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Cos'è il vaginal seeding e in cosa cosiste

di Viola Stellati - 24.10.2023 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Secondo alcuni studi, il vaginal seeding può ripristinare parzialmente il microbiota intestinale, secondo altri non è così: cerchiamo di fare chiarezza

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Vaginal seeding

Doversi studi scientifici hanno dimostrato che, sfortunatamente, i bambini che nascono da parto cesareo sono più a rischio di sviluppare disturbi immunitari e metabolici. Per cercare di risolvere questi problemi, nel corso del tempo è stato sviluppato il vaginal seeding, una procedura che consiste nel pulire la bocca, il viso e la pelle di un bambino con i fluidi vaginali della madre perché, stando a diversi studi, sarebbe in grado di ripristinare parzialmente il microbiota intestinale. Ma è davvero così? Cerchiamo di fare chiarezza.

Cosa si intende con vaginal seeding

Il vaginal seeding è una procedura che viene praticata sui bambini nati con parto cesareo perché, non passando dal canale del parto, il loro intestino non si colonizza dei microbi della madre che sembrerebbero essenziali per il successivo sviluppo del microbiota infantile.

È stato infatti ipotizzato che l'associazione tra parto cesareo e sviluppo di malattie infiammatorie croniche sia in parte causata anche dal microbiota intestinale. A tal proposito, nel corso degli anni sono stati condotti diversi studi, alcuni dei quali hanno suggerito che l'esposizione dei bambini ai microbi presenti nel liquido vaginale della loro mamma potrebbe migliorarne le condizioni di salute.

Tale pratica prende il nome di vaginal seeding, e consiste nell'inserire una garza sterile nella vagina della madre prima del parto cesareo, per poi passarla sulla bocca, sul viso e sulla pelle del neonato.

Funziona davvero?

Chiamato anche microbirthing, il vaginal seeding è il frutto di diversi studi, alcuni dei quali riportati dal sito micobioma.it. Uno condotto nel 2016, per esempio, sostiene che questa procedura sia in grado di rendere la pelle e il microbiota intestinale dei bambini nati con parto cesareo più simili a quelli dei bambini che sono venuti al mondo con parto naturale.

Altre ricerche più recenti sottolineano invece che la somministrazione orale del fluido vaginale, poco dopo il parto cesareo, non alteri il microbiota intestinale.

In sostanza, si tratta di un argomento controverso e su cui il dibattito è ancora ampiamente aperto.

I problemi di questa procedura

La pratica del vaginal seeding non trova consenso tra la comunità scientifica. Come riporta un articolo pubblicato sul sito di Fondazione Umberto Veronesi, questa mancanza di accordo deriverebbe soprattutto dalle possibili complicanze della procedura stessa. A quanto pare, infatti, vaginal seeding potrebbe esporre persino all'esposizione del virus HPV.

Un recente studio pubblicato dalla rivista Frontiers in Cellular and Infection Microbiology potrebbe addirittura mettere fine a questa pratica. I ricercatori hanno infatti analizzato l'effetto di essa sullo sviluppo del microbiota intestinale dei bambini a 10 e 90 giorni dalla nascita.

Quel che è emerso è che - a 10 giorni dalla nascita - il microbiota intestinale del neonato mostrava differenze significative nella composizione a seconda della modalità di parto nonostante la procedura di vaginal seeding. Tali differenze si sono poi ridotte tantissimo a tre mesi dalla nascita, senza però poterle ricondurre alla composizione del microbiota vaginale materno perché probabilmente sono il frutto dell'esposizione agli antibiotici nel periodo neonatale

Secondo questo recentissimo studio, quindi, il vaginal seeding non migliorerebbe la composizione del microbiota del bambino nato con parto cesareo.

Cosa bisogna fare

La Danish Society of Obstetrics and Gynecology, per esempio, non raccomanda di utilizzare la procedura del vaginal seeding. Secondo la ricerca da loro effettuata, infatti, per i bambini nati con parto cesareo sono estremamente indicati per lo sviluppo della colonia batterica neonatale:

La verità, quindi, è che studi più recenti mettono in discussione la procedura di vaginal seeding per i bambini nati con parto cesareo.

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