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Lettera dell'ostetrica a una donna che ha abortito
Carissima, mi trovo a scriverti queste poche righe cercando di esserti di supporto in questo momento così difficile. Posso immaginare come ti senti dopo che per due volte hai gioito dell'arrivo di un bambino e poco dopo pianto perché la gravidanza non è proseguita. So che in questo momento ogni parola sembra vana e vuota, ma vorrei cercare in qualche modo di portarti sollievo.
In natura, animali compresi, una gravidanza su tre circa termina con un aborto spontaneo. Perché mi chiederai? Non posso risponderti con precisione, tranne in casi molto rari non viene eseguito nessun accertamento sulle cause. Le statistiche ci dicono che molto dipende dalla selezione naturale, intesa come analisi del patrimonio genetico del bambino che si sta formando. Se il suo DNA risulta favorevole alla vita allora la gravidanza prosegue, se invece ci sono tante alterazioni che causerebbero una morte precoce e con molti dolori spesso la natura sceglie per noi ed ecco l'aborto.
Ora so che la frase che ti frulla in testa è: è colpa mia, sono io che non so portare avanti una gravidanza, sono io che ho qualcosa che non va. Non è così, non è colpa tua, colpa sarebbe se avessi fatto azioni sconsiderate ma accogliere con gioia una gravidanza è tutt'altro che un'azione sconsiderata. Tu starai pensando anche che è già la seconda volta che capita, che qualcosa che non va ci deve essere. Secondo le linee guida internazionali in teoria non saresti ancora da considerare una donna che ha subito una poliabortivita', il parere degli esperti infatti ci dice che questo accade dopo 3 aborti consecutivi, ma siccome immagino come ti senti possiamo iniziare a fare alcuni accertamenti. Niente di invasivo, inizierei a farti fare degl esami del sangue, esami generali sul tuo stato di salute ed esami che valutino la tua situazione ormonale, partendo dalla funzionalità tiroidea fino agli ormoni tipici della regolazione del ciclo femminile (FSH, LH, Estrogeni e Progesterone).
Lo so, non ci aiuterà a capire subito la causa, però è un punto di partenza importante per capire i passi successivi che possiamo affrontare. Al di là di queste procedure più materiali mi interessa poterti essere accanto dal punto di vista emotivo. So bene che quella perdita di sangue che dura dal momento dell'aborto è come se fosse una ferita aperta che continua a sanguinare. So che non c'è un momento della giornata in cui tu non pensi al tuo bambino che non c'è più. E so anche che la volontà sarebbe quella di non parlarne mai. Ma non si può, non ti fa bene, l'accumulo di questa disperazione porta ad altra disperazione. Ti consiglio di parlarne con qualcuno, che sia il tuo partner, un'amica, un familiare basta parlarne. Se senti di non farcela da sola, se senti che la disperazione e il dolore sono davvero troppo grandi, non vergognarti di affidarti ad uno specialista. Non devi per forza intraprendere lunghi anni di analisi psicologica, soltanto qualche colloquio, il tempo che ti aiuti a superare tutto.
Ci saranno diverse fasi di questo immenso dolore, prima non ti sembrerà vero, poi sarai arrabbiata, poi disperata e, alla fine, lentamente inizierai ad accettare che sia successo. Potrebbe capitarti a questo punto di non pensarci tutti i giorni, e subentrera' il senso di colpa. Non preoccuparti è normale che accada. Bisogna lentamente lasciare andare questo bimbo e questa esperienza prima di ricominciar una nuova avventura. Vorrei anche dirti che non sei sola, oltre alla tua famiglia e alle persone che ti vogliono bene ci sono io, potrai chiamarmi e scrivermi ogni volta che vuoi. E, se e quando te la sentirai, possiamo iniziare un percorso insieme per elabrare l'esperienza e riaprirci ad una nuova possibilità.
Un percorso semplice, fatto di momenti di dialogo, di rilassamento e di visualizzazioni, non ci sarà niente di obbligatorio solo la voglia di portare a galla le emozioni più profonde per guardarle in faccia, dar loro un nome e lasciare che come sono arrivate se ne vadano.
Credo che non sarà facile i primi tempi affrontare gli altri, potrebbe capitare che tu non abbia alcuna voglia di uscire di casa e se dovessi incontrare qualcuno non sapere cosa dire, ti sentirai osservata e compatita. Potresti addirittura guardare con invidia pance e passeggini di amiche e di sconosciute che inconterai per strada. Non è necessario che loro lo sappiano, non è necessario dirlo, anche se saprebbero capire.
Molte volte, carissima, le persone ti stupiscono, dietro quella patina di superficialità sanno comprendere e accettare i momenti peggiori di ciascuno di noi, specie se ti sono molto amici. Le parole possono essere totalmente inutili e superflue, possono farti piangere o urlare, ma quello che mi preme che tu sappia è che non sei e non sarai mai sola in questo periodo così difficile.
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