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Uno degli eventi più dolorosi che può trasformare la gioia di una gravidanza in un difficilissimo momento di lutto è la morte del feto in utero, detta anche morte intrauterina o perinatale. La morte fetale intrauterina è ancora oggi un problema di grande rilevanza clinica e sociale e la sua incidenza varia a seconda di vari fattori legati a parametri clinici, economici e sociali.
É stata stimata un'incidenza mondiale intorno al 23 per mille, con una notevole differenza tra i paesi sviluppati (5,3 per mille) e quelli ancora in via di sviluppo dove resta a tutt'oggi molto elevata (25,5 per mille). L'Italia si colloca in una zona di 4,1 per mille.
L'organizzazione mondiale della sanità definisce la morte fetale intrauterina come una perdita fetale dopo la 20a settimana di gestazione o, se l'epoca gestazionale non è conosciuta, un peso alla nascita di circa 500g, che corrisponde alla 22a settimana di un feto che cresce regolarmente.
I fattori di rischio per la morte endouterina sono molteplici, alcuni difficilmente modificabili come la razza, i fattori socioeconomici, l'età materna avanzata, e altri su cui si può intervenire come le infezioni, l'esposizione a tossici e alcune patologie materne come il diabete, la trombofilia o l'ipertensione.
L'individuazione dei fattori di rischio permette di prevenire, in una certa misura, eventi ostetrici negativi come la morte in utero. In questo senso è importantissimo che una donna portatrice di una qualche patologia medica legata al rischio di morte intrauterina sia seguita in modo adeguato fin dall'inzio della gravidanza al fine di cogliere tempestivamente eventuali problemi relativi al benessere e alla crescita fetale.
Purtroppo ancora oggi si verificano morti in utero apparentemente senza causa (dal 10 al 40% del totale) e in questo caso in ambito clinico si cerca di trovare una spiegazione a tali eventi eseguendo tutti gli esami necessari per indagare sulla causa della morte.
Le indagini che si sono dimostrate più utili sono il cariotipo fetale, in grado di identificare anomalie genetiche nel 5-10% dei casi, l'esame istologico della placenta eseguito in centri specializzati, e l'autopsia del feto.
Nonostante i numerosi progressi medici in questo ambito, c'è ancora una percentuale di casi di morti intrauterine apparentemente senza causa.
La morte di un figlio durante la gravidanza o dopo il parto è un evento tragico e difficile da superare. L'assenza di una causa definita, al di là del punto di vista strettamente clinico, può contribuire a rendere questo evento ancora più drammatico e difficile da accettare. L'eleborazione del lutto in questo caso può essere molto laboriosa, possono affacciarsi una serie di perchè a cui non c'è risposta e la ricerca affannosa di spiegazioni può tradursi in una vera e propria ossessione.
In questi casi è importantissimo che i genitori possano contare su dei supporti psicologici che li aiutino ad affrontare e superare una prova così difficile. A questo scopo sono nate delle associazioni come Ciaolapo onlus che offrono sostegno, conforto e confronto alle famiglie che vengono colpite da questo dramma, attraverso iniziative, incontri e progetti di auto aiuto. Ve ne avevamo già parlato in occasione del 15 ottobre, la giornata del ricordo e della prevenzione della morte prenatale e neonatale.
In particolare queste associazioni cercano di stabilire una rete nazionale di centri specialistici in cui, assieme ad una corretta diagnosi e un'adeguata prevenzione nelle gravidanze a rischio, vengano applicati protocolli di sostegno psicologico ai genitori colpiti dal lutto. Nella nostra società troppo spesso il dolore delle famiglie coinvolte in un evento così drammatico viene sottovalutato, non trova i necessari spazi di comprensione e ciò può ulteriormente complicare l'equilibrio psicologico dei genitori coinvolti. Le associazioni come Ciaolapo nascono con lo scopo di sostenere i genitori che si trovano ad affrontare una situazione del genere anche perchè l'elaborazione del lutto, sebbene sia diversa per ciascuna persona, può risultare più lieve se condivisa con persone che hanno vissuto la stessa esperienza.
Associazioni di questo tipo lavorano anche per sensibilizzare gli “addetti ai lavori” e i professionisti verso una tematica così delicata e si preoccupano di approfondire l'esito del lutto perinatale in diversi ambiti psicologici e sociali per delineare profili di intervento adeguati alle necessità culturali italiane.
Anche se in Italia, a differenza di altri stati, non se ne parla, ottobre è il mese della consapevolezza sulla morte infantile e sulla perdita in gravidanza (Pregnancy and Infant Loss Awareness Month) e ha l'obiettivo di focalizzare l'attenzione pubblica su eventi quali morte intrauterina, aborto, morte neonatale e morte improvvisa del lattante (sudden infant death syndrome, SIDS), rappresentando una opportunità per informare, insegnare, educare, sostenere la causa e dare una spinta nella direzione della ricerca e della prevenzione.
Condividete articoli come questo. La gente DEVE sapere. Perchè anche se la parole "morto" accanto a "nato", fa ancora tanta, troppa paura, queste cose succedono. E non possono essere nascoste