di Beatrice Spinelli
Il parto pretermine, cioè quello che avviene prima della 37a settimana di gestazione, è una delle più gravi complicazioni che possono insorgere in gravidanza e può mettere seriamente a repentaglio la salute del bambino. Il parto pretermine non comporta particolari rischi per la madre mentre può determinare rischi per il feto in relazione all'epoca gestazionale in particolare quando quest'ultima è inferiore alle 34 settimane; viceversa il parto dopo la 36a settimana è considerato abbastanza sicuro per il feto a patto che il suo sviluppo sia regolare e non esistano altre patologie concomitanti.
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Si tratta comunque di una vera e propria patologia che interessa il 5-10% delle donne in dolce attesa e si associa ad un’elevata mortalità infantile, basti pensare che circa il 75% delle morti perinatali avviene in bambini prematuri. Ma anche in quelli che sopravvivono le conseguenze cliniche possono essere molto serie: la sindrome da distress respiratorio è forse quella più grave e si verifica a causa dell’incompleto sviluppo dei polmoni. Altre conseguenze possono essere: l’emorragia cerebrale, l’enterocolite necrotizzante, la displasia broncopolmonare, le infezioni del dotto arterioso. A lungo termine i rischi più temuti della prematurità sono invece la paralisi cerebrale, il ritardo mentale con problemi di apprendimento, la retinopatia e i deficit neurosensoriali (sordità, cecità).
Non sempre le cause del parto pretermine sono ben individuabili ma sembra che esso possa dipendere da particolari condizioni di salute della futura mamma, da fattori riconducibili a precedenti gravidanze o da fattori legati direttamente alla gravidanza in corso (LEGGI). Ecco in dettaglio i diversi fattori di rischio:
Fattori di rischio materni:
· età al di sotto dei 18 anni o superiore ai 40;
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· primiparità;
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· peso pregravidico inferiore ai 50 kg;
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· basso aumento ponderale;
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· fumo;
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· assunzione di droghe e alcol (LEGGI)
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· scarsa assistenza prenatale;
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· attività lavorativa pesante o stressante;
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· stress psicologico (LEGGI);
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· basso livello socioeconomico;
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· anemia;
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· malattie acute o croniche
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Fattori di rischio ostetrici:
· precedente aborto spontaneo nel II trimestre;
· precedente parto pretermine;
· precedenti perdite ematiche;
· anomalie cervicali o uterine (fibromi, malformazioni).
Fattori di rischio riconducibili alla gravidanza in corso:
· gravidanza gemellare;
· gestosi;
· malformazioni fetali;
· ritardo di crescita fetale;
· perdite ematiche;
· infezioni del tratto genitale;
· insorgenza di contrazioni uterine.
Nella stragrande maggioranza dei casi il parto pretermine si associa alla rottura prematura delle membrane (LEGGI) e/o a infezioni alla cervice o alla vagina. Ciò avviene perchè il passaggio di batteri o virus (soprattutto neisseria gonorrea, streptococco ß emolitico, vaginosi batterica, micoplasma-ureaplasma, chlamydia Tracomatis, anaerobi) oltre la barriera cervicale può provocare una reazione infiammatoria in grado di determinare la rottura delle membrane, la dilatazione (LEGGI) cervicale e le contrazioni dell’utero.
La minaccia di parto pretermine si può manifestare con la comparsa di crampi fissi o intermittenti simili ai dolori mestruali nella zona sovrapubica o con l’inizio vero e proprio delle contrazioni uterine, dolorose o meno, e quindi del travaglio. In questi casi, soprattutto se questi sintomi si associano alla presenza di uno o più fattori di rischio, è necessario recarsi immediatamente in ospedale. Il travaglio di parto pretermine si svolge analogamente a quello di un parto a termine: compaiono le contrazioni uterine regolari e dolorose, la cervice si modifica e si verifica la rottura della membrane. Il secondamento, ossia l’espulsione della placenta (LEGGI), così come il post- partum e il puerperio avvengono come nel parto a termine.
C’è da dire che il travaglio di parto pretermine può avere un decorso più breve rispetto al travaglio di un parto a termine e i sintomi che lo precedono possono essere molto scarsi. È comunque molto difficile distinguere tra minaccia di parto pretermine e un parto pretermine in atto.
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Può succedere in alcuni casi che venga indotto volontariamente un parto pretermine per motivi medici, nel caso in cui le condizioni di salute della mamma o del bambino (o di entrambi) siano compromesse. Attraverso l’esame ecografico è possibile predire il rischio di parto pretermine (LEGGI); alle donne interessate da tale rischio in genere viene consigliato di restare a riposo. In alcuni casi come misura preventiva vengono prescritti farmaci tocolitici che inibiscono l’attività contrattile dell’utero. La misura più efficace per ciò che riguarda l’esito di un parto pretermine è legato alla somministrazione di cortisonici con lo scopo di indurre la maturazione polmonare fetale tra la 24ª e la 34ª settimana di gestazione: queste terapie insieme al grande progresso nell'ambito dell'assistenza neonatale hanno notevolmente migliorato la prognosi dei bambini nati prematuri (VAI AL FORUM)
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