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Placenta invecchiata
Una delle problematiche che possono presentarsi nel corso della gravidanza riguarda la placenta invecchiata, tecnicamente detta “placenta calcificata”. Quali sono le cause e quali le possibili conseguenze? In linea di massima verso la fine della gravidanza è normale osservare una placentapiù calcificata, quindi invecchiata, e non si deve intervenire in alcun modo. Al contrario se l'invecchiamento placentare si verifica nel corso della gravidanza è bene tenere sotto controllo la crescita fetale. Cerchiamo di capirne di più.
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Invecchiamento della placenta, i sintomi
Uno dei sintomi della placenta invecchiata è una scarsa crescita del feto. In passato una diagnosi di placenta calcificata veniva fatta solo alla nascita del bambino quando la placenta veniva esaminata dal medico o dall'ostetrica. Nella placenta invecchiata sono evidenti piccole calcificazioni di colore bianco somiglianti a delle pietre dure. Osservando il bambino, invece, si notano:
- unghie più lunghe,
- pelle desquamata
- scarsa presenza di vernice caveosa, quello strato sottile che riveste il corpo del bambino e che protegge la pelle durante la permanenza nel liquido amniotico.
Come si vede la placenta invecchiata
Fino a qualche tempo fa non si credeva che la parentale invecchiata potesse essere un problema per il feto, anche perché, come detto, non c'era modo di diagnosticarla nel corso della gravidanza.
Oggi naturalmente con la moderna tecnologia e con le ecografie in alta risoluzione possiamo diagnosticare in qualsiasi momento della gravidanza una calcificazione placentare. In linea di massima questo fenomeno va solo monitorato attentamente e non rappresenta necessariamente un rischio serio, soprattutto a fine gravidanza quando un processo di invecchiamento della placenta è più fisiologico.
Diverso il discorso per una gravidanza agli inizi: una placenta invecchiata potrebbe comportare problemi di crescita fetale e compromettere il corretto andamento della gravidanza.
Se la calcificazione della placenta è associata ad altri problemi medici, come ipertensione, diabete o patologie renali, potrebbe essere necessario un intervento medico.
Cause della placenta invecchiata
Una delle principali cause della calcificazione della placenta è legata alla durata della gravidanza: una gestazione che si prolunga oltre le 40 settimane può essere maggiormente interessata da calcificazioni della placenta.
Ma in questo caso si tratta di un evento fisiologico, al contrario esistono altri fattori che contribuiscono all'invecchiamento della placenta e sono:
- fumo: le sigarette non solo aumentano il rischio di aborto spontaneo e distacco della placenta, ma anche di invecchiamento della placenta.
- Diabete gestazionale
- ipertensione: che è strettamente connessa con la gestosi, una complicanza molto seria della gravidanza che va trattata tempestivamente.
Come non far invecchiare la placenta
Durante la gravidanza l'alimentazione della futura mamma riveste grande importanza ed è essenziale garantire all'organismo materno e fetale il giusto apporto di calcio, necessario per la salute di ossa, denti, coagulazione del sangue, funzionalità nervosa, muscolare e cardiaca.
Una donna incinta ha bisogno di una quantità maggiore di calcio rispetto al solito, circa 1200 mg al giorno. Ecco alcuni consigli per prevenire l'invecchiamento della placenta:
- assicurati di assumere la giusta quantità di calcio ogni giorno anche con l'aiuto di integratori multivitaminici;
- controlla regolarmente la pressione arteriosa perché l'ipertensione può comportare un aumento del rischio di calcificazione,
- non fumare in gravidanza.
Che rischi può comportare una placenta invecchiata?
Una placenta invecchiata non consente al bambino di ricevere la giusta quantità di ossigeno e nutrienti da parte dell'organismo materno. Uno scambio che avviene proprio attraverso la placenta.
I depositi di calcio potrebbero provocare la formazione di tessuto fibroso nella placenta (che è tessuto inutile ai fini del nutrimento del feto), ma possono anche aumentare il rischio di coaguli di sangue nella placenta, indurire i vasi sanguigni e quindi ridurre l'apporto di ossigeno al bambino.
Nella maggior parte dei casi, comunque, le complicanze legate alla calcificazione della placenta sono quasi nulle e non pericolose per il feto.
Placenta invecchiata a 35 settimane
In genere se si diagnostica un invecchiamento della placenta intorno alla 35esima settimana si prescrive alla futura mamma un po' di riposo e un attento monitoraggio della crescita fetale e delle condizioni della placenta. Arrivati a 37 settimane non si deve preoccupare più di tanto: non c'è motivo per indurre il travaglio o praticare un parto cesareo.
Semplicemente si segue la crescita fetale e la calcificazione della placenta per poter eventualmente intervenire nel caso peggiori diventando più pericolosa.
Placenta invecchiata a 40 settimane
Cosa fare se un esame ecografico a fine gravidanza evidenzia una calcificazione della placenta? In realtà non c'è da preoccuparsi perché la gestazione volge al termine ed è piuttosto normale che la placenta cominci ad invecchiare perché sta per perdere la sua funzione. Cosa si deve fare? Si segue l'evoluzione della situazione con un attento monitoraggio e in caso di peggioramento delle condizioni della placenta si può decidere di far nascere il bambino.