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Allattamento a rischio: cos'è e cosa significa

di Francesca Capriati - 13.11.2023 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Allattamento a rischio: cosa significa, come funziona e come e quando fare la domanda per allattamento a rischio a scuola e in altri settori professionali

Allattamento a rischio

Le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano l'allattamento al seno esclusivo al seno fino ai sei mesi, ma questa pratica spesso si concilia difficilmente con le tempistiche del congedo di maternità, che ci consente di restare con il bambino al massimo fino a 5 mesi dopo la nascita (a patto di aver lavorato fino al nono mese di gravidanza). Inoltre in alcuni casi la professione stessa della mamma può essere dannoso per il latte e rendere ancora più complicato l'allattamento: in questo caso di parla di allattamento a rischio e la legge in questo senso tutela le neomamme.

In questo articolo

Cos'è l'allattamento a rischio

La legge tutela la salute della neomamma nei mesi successivi al parto, quando dovrà allattare: con "allattamento a rischio" ci si riferisce a quei casi in cui il latte materno può essere contaminato oppure la salute della donna può essere messa a rischio a causa dell'esposizione ad agenti pericolosi o tossici oppure del contatto stretto con molte persone.

Quali categorie professionali vengono inserite nell'allattamento a rischio?

In linea di massima i settori lavorativi che possono rappresentare dei fattori di rischio per l'allattamento sono:

  • il settore industriale;
  • il settore della sanità;
  • il settore estetico e parrucchiere;
  • il settore alberghiero e domestico;
  • il settore della ristorazione e commercio alimentare;
  • il settore dell'agricoltura;
  • il settore scolastico.

Le principali cause che potrebbero danneggiare l'allattamento mettendolo a rischio sono:

  • Agenti fisici: l'esposizione a radiazioni ionizzanti, a rumore industriale maggiore a 90dBA o a sollecitazioni termiche.
  • Agenti biologici: è il caso di chi lavora in reparti di malattie infettive, mentali o nervose o nel caso si occupi dell'allevamento e della cura di bestiame.
  • Agenti chimici: sono a rischio le lavoratrici esposte a vernici e solventi, fumi, gas, polveri; mercurio e derivati; piombo e derivati; pesticidi; sostanze nocive, tossiche, corrosive, esplosive o facilmente infiammabili.
  • Altri rischi: sono considerati a rischio tutti i lavori che prevedono uno sforzo considerevole, posture prolungate, lavoro su scale o impalcature.

L'articolo 39 del decreto legislativo 151 del 2001 tutela il diritto dei cosiddetti riposi orari giornalieri, conosciuti come "permessi per l'allattamento".

Ogni mamma, che ha un contratto di lavoro stabile, ha diritto, nel momento in cui rientra al lavoro, a 2 ore di permesso retribuite per l'allattamento, fino al compimento del primo anno di età del bambino. I periodi di riposo giornalieri sono due (della durata di un'ora ciascuno) per chi lavora più di 6 ore, e di un'ora per chi lavora meno di 6 ore.

I riposi per allattamento giornalieri sono cumulabili, quindi - in accordo con il datore di lavoro - la mamma che lavora 6 ore può uscire due ore prima cumulando le due pause.

I riposi per allattamento vengono considerate ore lavorative a tutti gli effetti e vengono retribuite direttamente dall'INPS.

Allattamento a rischio insegnanti

Quindi come viene regolato l'allattamento a rischio? Molte neomamma non sono a conoscenza di questo diritto ad astenersi da un lavoro potenzialmente pericoloso per il latte o per la propria salute dopo il parto. Ma a causa del COVID durante la pandemia molte insegnanti hanno fatto richiesta: laddove il posto di lavoro esponga ad un rischio il datore di lavoro deve spostare la lavoratrice ad una mansione non a rischio per un periodo di 7 mesi dopo la nascita.

Se ciò non fosse possibile, ci si può astenere dal lavoro mantenendo la propria retribuzione.

Come richiedere allattamento a rischio a scuola?

La donna, entro 30 giorni dal parto, deve consegnare il certificato di nascita del bambino al Dirigente Scolastico che valuterà quali sono le condizioni di lavoro della lavoratrice ed eventualmente adotta le misure necessarie a sua tutela. Ad esempio se si tratta di un'insegnante potrà essere spostata in biblioteca per non avere contatti con gli studenti. Questa valutazione andrà inserita nella sezione "Valutazione del rischio per donne gravide e puerpere" dell'Istituto scolastico.

Laddove non sia possibile spostare la donna ad altri incarichi non pericolosi per l'allattamento allora si potrà fare domanda di astensione dal lavoro per 7 mesi.

  • La domanda andrà fatta all'Ispettorato Territoriale del Lavoro della propria provincia, utilizzando l'apposito modulo presente sul sito web dell'Ispettorato.

Allattamento a rischio quanto dura

Il periodi di allattamento a rischio dura 7 mesi dopo il parto.

Domande e risposte

Chi ha diritto all'allattamento a rischio?

Le donne lavoratrici con regolare contratto che possono entrare in contatto con: agenti chimici, agenti fisici, agenti biologici.

Come funziona l'allattamento a rischio?

Bisogna fare richiesta all'Ispettorato del Lavoro. Sarà il datore di lavoro a valutare il rischio per la neomamma lavoratrice: può spostarla temporaneamente ad altra mansione oppure proporre un'astensione per 7 mesi. In entrambi i casi la retribuzione sarà al 100%

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