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Travaglio: tutte le fasi dai primi sintomi del parto alla nascita del bambino

di Redazione PianetaMamma - 10.02.2017 Scrivici

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Inizio del travaglio parto: i sintomi sono inconfondibili, le contrazioni differenti: stiamo per conoscere nostro figlio! Ecco le fasi del travaglio

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Travaglio parto

Nessuna donna si può sbagliare sull'inizio del travaglio e del parto: i sintomi sono inconfondibili, le contrazioni sono differenti da quelle preparatorie che ci hanno accompagnato per l'ultimo periodo della gravidanza e la data presunta del parto è arrivata. Insomma siamo consapevoli che stiamo per conoscere nostro figlio ma siamo piene di paure, dubbi e domande. Come funziona il travaglio nel parto? Come inizia, come si svolge, quali complicazioni si possono presentare, quanto dura più o meno il parto? Questa guida sul travaglio in gravidanza proverà a rispondere a tutte queste domande.

Frequentare un corso di preparazione al parto ci sarà molto utile! Poter avere un confronto con esperti come l'ostetrica, la psicologa, il neonatologo può aiutarci a smorzare le ansie e ad avere le risposte alle più comuni domande. 

Inoltre il corso di preparazione al parto ha un ruolo importante poiché si insegnano i vari metodi di respirazione utili soprattutto durante il travaglio e durante la fase espulsiva, si pratica il training autogeno, si impara ad accettare il dolore e a farsi attraversare da esso come se fosse un'onda imparando a conservare le energie che servono durante le spinte che faranno venire al mondo il nostro cucciolo.

Quindi sì ai corsi organizzati da consultorio e ospedale, se possibile fate partecipare anche il vostro compagno che durante la gravidanza si può sentire un po' escluso dalla simbiosi tra mamma e bebè, e soprattutto se avete intenzione di fare entrare anche lui in sala parto, sapere in anticipo cosa succederà e come vi potrà essere utile sarà senz'altro utile.

La fase prodromica segna l'inizio del travaglio. I segnali che il travaglio è cominciato possono essere molti e diversi da gravidanza a gravidanza, quindi è inutile basarsi su i racconti delle altre persone, ma è meglio focalizzarsi su tutti i campanelli e cercare di basarci su questi e capire se i nostri sintomi son presenti tra questi, che possono presentarsi assieme o da soli.

Comunque sia nella maggior parte dei casi, quando si avvertono i primi sintomi è sbagliatissimo correre subito in ospedale perchè probabilmente il travaglio vero e proprio inizierà dopo diverse ore e non è detto che in ospedale, se vedono che il parto è ancora lontano, ci ricoverino rischiando di farci rimandare a casa e stressarci per niente.

Capita spesso qualche giorno prima del parto di avvertire qualche segnale che questo è imminente, esempio avere dolorini a schiena, reni e al basso ventre, come i classici dolori mestruali o ancora avvertire delle contrazioni che però con l'andare dei minuti invece che aumentare e ravvicinarsi, diminuiscono fino a cessare.

Travaglio di parto come riconoscerlo

Ci sono comunque delle cose che ci fanno immediatamente capire che è iniziato il travaglio. Vediamole:

  • Rottura del sacco ammniotico

La sacca che contiene il bimbo e il liquido amniotico si rompe, dando inizio al travaglio, all'improvviso sentiamo scendere del liquido caldo, ma non è urina, oppure perdiamo delle goccioline di liquido trasparente e inodore: è proprio il liquido amniotico. Quando questa si rompe spontaneamente fuori dall'ambiente ospedaliero occorre andare subito in ospedale per evitare infezioni e molto probabilmente il travaglio si svolgerà a letto senza la possibilità di potersi muovere ed assumere le posizioni a noi preferite.

Il famoso tappo che chiude il collo dell'utero; fatto di sostanza gelatinosa e mucosa biancastra, spesso con striature rosate, può essere accompagnato anche da goccioline di sangue. Il travaglio è iniziato! Prepariamoci con calma e non abbiamo fretta di correre all'ospedale. A volte se non ci sono altri sintomi come perdite, rottura del sacco o contrazioni ravvicinate, possono passare anche dei giorni prima dell'inizio del travaglio.

