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Malattie infettive in gravidanza, rischi e cura

di Beatrice Spinelli - 16.05.2016 Scrivici

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Contrarre le malattie infettive in gravidanza può essere rischioso. Vediamo quali sono le più pericolose e come si interviene

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Malattie infettive in gravidanza

Durante la gravidanza contrarre delle malattie infettive può essere molto pericoloso per la salute del bambino. I rischi maggiori legati a queste infezioni sono l’aborto e le malformazioni fetali.

Avviene piuttosto frequentemente che le mamme in attesa contraggano questo tipo di malattie; i medici così sottopongono la madre a degli esami diagnostici al fine di stabilire la datazione dell’evento infettivo. Infatti, stabilire con la maggiore precisione possibile il momento in cui è avvenuta l’infezione permette di prevedere con una certa attendibilità i rischi per la salute del feto.

È importante sottolineare che non necessariamente una patologia infettiva della madre determina un danno a carico del bambino, infatti solo nella minoranza dei casi il microrganismo infettivo riesce a superare la barriera della placenta e a raggiungere il feto. Inoltre c’è da dire che le conseguenze dell’infezione possono essere molto diverse a seconda dell’epoca gestazionale. Le infezioni contratte nel primo trimestre di gravidanza sono quelle che comportano i maggiori rischi di aborto e di malformazioni perché è durante questo periodo che avviene l’embriogenesi, ossia lo sviluppo degli organi fetali.

È possibile stabilire l’epoca in cui è avvenuto il contatto mediante la ricerca e l’analisi degli anticorpi materni; per indagare invece sulle condizioni di salute del feto si ricorre all’amniocentesi che permette di eseguire la ricerca del DNA del microrganismo responsabile dell’infezione.

Se non c’è traccia dell’organismo nel liquido amniotico si può scongiurare l’infezione fetale. Anche nei casi in cui venga accertata l’infezione fetale non sempre ci sono delle conseguenze negative per il bambino; l’unico sistema che permette di monitorare la situazione fetale è l’ecografia con la quale è possibile studiare l’anatomia fetale e individuare eventuali malformazioni del feto solo però se rientrano tra quelle diagnosticabili con gli ultrasuoni.

Tuttavia anche se il quadro ecografico risulta nella norma non è possibile escludere al 100% che il neonato sviluppi in seguito delle malattie. Alcuni tipi di infezione, ad esempio quelle della retina causate da microrganismi come il toxoplasma, non sono rilevabili dall’ecografia ma possono causare serie patologie al neonato.

Toxoplasmosi in gravidanza

La toxoplasmosi è causata da un protozoo chiamato Toxoplasma Gondii. Questo microrganismo compie una parte del suo ciclo vitale nell'intestino del gatto, e quindi, una volta eliminato con le feci, può contaminare l'ambiente circostante. L'uomo può contrarre l'infezione mangiando carni crude o poco cotte, verdura non accuratamente lavata, oppure entrando in contatto con animali infetti. L’infezione da Toxoplasmosi solitamente non comporta danni di rilievo, spesso è asintomatica o può manifestarsi con sintomi di lieve entità mentre se viene contratta in gravidanza l’infezione può avere delle gravi conseguenze sul benessere fetale. In caso di toxoplasmosi materna con l’avanzare dell’epoca gestazionale aumentano anche le probabilità che l’infezione raggiunga il feto. In caso di infezione fetale i danni sono maggiori nel primo trimestre e via via minori con il progredire della gravidanza.

Essendo spesso asintomatica la toxoplasmosiviene diagnosticata attraverso gli esami di laboratorio che vengono effettuati fin dall'inizio della gravidanza. Se la mamma risulta immune (cioè se ha già avuto l’infezione in passato) non sarà necessario ripetere l’esame. In caso di donna non immune (senza anticorpi), è importante prendere tutte le dovute precauzioni per evitare di contrarre l’infezione.

Ecco le più importanti norme di prevenzione:

  • evitare carni crude o poco cotte;
  • lavare accuratamente le verdure;
  • lavare accuratamente le mani dopo aver avuto contatti con gatti e dopo essere state in contatto con il terreno.

In caso di infezione in gravidanza una diagnosi tempestiva e un altrettanto tempestivo trattamento antibiotico possono ridurre il rischio di danno fetale.

La varicella è una malattia tipica dell'età infantile ed è molto raro che venga contratta in gravidanza.

Se l’infezione da varicella avviene nel primo trimestre di gravidanza comporta il rischio di aborto o di malformazioni fetali. Meno gravi sono le conseguenze se la madre contrae la malattia nel corso del secondo e terzo trimestre di gravidanza. In questo caso infatti gli anticorpi prodotti dalla madre vengono trasmessi al feto. Se l’infezione si verifica pochi giorni prima del parto, il bambino può nascere sano, ma può manifestare la malattia anche in forma molto grave nei primissimi giorni di vita avendo ricevuto dalla madre il virus ma non gli anticorpi. Per prevenire l’infezione è importante che la mamma non immune eviti tutte le possibili occasioni di contagio. Qualora il contagio avvenga, è utile provvedere il prima possibile alla somministrazione di immunoglobuline (anticorpi) specifiche anti-virus.

