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Influenza intestinale in gravidanza
La dolce attesa è un momento importantissimo quanto delicato della nostra vita, e ammalarsi non è di certo una cosa che ci faccia stare tranquille. Tuttavia, soprattutto durante i mesi più freddi, non è da escludere che succeda. In questo articolo vogliamo concentrarci sull'influenza intestinale in gravidanza, cercando di capire insieme se c'è da preoccuparci e cosa fare per guarire.
Influenza intestinale in gravidanza: quali sono le cause
Generalmente la causa dell'influenza intestinale in gravidanza è da imputare ai norovirus che sono molto infettivi: bastano poche particelle virali per ammalarsi.
Come specifica l'Istituto Superiore di Sanità, ha un'incubazione di circa 12-48 ore, mentre l'infezione dura dalle 12 alle 60. La trasmissione avviene da persona a persona, oppure per via orofecale, via aerosol, ma anche tramite acqua o cibo infetti e per contatto con superfici contaminate.
Quali sono i sintomi
I sintomi dell'influenza intestinale in gravidanza sono quelli tipici delle gastroenteriti:
- nausea;
- vomito;
- diarrea acquosa;
- crampi addominali.
Non è da escludere che si possa manifestare anche una leggera febbre.
Come si cura
Non esiste una cura specifica per l'influenza intestinale in gravidanza. La buona notizia, però, è che non porta ad alcun tipo di danno al bimbo che abbiamo in grembo.
Le conseguenze, nella maggior parte dei casi, non sono serie e in genere si guarisce in 1-2 giorni senza complicazioni.
Normalmente viene consigliato di assumere molti liquidi per compensare la disidratazione conseguente a vomito e diarrea.
Si può prevenire?
Sul sito di Alimenti & Gravidanza, campagna realizzata dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, si può leggere che purtroppo non è possibile riconoscere gli alimenti contaminati da microrganismi patogeni che possono portare a un'influenza intestinale in gravidanza.
Tuttavia, consiglia di prestare particolare attenzione all'acqua, ai frutti di mare o i prodotti della pesca consumati crudi o poco cotti,
la frutta e la verdura cruda mal lavata e i suoi prodotti derivati.
Allo stesso tempo, l'Istituto Superiore di Sanità suggerisce di:
- lavarsi molto bene le mani prima di toccare i cibi;
- non lavorare e non stare a contatto con il cibo quando si è indisposti, soprattutto se si è affetti da gastroenterite, e fino a tre giorni dopo la guarigione;
- lavare e disinfettare tutti i materiali e le superfici che possano essere venuti a contatto con una persona infetta e/o con il virus;
- mangiare e utilizzare come ingredienti solo cibi di provenienza certificata, soprattutto nel caso di alimenti che vengono cotti poco;
- buttare tutte le scorte alimentari che potrebbero essere state contaminate.
I virus più pericolosi in gravidanza
Il sito di Fondazione Umberto Veronesi specifica che nel nostro Paese sono principalmente due i virus pericolosi se contratti in gravidanza:
- il Citomegalovirus (CMV);
- il Rubella virus.
Il primo si trasmette soprattutto attraverso la saliva e nelle persone in dolce attesa - in particolar modo nel primo trimestre - può raggiungere il feto. Le conseguenze, nel 10% dei neonati infettati, sono di tipo neurologico e in particolare sordità congenita, microcefalia, malformazione cardiache e oculari. Purtroppo oggi non esistono vaccinazioni e nemmeno trattamenti efficaci per curare l'infezione: bisogna solo proteggersi.
Il secondo, invece, è il virus della rosolia che è estremamente pericolosa per il feto se contratta in gravidanza, soprattutto nelle prime 16 settimane. Le conseguenze possono infatti essere aborto spontaneo, morte intrauterina e sindrome da rosolia congenita, con gravi malformazioni a vari organi. La buona notizia, però, è che contro il Rubella virus esiste un vaccino efficace che dal 2017 è obbligatorio per tutti i nuovi nati.