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Cos'è e come trattare l'idronefrosi prenatale

di Viola Stellati - 26.12.2023 Scrivici

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Fonte: shutterstock
Una delle cause dell' idronefrosi prenatale è la gravidanza stessa: di cosa si tratta, quali sono le conseguenze e tutto quello che occorre fare

In questo articolo

Cos'è l'idronefrosi prenatale

Come tutti sappiamo, la gravidanza è un momento molto bello nella vita di ognuno di noi ma che purtroppo non è esente da eventuali problemi e complicazioni. Una di queste è l'idronefrosi prenatale, una patologia complessa e che si caratterizza per essere, come riportato dalla rivista del Centro Medico Santagostino, soprattutto all'accumulo di urina nel rene causata da un'ostruzione a livello delle vie che normalmente si occupano di espellere l'urina. Scopriamo insieme di cosa si tratta esattamente, quali sono le sue conseguenze e come trattarla.

Definizione di idronefrosi prenatale

Su un articolo redatto dell'Ospedale Piediatrico Bambino Gesù si può leggere che l'idronefrosi prenatale si verifica quando emerge, a seguito di una delle normali ecografie che si fanno durante la gravidanza, una dilatazione di una porzione della via urinaria detta pelvi. Una patologia che può coinvolgere uno o entrambi i reni del nascituro e che può essere più o meno grave.

Vie urinarie e reni formano il nostro apparato urinario e giocano ruoli differenti. I reni filtrano il sangue e producono l'urina, mentre le vie urinarie hanno il compito principale di guidare le urine prodotte dai reni verso l'esterno. In più, devono anche stoccare le urine prodotte dai reni per poterle eliminare dopo un intervallo di tempo.

Ed è proprio in quest'ultime che emerge il problema che porta all'idronefrosi prenatale: se le urine non riescono a transitare lungo le vie e a loro dedicate, queste si dilatano e rischiano di scatenare:

  • un ritorno dell'urina che si accumula in vescica verso i reni;
  • una difficoltà al deflusso dai reni verso la vescica. 

Cosa fare se viene diagnosticata l'idronefrosi prenatale

Purtroppo, finché il piccolo non nasce non è possibile capire la causa scatenante dell'idronefrosi prenatale e, di conseguenza, il modo in cui intervenire.

La buona notizia, è che nel circa il 50 - 75% dei casi in cui si presenta una difficoltà al deflusso dai reni verso la vescica, non ci sono conseguenze per il bambino.

In più, queste problematiche possono persino migliorare spontaneamente.

La brutta notizia, invece, è che nell'eventualità in cui l'ostacolo al deflusso sia tale da determinare sintomi o compromettere la funzionalità del rene, si parla di idronefrosi ostruttiva che richiede necessariamente un trattamento chirurgico.

Tuttavia, il medico dovrà occuparsi di capire se nono coinvolti uno o entrambi i reni e anche il livello di gravità dell'idronefrosi prenatale. 

Inoltre, valuterà se il rene è in grado di produrre la quantità di liquido amniotico necessario. Infine, è bene sapere che ad eccezione dei casi di dilatazioni molto importanti, bilaterali o associate a riduzione del liquido amniotico, l'iter ostetrico (quindi dove e quando partorire) rimarrà lo stesso poiché sarà necessario solo un monitoraggio ecografico.

Come comportarsi dopo la nascita

Sull'articolo dell'Istituto Ospedaliero romano si può leggere che l'idronefrosi prenatale alla nascita è completamente asintomatica. Non a caso, essa può essere perfettamente diagnosticata subito dopo la venuta al mondo del piccolo tramite l'esecuzione di un'ecografia di conferma della dilatazione che era emersa prima della nascita. 

Se si dovesse confermare la presenza di una idronefrosi prenatale, potrebbero essere necessari ulteriori accertamenti per determinare il giusto trattamento per quello specifico caso.

Tutto ciò perché purtroppo questo danno che si verifica prima della nascita non può essere prevenuto e nemmeno curato con antibiotici. 

Nell'eventualità in cui fosse necessario intervenire con una terapia è chirurgia, verrà eseguita una pieloplastica secondo Anderson-Hynes, ovvero l'escissione (quindi l'asportazione) del tratto patologico.

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