Morbillo in gravidanza

Il morbillo è una malattia virale (Paramixovirus) molto frequente in età infantile. Si presenta molto raramente nelle persone adulte non vaccinate o non immuni. Qualora una donna gravida si ammali di morbillo nei primi mesi di gravidanza, essa va incontro ad un aumentato rischio di aborto spontaneo ma succede molto di rado che l’infezione raggiunga il feto. Se invece la donna si ammala di morbillo nelle 2 - 3 settimane prima del parto, è possibile che il bambino si ammali di morbillo nei primi giorni di vita

Parotite in gravidanza

Anche la parotite (comunemente conosciuta come "orecchioni"), causata da un virus (paramixovirus) è rara nell'età adulta. Se la donna si ammala di parotite nel primo trimestre di gravidanza, va incontro ad un aumentato rischio di aborto. Non è ben valutabile l'entità di rischio di infezione embrio-fetale. E' generalmente sconsigliata la vaccinazione in gravidanza e la protezione con anticorpi specifici non risulta molto efficace

Rosolia in gravidanza

La rosolia è una malattia infettiva virale che generalmente si manifesta con sintomi lievi e non comporta danni particolari. Se contratta da una donna per la prima volta nel corso del primo trimestre di gravidanza, la malattia può essere responsabile di gravi malformazioni fetali.

La probabilità di danno fetale è maggiore nelle prime settimane di gravidanza e tende ad esaurirsi oltre le 16-17 settimane. Qualora invece una donna che ha già avuto in passato la rosolia, o è vaccinata, si trova esposta al contagio, l'eventuale reinfezione non comporta rischi per il feto. I danni fetali derivanti dal virus della rosolia possono essere di vario genere: danni a carico degli occhi (cataratta, glaucoma), sordità, malformazioni cardiache, possibile ritardo psicomotorio. Oltre a questi danni è anche possibile un aumentato rischio di aborto spontaneo nelle prime settimane di gravidanza.

Per prevenire questi problemi è molto utile accertare già prima della gravidanza l'eventuale esistenza di immunità della donna nei confronti del virus della rosolia. In assenza di immunità è opportuno eseguire la vaccinazione e attendere almeno tre mesi prima di cercare una gravidanza

Cytomegalovirus in gravidanza

Le infezioni da Cytomegalovirus (CMV) sono molto diffuse tra gli adulti e quasi sempre non presentano sintomi. Le persone infettate, nonostante la presenza di anticorpi, per molto tempo eliminano il virus con la saliva e con le urine. Il virus può anche essere presente nelle feci, nel liquido seminale e nelle secrezioni cervico-vaginali. L'interesse in gravidanza per questo tipo di infezione è dovuto alla possibilità di trasmissione dell'infezione dalla madre al feto che non sempre si verifica. La trasmissione può avvenire attraverso il sangue placentare soprattutto in caso infezione materna primaria (cioè se la donna viene in contatto con il virus per la prima volta) ma, seppure con minore probabilità, è possibile anche in caso di reinfezione. L' infezione fetale non è solitamente causa di aborto o di malformazioni, ma può comportare delle gravi malattie a carico di vari organi del bambino. Frequentemente può causare ritardo di accrescimento intrauterino del feto, sofferenza epatica, microcefalia. Nei casi più gravi i bambini che contraggono effettivamente la malattia dalla madre possono morire a pochi mesi dalla nascita o riportare danni permanenti di entità variabile.

Nella donna in gravidanza è opportuno un controllo periodico degli anticorpi anti CMV analogamente ai controlli per la rosolia e la toxoplasmosi. Un'eventuale prima infezione è segnalata dalla presenza di Anticorpi di tipo IgM. In questo caso per diagnosticare l'infezione fetale può essere necessario ricercare gli Anticorpi anti-CMV nel sangue fetale attraverso la funicolo centesi, una particolare tecnica di diagnosi prenatale. Dopo la nascita sarà necessario sottoporre il neonato ad ulteriori accertamenti. Per l' infezione da CMV non esiste purtroppo terapia; anche la possibilità di prevenzione risulta molto limitata, data la notevole diffusione del virus.

Condilomi acuminati (H.P.V.) in gravidanza

I condilomi sono delle formazioni di tipo verrucoso determinate dal virus H.P.V. Sono localizzati solitamente a livello genitale e perineale. Quando si presentano in gravidanza è opportuna la loro rimozione mediante diatermocoagulazione o vaporizzazione laser. In rarissimi casi le formazioni condilomatose possono raggiungere delle dimensioni cospicue (condilomatosi gigante) al punto da ostacolare il parto per via vaginale e richiedere così il taglio cesareo. Se i condilomi sono presenti a livello vaginale e vulvare al è possibile che il neonato si infetti attraversando il canale del parto. In questi casi i medici possono decidere di far nascere il bambino con il taglio cesareo.

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