  • Le prime contrazioni

l'utero si contrae, le contrazionisi sentono anche a livello lombare e ai fianchi. Capita spesso verso la fine della gravidanza di avvertire le contrazioni, ma solo se queste dopo mezz'ora continuano e invece di attenuarsi e distanziarsi si avvicinano diventando più intense, sono quelle buone! Se le abbiamo ogni 10 minuti circa è il momento di partire per l'ospedale.

Il travaglio si divide in fasi:

  • Fase iniziale: le prime contrazioni sono distanziate e troppo deboli, la cervice comincia a dilatarsi fino a 3 cm
  • Fase attiva: le contrazioni sono sempre più frequenti e più dolorose. La cervice si dilata fino a 4 cm e poi si dilata sempre più.
  • Fase di transizione: la cervice continua a dilatarsi e il bambino preme per uscire
  • Fase espulsiva: la cervice sarà dilatata di 10 cm e potremo finalmente spingere per far uscire il bambino
  • Secondamento: le contrazioni proseguono per far espellere la placenta

Inizio del travaglio

Come detto il travaglio può avere inizio con piccole e deboli contrazioni molto distanziate tra loro, in questo caso non è necessario precipitarsi in ospedale, al contrario se si rompono le acque e il travaglio inizia improvvisamente è bene chiamare il ginecologo.

Durante la fase iniziale del travaglio, laddove non ci siano controindicazioni e se il sacco delle membrane è intatto, è consigliato di stare a casa, rilassarsi, fare una doccia o un bagno caldo (non bollente), ascoltare musica, dormire...

In questa prima fase le prime contrazioni sono cominciate ma sono ancora troppo deboli e distanziate, il dolore è ancora leggero e sopportabile e l'inizio del travaglio vero e proprio potrebbe anche iniziare dopo 6 o 8 ore nelle donne al primo parto; è proprio ora che la cervice comincia a dilatarsi fino a raggiungere una dilatazione di 3 cm, e da adesso dovrebbe dilatarsi di almeno 1 cm all'ora.

Travaglio nel parto naturale

Dopo la fase iniziale il travaglio prosegue così:

  • Fase attiva

La cervice è dilatata di almeno 4 cm e continua a dilatarsi man mano che il tempo passa, le contrazioni sono diventate più frequenti, più o meno ogni 2 /5 minuti e la loro durata è aumentata, tra i 25 ai 60 secondi, sono più dolorose e da questo momento la donna che intende chiedere l'analgesia epidurale, può farne richiesta. Nel tracciato si evidenzia benissimo che la durata raggiunge il picco mentre si distanziano sempre meno dando segno che il travaglio procede bene e la cervice si sta dilatando sempre più.

  • Fase di transizione

Sicuramente è la fase più difficile e dolorosa, la cervice continua a dilatarsi e il bimbo preme. Caratteristica di questa fase è la voglia di “spingere”: la pressione che esercita il bimbo mentre scende verso il basso dà alla mamma la sensazione di oppressione nelle pelvi e a volte anche nel retto, unico consiglio cercare di seguire i consigli dell'ostetrica e non spingere finché non ci viene dato l'ok perché così facendo rischiamo di causarci lacerazioni! In questa fase la dilatazione probabilmente avrà raggiunto i 7/8 cm e in brevissimo tempo può raggiungere la dilatazione completa, infatti le contrazioni ormai durano 60/90 secondi e si distanziano da 2/3 minuti dando il tempo di riprendere fiato. Probabilmente si avvertiranno sintomi come nausea, vomito, voglia di defecare (per via della pressione del bimbo), tremori, stanchezza, brividi o calore: tutti sintomi normalissimi!

  • Fase espulsiva

 Se la cervice ha raggiunto i 10 cm l'ostetrica ci farà accomodare sul lettino da parto e qui inizia la fase espulsiva, ancora un po' di pazienza e avremo nostro figlio tra le braccia! Se è il caso l'ostetrica potrebbe praticare l'episiotomia, l'incisione tra vagina e ano che facilita la discesa del bebè ed evita lacerazioni alla mamma. Dopo qualche spinta sentiremo il pianto del nostro bebè!

