Anemia in gravidanza
È ormai risaputo che una donna in gravidanza deve tenere sotto controllo il proprio stato di salute per salvaguardare la salute del bambino e garantirgli uno sviluppo e una crescita adeguati. L’anemia, cioè una carenza della quantità di ferro nell’organismo, è molto frequente in gravidanza tanto che nel mondo scientifico è ancora aperta la questione riguardo alla necessità di somministrare sistematicamente una terapia supplementare di ferro durante la gravidanza attraverso degli integratori.
Alcuni studi hanno evidenziato, in alcune popolazioni, percentuali fino all’80% di donne incinte anemiche. Durante i nove mesi di gestazione una donna necessita di una maggiore quantità di ferro che se carente può determinare dei rischi anche per il feto.
L’esame che permette di diagnosticare una mancanza di ferro è quello della sideremia. La diagnosi si pone sulla base dei valori di emoglobina inferiori ai 10 mg/dl ma è soprattutto la ferritina a fornire un parametro che consente di definire meglio la situazione perché indica la valenza dei depositi di ferro nell’organismo.
L’anemia si scatena nel momento in cui le cellule del corpo iniziano ad accusare mancanza di ossigeno. In questo caso vengono indebolite le difese dell’organismo che diventa più vulnerabile alle malattie e manifesta una carenza di energia. Lo stato anemico è di solito una conseguenza di un inadeguato apporto dietetico, in special modo nelle madri molto giovani, di una precedente gravidanza o della normale perdita di ferro con il sangue mestruale che si avvicina alla quantità normalmente assunta con la dieta in un mese.
Ciò chiaramente impedisce la costituzione all’interno dell’organismo di depositi di ferro. Alcuni studi hanno associato l’anemia delle neo-mamme alla depressione post partum nonché a un calo nella memoria delle gestanti. Ma, come già detto, la carenza di ferro può costituire un serio pericolo anche per il bambino. Infatti se le riserve sono basse, la richiesta supplementare di ferro dovuta alla rapida crescita del bambino, durante gli ultimi mesi di gestazione, può determinare uno stato di carenza potenzialmente in grado di rallentare la crescita cerebrale del nascituro.
Non solo. Secondo un particolare studio presentato recentemente a una conferenza statunitense, la carenza di ferro potrebbe incrinare il legame affettivo con il neonato con il risultato che il bambino, crescendo, si dimostrerebbe più freddo e distaccato nei confronti della madre. Per affrontare la fatica e liberarsi dal senso di spossatezza indotte dall’anemia, ma soprattutto per reintegrare nell’organismo le quantità di ferro necessarie per affrontare la gravidanza è necessario seguire alcuni importanti accorgimenti chiedendo consiglio al proprio medico.
È molto importante ad esempio assumere alimenti ricchi di ferro, come il fegato di vitello, le uova, le verdure a foglia verde, la frutta essiccata, le fragole e le ciliegie.
Sono da evitare invece gli spinaci che nonostante siano un tipo di verdura a foglia verde contengono acido ossalico, una sostanza che ostacola l’assorbimento di ferro da parte dell’organismo, ma anche i latticini e le bevande gassate. Una sostanza che invece favorisce il processo di assorbimento del ferro è la vitamina C perciò è bene assumerne in abbondanza.
Un altro alimento ricco di minerali e completamente sicuro anche per il feto è l’ortica che può essere assunta come infuso o tisana in qualsiasi momento della giornata. Se l’anemia non dovesse risolversi, o quantomeno ridursi, assumendo con regolarità questi alimenti, sarà necessario ricorrere a degli integratori e nei casi più gravi il ginecologo prescriverà dei farmaci specifici.
C’è da dire che secondo una recente ricerca messa a punto da studiosi giapponesi, nelle donne che soffrono di anemia vi sarebbe una minore incidenza del diabete gestazionale, una complicanza che può risultare molto pericolosa sia per la mamma che per il bimbo. Un’altra forma di anemia che non deve essere sottovalutata è quella da carenza di acido folico. Durante la gravidanza infatti si verifica un incremento delle necessità di acido folico. Per questo nel corso dei nove mesi può insorgere una carenza che risulta molto pericolosa per la salute del feto perché può determinare problemi nello sviluppo del cervello e del midollo spinale. La carenza di acido folico aumenta tra l’altro il rischio della spina bifida. Molti ginecologi, per evitare questo rischio, prescrivono alle mamme degli integratori di acido folico da assumere fin da prima del concepimento e per tutta la durata della gravidanza
Beatrice Spinelli