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Svenimenti in gravidanza
Durante la dolce attesa è molto frequente avvertire vertigini e una sensazione di svenimento, in particolare nel primo trimestre. In realtà possono capitare fino all'ultimo e in ogni periodo della gestazione le cause possono essere differenti. Scopriamo insieme da cosa sono provocati gli svenimenti in gravidanza e cosa bisogna fare.
In un articolo pubblicato da American Pregnancy Association si può leggere che gli svenimenti in gravidanza, durante il primo trimestre, possono capitare anche piuttosto frequentemente perché il corpo delle future mamme va incontro ad una rapida crescita del progesterone. Quest'ultimo è un ormone che può portare a una dilatazione dei vasi sanguigni e alla diminuzione della pressione arteriosa.
Tutto ciò potrebbe comportare una pressione sanguigna spesso bassa, una condizione che può ridurre il flusso di sangue al cervello, provocando temporaneamente vertigini e favorire lo svenimento in gravidanza.
Non sono da sottovalutare anche i cambiamenti che si verificano ad inizio della dolce attesa e che portano alle famose e fastidiose nausee mattutine e alla stanchezza.
Nel secondo trimestre, invece, le cause degli svenimenti in gravidanza sono spesso da ritrovare nei bassi livelli di zucchero nel sangue che possono verificarsi perché il nostro corpo si adatta ai cambiamenti nel metabolismo.
Nell'ultimo trimestre, quindi il terzo, il nostro utero raggiunge la sua grandezza massima che a sua volta esercita una forte pressione sui vasi sanguigni, limitando lo spazio per organi vitali come il cuore e i polmoni.
In questa fase, quindi, le cause principali degli svenimenti in gravidanza possono essere ritrovate nella diminuzione della pressione sanguigna.
Da tenere d'occhio sono anche le situazioni che possono favorire un calo di pressione, come trovarsi in un ambiente troppo caldo e alzarsi rapidamente.
Cosa bisogna fare
In caso di svenimenti in gravidanza è molto importante non allarmarsi e tenrre a mente alcune piccole cose.
È consigliato, idratarsi, mantenere una buona alimentazione e riposare quanto necessario.
In più, bisogna evitare di fare docce e bagni troppo caldi e non passare con troppa velocità dalla posizione stesa o seduta a quella eretta.
Frutta e verdura possono aiutare a evitarli perché garantiscono un apporto equilibrato di sali minerali al corpo, così come sarebbe meglio non ritrovarsi in posti affollati e caldi che possano far avvertire la sensazione di soffocare.
Nel caso in cui si avverta una sensazione di svenimento, è molto importante sedersi o sdraiarsi. Nella prima eventualità è opportuno mettere la testa tra le ginocchia, nella seconda è invece necessario tenere i piedi più in alto della testa.
Può essere molto utile anche fare respiri profondi espirando lentamente, aprire le finestre per prendere un po' di aria fresca ed evitare di indossare indumenti stretti.
Si corrono rischi?
Fortunatamente gli svenimenti in gravidanza non sono pericolosi né per la futura mamma né per il bambino. Il rischio maggiore che si corre è quello di farsi male durante la caduta, ma per il resto non c'è da preoccuparsi.
Tuttavia, se accade è fondamentale rivolgersi al proprio medico che ha il compito di escludere eventuali cause sottostanti più gravi.
È molto importante farlo anche perché uno studio condotto nel 2019 dall'Università dì Alberta, in Canada, sostiene che se gli svenimenti in gravidanza succedono nel primo trimestre possono essere legati a problemi come la nascita sottopeso o pre termine del bimbo.
Nel dettaglio: la ricerca ha preso in esame i registri di nascita di 481.930 bambini e le cartelle cliniche delle madri per un periodo di un anno dopo il parto. Dai risultati è emerso che circa l'1% delle donne aveva avuto svenimenti, circa un terzo durante i primi tre mesi di gravidanza.
Quando si sono verificati durante il primo trimestre, sono anche emersi tassi più alti di parti pre termine e un aumento dei problemi cardiaci e ulteriori episodi di svenimento per le madri.
Per questo motivo, è molto importante che le donne che hanno episodi come questi lo segnalino ai medici al fine di avere un più attento monitoraggio.