  • Secondamento

La mamma deve stare ancora un po' in sala parto: dopo la nascita del bebè deve essere espulsa anche la placenta e in genere ci impiega massimo mezz'ora. Dopo di chè la mamma verrà disinfettata e tamponata e se necessario le verranno applicati i punti di sutura. Nelle due ore successive al parto rimarrà in un lettino in una saletta accanto alla sala parto, prassi per tenere sotto controllo eventuali complicazioni del post parto tra cui emorragie.

Come sentire meno dolore durante il travaglio? E il dolore è davvero così terribile?

Indubbiamente si partorisce con dolore, ma tutte le donne che hanno avuto un bambino con il parto naturale sono concordi su una cosa: il dolore sembra essere parte integrante della nascita, è un dolore utile, funzionale, e alla fine sparisce all'improvviso, lasciando solo una gran soddisfazione.

Certamente non è necessario partorire per forza con il dolore, esistono dei metodi efficaci per soffrire di meno, dai rimedi omeopatici per il travaglio al gas esilarante che si sta sperimentando in alcuni ospedali, dalla posizione più adatta per sentire meno dolore fino, ovviamente, all'anestesia epidurale. In alcuni ospedali si sta sperimentando anche le tecniche di riflessologia plantare e digitopressione in travaglio per aiutare la partoriente a sopportare meglio i dolori.

L'anestesia epidurale può essere chiesta da tutte le donne che stanno partorendo. Se avete intenzione di fare l'epidurale dovete:

  • Assicurarvi che il centro nascita scelto da voi pratichi l'epidurale e venga garantita la presenza dell'anestesista 24 ore su 24;
  • Chiedere l'epidurale nella fase attiva;
  • Essere consapevoli che in alcuni casi non è possibile fare l'epidurale e magari lo scoprirete solo a travaglio iniziato.

La corretta respirazione è un metodo senz'altro efficace per ridurre il dolore, alleviare la tensione e partecipare al parto in modo più sereno. Durante i corsi preparto le ostetriche vi faranno vedere degli esercizi per respirare correttamente che vi torneranno molto utili durante il travaglio per spingere in modo efficace.

Quando la gravidanza è giunta al termine e non sono iniziate le contrazioni e il bimbo sembra proprio non voler uscire, il medico consiglierà, probabilmente, di attendere fino alla 41esima-42esima settimana per poi indurre il travaglio. In genere le contrazioni vengono indotte con l'ossitocina, un ormone sintetico che, proprio come avviene nel parto che parte spontaneamente, da inizio alle contrazioni. In alcuni casi, se il parto è oltre il termine, il medico praticherà una rottura del sacco amniotico.

Nei centri nascita, negli ospedali e nelle cliniche esistono le sale parto, dove la donna viene fatta entrare solo quando ha raggiunto la fase attiva o quella espulsiva. Durante il travaglio, la partoriente viene lasciata n camera nelle prime fasi, per poter camminare, stendersi, sedersi e muoversi più liberamente durante le contrazioni, oppure in un'apposita area per il travaglio.

La sala parto ha un lettino, come quello che vediamo dal ginecologo, dove la donna viene fatta stendere nella fase espulsiva. Esistono, poi dei centri nascita dove viene lasciata massima libertà alla partoriente di trovare la posizione più comoda da assumere per far uscire il bambino, o dove la sala parto è una confortevole stanza con luci soffuse e una vasca dove partorire in acqua.

In rete troviamo certamente i video del parto. Siamo sicure di volerli vedere? Se siamo facilmente impressionabili forse è meglio evitare. Sappiate in ogni caso che tutti i video che si reperiscono online hanno un alto livello di pathos e un lieto fine in comune: un bimbo che viene tenuto in braccio dalla sua mamma!

Ecco alcuni video sul parto:

Travaglio del secondo parto

Si dice che il secondo parto sia sempre più rapido. In effetti una primipara, cioè una donna che è alla sua prima gravidanza, può andare incontro più facilmente ad una gravidanza oltre il termine, ad una difficoltà di iniziare il travaglio in modo spontaneo e ad un parto più lungo, al contrario generalmente il secondo parto è più rapido, e poi si sa già come funziona e cosa ci si deve aspettare! Tuttavia ogni donna e ogni gravidanza sono diverse le une dalle altre e c'è sempre una probabilità che tutto sia diverso da come ce lo aspettiamo.

