allattamento al seno, con accesso libero e gratuito due o tre volte a settimana
Spesso, infatti, la presenza dei parenti non fa altro che aumentare l'ansia delle neomamme.
Ti è arrivato il latte? Hai abbastanza latte? Ma quanto lo tieni attaccato? Quanto latte ha preso? L'hai pesato prima della poppata? Fai questo! Fai quello! Quelli che vorrebbero essere dei consigli da parte di mamme, suocere o zie, spesso per la neo mamma diventano solo una fonte di stress. Magari la neo mamma vorrebbe vivere il momento dell'allattamento in tranquillità ed in intimità con il suo bambino, mentre si ritrova la casa piena di gente che deve dire la sua e pretende di aiutarla. È a questo punto che il papà deve intervenire, invitando i parenti a non "intromettersi" più di tanto.
Ogni mamma è in grado di comprendere quando il suo bambino ha fame e di capire i suoi bisogni. Ma dovrebbe essere lasciata libera di muoversi come meglio crede. E se incontra delle difficoltà deve chiedere aiuto, magari chiamando un'ostetrica o recandosi all'ospedale dove ha partorito. Aumentano sempre di più i punti nascita dove le ostetriche sono a disposizione delle mamme per aiutarle nei primi tempi dopo la nascita del bambino.
Come sottolinea Enrico Bertino, direttore della neonatologia universitaria del Sant’Anna di Torino:
Oggi, purtroppo, chi pure comincia ad allattare smette presto, per mancanza di sostegno nei luoghi di lavoro e difficoltà di allattamento in società. Spesso le donne si sentono sole, ma devono imparare a non aver paura di chiedere aiuto o consiglio. L’unica cosa sicura è che tutte le mamme possono allattare, i casi di ipogalattia vera sono molto rari, 2-3%. Al contrario, se la produzione di latte diminuisce, il piccolo ha fame e succhia di più stimolando la produzione. Importante invece non guardare orologio né bilancia, evitare ciucci e altri liquidi.
O come dichiara Carlo Agostoni, ordinario Pediatria all’università di Milano:
Dobbiamo compiere ogni sforzo per mettere le mamme in condizioni di allattare e di farlo il più a lungo possibile.
Sfatando paure ancora diffuse che portano a supplementazioni inutili, come quella che il latte dopo mesi non sia più nutriente e “diventi acqua”. Ma anche creando ambienti favorevoli, cercando di trasferire il supporto che prima era della nonna ad altri soggetti, e anche rivedendo le curve di crescita, che spesso spaventano genitori e qualche operatore, e che sono tarate sui bambini degli anni Cinquanta. Bisogna far riferimento a quelle più recenti dell’Oms".
Fonte Credits | Repubblica