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Aborto spontaneo: perchè succede e come comportarsi

di Ostetrica Barbara Colombo - 13.04.2021 Scrivici

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Fonte: shutterstock
L'ostetrica spiega cos'è l'aborto spontaneo, come comportarsi e perchè può accadere. Qualche consiglio per superare questo difficile momento

Aborto spontaneo perché succede

Una delle più  grandi preoccupazioni nei primi tre mesi di gravidanza è quella relativa al rischio di aborto spontaneo. Molte donne che incontro alla prima visita vogliono informazioni in proposito, vediamo di rispondere alle domande principali.

In questo articolo

Cos'è un aborto spontaneo?

Si definisce aborto la morte in utero di un feto prima dell'età in cui potrebbe sopravvivere se nascesse (ad oggi circa 24 settimane). Avviene in circa un terzo delle gravidanze e se molto precoce la donna può non accorgersene e interpretare l'aborto come una normale mestruazione.

Cause di un aborto spontaneo

Le cause, a meno di infezioni, sono principalmente ignote. Il rischio sembra essere legato alla presenza nel feto di un DNA con alterazioni tali da non riuscire a sopravvivere.

Nel periodo in cui ho lavorato in ospedale, mi sono trovata spesso ad incontrare donne ricoverate in day hospital per l'intervento. Il peso che si portavano dentro, le loro lacrime commuovevano anche me. La domanda che più  spesso mi sono ritrovata ad affrontare è "perché, perché io?". Purtroppo non sai cosa rispondere, e mi sono sempre limitata ad asciugare le lacrime e a consolarle prima dell'intervento.

Aborto spontaneo, come capirlo?

Nei primi mesi di gravidanza, l'aborto spontaneo può manifestarsi con dei leggeri sanguinamenti e spotting con sangue di colore rosso vivo, accompagnati da leggeri crampi addominali. In altri casi l'aborto non da grandi sintomi e viene evidenziato durante l'ecografia.

È possibile evitarlo e come fare?

Nel caso in cui non sia troppo precoce di solito dà qualche avvisaglia, ad esempio delle perdite di sangue oppure durante l'ecografia di controllo viene evidenziata un'area di distacco della placenta. A questo punto si cerca di evitare di arrivare all'aborto. Il ginecologo prescrive il riposo a letto e la gravidanza a rischio, in alcuni casi anche la terapia farmacologica. È importante in questo caso evitare più possibile di fare sforzi che possano aumentare le perdite o l'area di distacco.

Una vita tranquilla in cui non si sollevano pesi o non si faccia attività fisica in modo intensivo può aiutare, anche se non assicura la riuscita della gravidanza al 100%.

In alcuni casi in accordo con le donne ho provato di tutto, dai fiori di Bach, l'omeopatia ed effettivamente la gravidanza si è protratta oltre il termine di sopravvivenza del bambino, nato prematuro, ma pur sempre sopravvissuto. Mi sento sempre di consigliare in questo caso di non arrendersi, anche se c'è una seria minaccia d'aborto, è utile rivolgersi ad ogni professionista si possa ritenere utile.

In caso di aborto spontaneo cosa avviene?

Se il materiale abortivo (viene definito così il feto e la placenta) viene conservato in utero e non espulso dal corpo, oppure la settimana sia avanzata si procede al raschiamento, viene cioè asportato tramite una sorta di cucchiaio il materiale rimasto in modo da consentire all'utero di tornare come prima della gravidanza.
Se l'aborto dovesse accadere più di una volta la ginecologa prescriverà una serie di esami che hanno come scopo la ricerca del motivo. Essi comprendono esami del sangue specifici (fatti anche sul partner maschile) ecografie e altri esami strumentali a seconda della valutazione clinica.

Quando restare incinta dopo un aborto spontaneo?

Quanto tempo si deve aspettare dopo un aborto spontaneo prima di provare a rimanere incinta? Personalmente più che su tempistiche prestabilite valuterei la singola situazione, sulla base sia della condizione fisica sia, soprattutto, su quella psicologica.
Mi preme sottolineare che il pensiero ricorrente di molte donne in merito all'aborto è di non essere adatta ad ospitare un figlio, a crescerlo, di avere qualcosa di sbagliato. Da professionista mi sono resa conto che man mano incontravo nuovi casi di questo genere, mi scontravo sempre più con un infinito senso di colpa e un desiderio di maternità infinita.

I primi mesi sono sicuramente i più difficili, in cui bisogna lasciare andare il bambino che non c'è più.

In alcuni casi ho usato il massaggio e il rilassamento per aiutare ad elaborare il lutto. In altri casi invece ho ritenuto il dolore così forte da non poter intervenire da sola, consigliando quindi il supporto di uno specialista psicologo.

Più si allontana il momento dell'aborto, più passa del tempo, più cerco di porre l'attenzione sul desiderio delle coppie di avere un nuovo figlio, sul vissuto come donna e come madre, in modo da poter vivere al meglio la nuova esperienza e concedere al nuovo bambino di non essere il "sostituto" del precedente.

Purtroppo l'aborto è un evento luttoso assai frequente, e indubbiamente lascia un segno in ogni famiglia. Quello che io consiglio è di parlarne con ogni persona fidata e di non vergognarsi. Si possono scoprire persone e professionisti pronti ad aiutarci con ogni mezzo a disposizione.

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