Frequentando un corso preparto sapremo con certezza come spingere e soprattutto quando. Nella fase di transizione il bimbo preme per uscire e la voglia e l'istinto di spingere è molto forte. Ma non è ancor ail momento giusto, perché la cervice non è completamente dilatata e si creerebbero delle lacerazioni. Per cominciare a spingere bisogna aspettare la fase espulsiva.

Ogni donna racconta il parto con le sue parole e le sue emozioni e in effetti ogni esperienza è diversa.

Di certo contano molto i contesto familiare, il luogo dove si sta partorendo e anche il personale sanitario che sta assistendo la partoriente. Il dolore resta naturalmente una delle caratteristiche principali del travaglio: con contrazioni dapprima sopportabili e distanziate che poi diventano sempre più intense e ravvicinate. Ma alla fine restano solo la soddisfazione e l'emozione unica di aver dato al vita al proprio bambino e di poterlo finalmente stringere tra le braccia.

La domanda è frequente tra le donne in dolce attesa. In realtà non c'è un dato preciso e indicativo per tutte le partorienti. Alcune partoriscono in poche ore, altre invece attraversano un travaglio lungo anche 10-12 ore. Diciamo che, in media, il travaglio dura tra le 6 e le 12 ore. E' comunque impossibile fare una previsione.

Molte donne sono convinte che nei giorni di luna piena aumentino le probabilità di entrare in travaglio. Secondo queste osservazioni degli ospedali proprio nelle notti di luna piena si registrerebbe un aumento del numero di nascite. In realtà Entrambi non hanno evidenziato alcuna relazione tra luna piena e travaglio. Ovvero, non esiste alcuno studio che abbia dimostrato che le fasi lunari possano influenzare il travaglio.

Se siete arrivate alla quarantesima settimana di gravidanza e “tutto tace”, potreste cominciare e domandarvi come fare per facilitare l'arrivo delle contrazioni e dare il via al travaglio. Premesso che esistono numerosi metodi farmacologici e medici per far partire il travaglio e che solo il personale sanitario potrà metterli in pratica quando lo riterrà opportuno, resta il fatto che, secondo la tradizione popolare, alcune pratiche possono favorire le contrazioni: la stimolazione dei capezzoli, ad esempio, un rapporto sessuale oppure una bella passeggiata.

Durante il travaglio non è solo la mamma ad avere parte attiva, ma anche il bambino vive un momento di stress intenso. Deve incanalarsi nel canale del parto, premere per uscire, sentir schiacciare la testa e andare incontro ad una carenza di ossigeno.

Il suo stato di salute viene attentamente monitorato in sala parto. E ovviamente il suo pianto liberatorio finale non è di gioia (come quello della mamma), ma probabilmente di puro terrore: ha freddo, i suoi polmoni devono respirare improvvisamente, ci sono luci e rumori sconosciuti. Solo l'abbraccio caldo della mamma, la sua voce e il suo odore riusciranno a tranquillizzarlo.

L'ideale è indossare un abbigliamento comodo: una tuta, un pigiama o una camicia da notte. Non dimentichiamo dei calzettoni di lana per tenere i piedi al caldo. In ogni caso domandiamo al personale infermieristico o all'ostetrica come è meglio vestirsi per il travaglio.

Per decenni alle donne veniva proibito di mangiare e bere durante il travaglio, per scongiurare possibili complicanze in caso di anestesia. Oggi questo divieto non è più così rigido, resiste solo in alcuni casi più a rischio, come una donna che soffre di preeclampsia o fortemente in sovrappeso.

La musica può avere un ruolo fondamentale durante il travaglio: aiuta a rilassarsi, accompagna il respiro, distrae dal dolore e aiuta il nostro corpo nella produzione di endorfine. Vi consigliamo quindi di preparare una playlist per la nascita piuttosto lunga, da ascoltare in sala parto e durante le diverse fasi del travaglio. Su Spotify è possibile trovare moltissimi brani selezionati e scelti dagli utenti per accompagnare uno dei momenti più belli nella vita di una mamma.

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